la cosa più interessante, secondo me, in questo libro è che è impossibile identificarsi, nemmeno per un secondo, con il protagonista. Se ci pensate bene, questo è un espediente raro. Sopratutto nella narrativa contemporanea.
E' questo, secondo Evangelisti, un espediente narrativo voluto: ti costringe a porre l'attenzione altrove, dove normalmente non la metti mai. Nel contesto, nella storia, fin quasi nel tessuto sociale di quell'america. Normalmente, anche quando si tratti un cattivone, si finisce sempre per adottare il punto di vista del protagonista in un romanzo, qui no, mai. Eddie Florio è un concentrato di schifezze spregevoli ingiustificate. Non si riesce mai ad avere compassione per lui, nemmeno nel finale, quando sputa su due manifestanti a Seattle. E questo è quello che voleva l'autore e ci è riuscito in pieno. Grande libro, anche secondo me.
ma che libro avete letto?
l'ho comperato ieri, sull'onda di questa recensione, insieme all'ultimo Camilleri.
Ho passato la notte a leggerli, Camilleri corre via gradevolissimo e divertente come al solito, si sente tutto il mestiere dell'uomo di teatro, e' un libro che consiglio indiscriminatamante; Evangelisti comincia con una grossa fesseria, un battello a vapore A RUOTE diretto a Vladivostok nel 1919? MA MI FACCIA IL PIACERE, dott. Evangelisti! E continua con uno stile scorrevole ma artefatto e poco portato a ricostruire la scena storica, da romanzo giallo di serie c, mi sono fermato nella lettura quando parla del "nazionalismo yiddish" della seconda moglie di eddie florio, ho detto a bassa voce "mavvaffanculo" ho chiuso il libro e penso che non lo riapriro',
Perche' avete sprecato parole cosi' esagerate per un libro mediocre? E' sindrome da ufficio stampa? Demenza senile? Incapacita' di discernere tra buono e mediocre dovuata la bombardamento di monnezza culturale?
Ditemi vi prego, sono furioso di aver regalato 'sti 15,50 euro al nano pelato.
'un battello a vapore A RUOTE diretto a Vladivostok nel 1919'
forse quelli senza ruote i russi li avevano finiti tutti nel 1905 a tsushima :-) (tranne ovviamente l'Avrora!)
cmq nel 19 vladivostok era nelle mani dei giapponesi in attesa che la 'brigata cecoslovacca' (con trentini e triestini) finisse la sua ritirata siberiana. (ma che c'entra seattle?)
famo che ti spedisco il libro, cosi' ti fai due risate e gli fai un po' le pulci come sai fare tu, io sono furibondo.
Berja, la tua recensione è bellissima. dico sul serio. Mi piacerebbe quasi pubblicarla sul mio sito (nel quale ce ne è una su "The chosen", il libro), pur non essendone d'accordo per molte cose.
Premesso che i contorni storici mi erano, lo ametto, quasi sconosciuti, devo dire che comunque il libro mi è piaciuto per la narrazione e per l'effetto che produce (o, almeno, che ha prodotto in me).
Per come si possa, come ho detto, togliere l'attenzione dal protagonista, farti sperare fino all'ultimo che abbia qualcosa di buono, di interessante e poi non trovarlo proprio. Io normalmente non leggo autori contemporanei, sopratutto, non leggo autori italiani.
Per scelta, sopratutto dopo che Faletti è stato definito il miglior autore italiano vivente dal corriere della sera. E questo libro l'ho comoprato per caso. Senza aspettarmi niente, e senza aver letto niente di Evangelisti prima. Mi è piaciuto. Ammetto che l'inzio non era dei più promettenti. Ma poi cresce, e forse a me è piaciuto perché sono il lettore ideale per questo libro: non so un cazzo di quel periodo storico in america o quasi, e l'autore mi spinge a togliere l'attenzione dal personaggio principale per portarla sulle vicende storiche. E ci riesce. facendomi imparare qualcosa, raccontandomelo in modo più avvincente che un freddo libro di storia. tutto qua, comunque, non si tratta certo di un capolavoro.
sono del parere che si debba tentare di lasciare dietro di se' meno tracce sia possibile, percui non si deve scrivere, non si deve disegnare, non si deve comporre; non e' giusto che tediamo "gli altri" con la nostra superomista e vana prepotenza immanentista, pero' sono anche del parere che le parole e gli scritti abbiano una vita ed una dignita' proprie, quindi prendi cio' che ho scritto e fanne quel che vuoi.
'farti sperare fino all'ultimo che abbia qualcosa di buono, di interessante e poi non trovarlo proprio'
il capolavoro assoluto in questo e' Auto da fe' (Die Blendung) di Canetti. Ovvero come si riesca a trasformare un bibliotecario sinologo nell'essere piu' insopportabilmente odioso, e per piu' di 500 pagine. L'ho letto tutto giurando a ogni pagina che l'avrei gettato nel caminetto. E invece l'ho finito di un fiato. Anche perche' se metto un camino nell'appartamento poi non ho piu' spazio per il letto.
Sinceramente, insisto a ritenerlo un buon libro in considerazione degli obiettivi. E' un noir, scritto bene, scorrevole, con un impianto narrativo che tiene alto l'interesse. Non è né un libro di storia, né un giallo di Camilleri. Non trovo che il confronto abbia senso.
Berja, premesso che non pubblico niente senza conseso, il mio in realtà era più un invito a venire su autet a dare un'occhiata.
E' interessante quanto scrivi sul lasciare tracce. Non so se sono d'accordo, anche qui.
Tonii lo leggerò volentirei Canetti.
Sono anceh io dell'idea di Alberto: è un libro con un impianto narrativo che tiene alto l'interesse, senza mai scadere in ovvie banalità. Il cattivo, ripeto, alla fine è cattivo e basta. Non è affascinante, cosa che sarebbe stata mille volte più banale. Rispetto a molti libri di giovani autori italiani che in realtà provo a leggere e abbandono dopo poche pagine, questo è di gran lunga su un altro pianeta. anche per umiltà e sobrietà.
un noir?
vuoi leggere un noir con qualche imprecisione ma dannatamente coinvolgente? leggiti "l'orma rossa" di Cesare Battisti; lo lessi per caso nel '99 mentre stavo nella banlieue rouge parigina (creteil) insieme a una rilettura critica de "i sommersi e i salvati" ho sempre avuto la passione di mischiare le carte...
Beh, un noir è veramente difficile da scrivere. Non credo che Evangelisti avesse ambizioni così alte. Di Cesare Battisti non ho letto ancora niente, anche perché non ho mai visto niente in italia. e considerando che non conosco il francese, dubito di riuscirci.
Anche a me piace un mondo mischiare le carte: sto leggendo i Karamazov (mi mancava) e ho sul comodino Pynchon "L'arcobaleno della gravità". In mezzo conto di leggermi un noir, mi ispira questo "Gli ultimi giorni" Masterson, Marsilio black (branca neonata e promettente della marsilio). che bello mischiare le carte.