Tassisti prigionieri del traffico «Costretti a tariffe troppo alte»
di Giangiacomo Schiavi
La denuncia delle auto bianche: una corsa a Rho-Pero? Sembra di compiere un furto Subito centro chiuso. La guerra delle licenze con Albertini: basta parlare male di noi
Un taxi per la Fiera oggi è una rapina, due ore dalla Centrale a Rho-Pero sono uno scandalo. Ettore Santoro, new entry in un circolo chiuso sopravvissuto alla concorrenza si vergogna e protesta. Il tassametro nell'ingorgo sale, i clienti preferiscono scendere in autostrada. «E dicono che siamo pochi. Ma cento o mille in più, non c'è differenza. In giorni come questi il traffico a Milano è paralizzato».
Lui è uno che per le nuove licenze del Comune si è messo in fila. Voleva provare. A 63 anni deve ancora lavorare. Escluso dalla lotteria del sindaco Albertini per limiti di età, dalle 270 licenze regalate, senza sconti o favori ha fatto un mutuo, per cominciare. «Pensavo meglio. Con un taxi si guadagna facendo sacrifici, con i turni di notte, rinunciando a ferie o vacanze. Se sei giovane, e vuoi mettere da parte qualcosa, la moglie te la scordi. Se a una certa età punti all'incasso, fai una vita da cani. Io non mi lamento, ma fare il tassista non è un privilegio».
Tutti così, chi più chi meno. Una licenza per un taxi vale centocinquantamila euro, con firma registrata dal notaio, più venti-trentamila euro in nero pagati sull'unghia. Un taxi rende tra i milleseicento e i tremila euro al mese puliti, a seconda dei tempi, degli orari e dei luoghi di lavoro. Incassare 200 euro al giorno vuol dire arrivare anche a cinquemila e più euro al mese, guidando sessanta ore alla settimana e lavorando il doppio di un impiegato comunale. Ma bisogna togliere 925 euro di contributi per pensione e infortuni, 500 euro di gasolio, 300 euro per la radio di bordo, il tagliando dell'auto, l'ammortamento e l'assicurazione. E le spese per la toilette: «Usiamo quella dei bar, ma bisogna consumare...».
Vista da dentro, dalla pancia dei cinquemila tassisti di Milano, la guerra delle licenze è un'inutile perdita di tempo, un ritorno al thatcherismo fuori stagione, l'idea di migliorare il servizio e creare nuovi posti di lavoro è buona sulla carta, «i passeggeri non ci guadagnano, scordatevi lo sconto sulle tariffe, con la liberalizzazione ci sarà la giungla», dice Mario Ghielmi, «perché i prezzi in regime di libera concorrenza variano in funzione della richiesta».
Milano non è New York, dicono i tassisti. E fanno l'autospot: il servizio è buono, c'è più sicurezza, non si fa come a Parigi dove si scelgono le destinazioni. Certo, ci sono i malpensisti, quelli che arrivano vuoti all'aeroporto e da lì partono per una corsa ricca, 70-80 euro per Milano, una lobby nella lobby che il sindacato «invita a controllare». Ci sono anche gli abusivi. I furbetti. Quelli che giocano sul tassametro. Ma non è per loro che si parla di liberalizzazione. È per i taxi che non si trovano in giorni come questi, quando c'è il salone del mobile o la moda o una fiera. È per i ritardi pazzeschi, le attese infinte, il prezzo delle corse che irrita i passeggeri. Da lì è partito il sindaco Albertini nella crociata per le nuove licenze che Letizia Moratti adesso sembra sconfessare. Corsi e ricorsi: nove anni fa Albertini aveva rassicurato i tassisti più dell'avversario, Fumagalli. Poi è andato all'attacco. La Moratti è prudente. Anche Bruno Ferrante, il candidato sindaco dell'Unione, è per il dialogo. Ma i tassisti temono una legge nazionale. Gli economisti premono. Taxi libero. E poi?
Ascoltateci, dicono gli autisti-artigiani-padroncini, si può fare una rivoluzione a costo quasi zero a vantaggio della puntualità e dei prezzi, senza guerre e polemiche. Basta applicare la metà di questi dieci punti. Primo: revisione dei turni, dalle 6 alle 24 ore. Secondo: orario libero in caso di fiere, grandi eventi, sciopero dei mezzi. Terzo: corsie protette e aumento della velocità commerciale. Quarto: sconti del 15-20 per cento sulla benzina. Quinto: utilizzo collettivo del taxi, con più passeggeri per corsa. Sesto: miglior sistema telefonico per le chiamate dai posteggi, utilizzo di cordless, numeri facilmente memorizzabili e colonnine antivandali. Settimo: tariffe fisse per i percorsi garantiti nel centro senza traffico. Ottavo: bandi pubblici per l'acquisto di taxi e ottenere sconti con le case automobilistiche. Nono: possibilità di bonus per i clienti più fedeli. Decimo: tariffe agevolate per pensionati e studenti che viaggiano negli orari di bassa intensità.
«È talmente semplice che nessuno lo fa», dice Stefano Magatti, «i tassisti sono facilmente attaccabili, moralmente vulnerabili, parlar male di noi fa audience, è una moda. A chi daranno le nuove licenze? Ai disoccupati, ai giovani o agli amici? E con un traffico così, come faranno mille taxi in più a viaggiare puntuali?».
Il traffico ai tassisti manda il fegato in carpione. Non ne possono più. Ma fanno male anche altri guai. Prendiamo la Centrale. In certe ore la fila era insopportabile. Adesso è peggio. Si esce sul piazzale, all'aperto, i taxi sono lì, senza un ordine, qualcuno litiga per un cliente, per scaricare si deve fare una gimkana. «Una vergogna », dicono anche i passeggeri. E piazza Duomo. L'uscita verso via Manzoni è un disastro. Per i costi. Nel traffico si resta paralizzati e il tassametro sale. «Il percorso Duomo-Centrale ha un tempo ottimale di 10 minuti, ma può facilmente triplicare», spiega Claudia Zanin. Vent'anni fa faceva l'impiegata, è stata una tassista felice, oggi è preoccupata. «Sfido chiunque ad avere una media di guadagni come quelli sostenuti da Albertini. Non si muore di fame ma lavorando onestamente non ci si arricchisce». Quante cose non vanno per i tassisti. «Guardate i parcheggi, o sono troppo piccoli o troppo grandi», dice Magatti. «Se vai al San Raffaele ci lasci le gomme, il posteggio l'hanno fatto sul marciapiede, è pazzesco», si sfoga Santoro. E le colonnine? Molte sono guaste. Non funzionano per mesi. Quella di piazzale Libia è stata riparata dopo tre anni. Un'infinità di chiamate perse. Qualcuno ricorda piazzale Cadorna: nella sistemazione si erano dimenticati della fermata dei taxi. Alla Scala, il posteggio abolito, è considerato un errore. In via Senato, il cordolo è una maledizione per le ruote. C'è chi ha voglia di raccontare e chi vede solo complotti. Giovanni Asperti, 25 anni, ripensa all'odissea da viale Piceno a piazza Lega Lombarda, tre chilometri e duecento metri, 25 euro. «Ma è normale? Io condivido l'idea della tariffa fissa, chiudendo il centro. Sa che bellezza sarebbe per noi poter raggiungere la destinazione in dieci minuti?». Gigio Manero è uno storico dell categoria. Fa il tassista da 27 anni. Nel '79 faceva l'ispettore alle vendite di una piccola società, ha mollato tutto e si è messo in strada. «Allora c'era la prospettiva di forti guadagni. Si lavorava il triplo, nessuno si lamentava. Ho corso come un matto, sette giorni su sette. Pensavo che nel giro di dieci anni avrei avuto un futuro più agiato. Non è stato così. Questa è una vita di imprevisti, le garanzie sono la tua salute e la licenza. Se ti ammali, non guadagni. E se ti portano via la licenza, hai perso la liquidazione e le garanzie per la vecchiaia».
Si vendono più licenze a Milano. Santoro l'ha appena presa. A che punto è la notte? «Non lo so, io sono fermo da due ore in viale Scarampo, ho caricato un cliente in Centrale alle 8,45 per andare in Fiera a Rho-Pero. Sono le 10,40 e il tassametro segna 60 euro. Una follia. Non ci sono corsie, non ci sono vigili e non posso nemmeno tornare indietro. Mi sembra di fare una rapina facendo il mio dovere...».
è Davide che fa il taxista? Che cosa ne pensate dei taxi collettivi? Alla gente costa meno perché divide, voi fate lo stesso le tariffe che vi sono meno sconvenienti, aumentano i posti in macchina ma magari non o non moltissimo le licenze distribuite... e all'estero lo fanno ed è abbastanza apprezzato. Boh se sono idee del c*** dimmelo.
Carolina
io sono tassista e favorevole al taxi collettivo il problema è che vogliono il taxi collettivo con la tariffa individuale la cosa non è possibile , io carico piu persone che risparmiano ed io comunque ci guadagno di piu . la collaborazione deve essere reciproca
io sono tassista e favorevole al taxi collettivo il problema è che vogliono il taxi collettivo con la tariffa individuale la cosa non è possibile , io carico piu persone che risparmiano ed io comunque ci guadagno di piu . la collaborazione deve essere reciproca