Come abbattere i costi della politica
di Bianca Di Giovanni
«O l’esempio comincia dall’alto, o il Paese ha il dovere di non seguire il governo». La conclusione del discorso di
Romano Prodi all’assemblea di Confesercenti è una vera scudisciata (seguita peraltro da un lungo applauso): i costi della politica vanno agrrediti. Altrimenti il Paese non capisce. In effetti una prima batteria di interventi è già arrivata con il decreto della manovra-bis (quello sulla lotta all’evasione e sui tassisti, per intenderci), con una sforbiciata su alcune voci del bilancio pubblico. C’è da supporre che l’operazione continuera anche in Finanziaria.
La prima voce sotto tiro riguarda il taglio al fondo per l’editoria che finanzia anche i giornali di partito. Il taglio produce risparmi per 50 milioni di euro nel 2007 (nulla quest’anno) e secondo il Tesoro va correlato con i nuovi criteri che si adotteranno per la concessione del contributo pubblico. La notizia ha già messo in allarme molti operatori del settore, tra cui Mediacoop, che si dice molto preoccupata per il futuro di molte aziende, che potrebbero essere destinate alla chiusura. A sostegno della protesta di Mediacoop è interventuo ieri il deputato dell’Ulivo Beppe Giulietti, portavoce dell’associazione Articolo 21.
Ma i risparmi sul fronte di politica e dintorni non finiscono qui. In effetti un grande contributo in questo senso viene dalla pubblica amministrazione. Non è un caso che proprio il ministro Luigi Nicolais ha inserito due o tre norme nella manovra-bis che a Palazzo Vidoni definiscono «moralizzatrici». Prima di tutto il decreto stabilisce alcune condizioni che le amministrazioni devono rispettare per l’attivazione di contratti di consulenza e collaborazione, una voce che costa oltre un miliardo. Il ministero dovrà prima accertare l’impossibilità di utilizzare risorse interne. Le consulenze, poi, dovranno riguardare attività assolutamente temporanee e di altissima qualificazione professionale. Infine tutte le amministrazioni dovranno rendere pubblici su Internet gli elenchi degli incarichi conferiti, indicando l’oggetto, la durata e il compenso. Sulle consulenze la manovra-bis dispone poi un taglio del 10% per quelle dello Stato (non degli enti locali e delle Regioni, che dovranno decidere autonomamente). Il decreto stabilisce anche un tetto allo stipendio per i dirigenti pubblici, visto che le loro retribuzioni sono aumentate in modo spropositato. In media un dirigente pubblico guadagna oggi 141mila euro annui, con picchi di 230mila euro nei monopoli. Il limite massimo da introdurre 9 dipenderà dall’importanza dell’ufficio e dalle responsabilità assegnate. Novità anche pe ril pensionamento degli alti dirigenti, che avevano ottenuto dal vecchio governo la possibilità di restar ein servizio fino a 70 anni (con il consenso dell’amministrazione). Oggi Nicolais intende reintrodurre il limite dei 67 anni (chi ha già ottenuto il nulla osta a rimanere potrà restare), per consentire tra l’altro maggiore mobilità e quindi nuovi ingressi.
Altra norma mirata a far snellire le spese dell’apparato, evitando anche pericolosi interessi della politica, è quella che diminuisce del 30% le spese per comitati, commissioni e osservatori. Sono destinati a dimagrire l’alto commissariato anticorruzione, il nucleo per la valutazione ambientale e quello per l’emergenza idrica. Anche in questo caso i risparmi si avranno l’anno prossimo, con minori spese a regime per circa 50 milioni di euro. Le misure si aggiungono alle riduzioni già avviate dai ministri nei rispettivi dicasteri, con il taglio alle auto blu e alle scorte.
L'inchiesta di Report di Milena Gabanella ha lasciato il segno.
Un grazie alla coraggiosa e 'rocciosa' brava giornalista di Rai 3.
Errata corrige: Gabbanella
ma non era gabanelli?
Siamo sulla strada giusta.
Avanti così.
La prima voce sotto tiro riguarda il taglio al fondo per l’editoria che finanzia anche i giornali di partito. Il taglio produce risparmi per 50 milioni di euro nel 2007 (nulla quest’anno) e secondo il Tesoro va correlato con i nuovi criteri che si adotteranno per la concessione del contributo pubblico. La notizia ha già messo in allarme molti operatori del settore, tra cui Mediacoop, che si dice molto preoccupata per il futuro di molte aziende, che potrebbero essere destinate alla chiusura. A sostegno della protesta di Mediacoop è interventuo ieri il deputato dell’Ulivo Beppe Giulietti, portavoce dell’associazione Articolo 21.
Come si fa a chiamare "aziende" una serie di giornali parassiti e senza lettori che campano esclusivamente sul contributo pubblico?
Ci vuole davvero una bella faccia di corno (di culo?)
era Baganelli...chiedo venia.
Mi sembra troppo belle per essere vero. Spero di non risvegliarmi nel solito incubo.
Verrebbe fatto di chiedersi come mai il precedente governo non l'abbia notato.
Ma non ce lo chiediamo: la risposta la conosciamo.
I contributi all'editoria (e vorrei dire anche alle associazioni politiche, cioè i partiti) sono uno dei fondamenti che hanno caratterizzato e garantito la nostra repubblica per come la conosciamo. Bisogna metterci mano per evitare gli abusi o invece tentare un ragionamento più generale e chiedersi se è ancora attuale. Ma non alla leggera, trattasi di materia delicata.
L'attuale crisi del manifesto dovrebbe dire qualcosa.
Ero sicuro..qualcuno si può tagliare, altri no..andiamo a simpatia?
Comunque sono disponibile a venirvi incontro: si potrebbe dare un contributo di x a "copia venduta" (non tirata). Così -quanto meno- i contributi andrebbero a giornali esistenti.
In ogni caso -in linea generale- sono contrario a finanziare la stampa. Ognuno tari i suoi costi sul numero di vendite.
Non ho capito, stiamo parlando di azioni che il governo vorrebbe intraprendere o che ha già intrapreso?
Salvatore: si parla di programma per i tagli (sacrosanti) alle spese per la politica.
Dedalus: non ho trovato traccia della posizione di Giulietti, dove l'hai letta?
Grazie Alberto, la posizione di Giulietti è scritta nell'articolo dell'Unità da te riportato.
PS Comunque sembra che tutti questi tagli rientreranno nella manovrina-bis giusto? Ah, CHE BELLE NOTIZIE in questi giorni! :-)
A sostegno della protesta di Mediacoop è interventuo ieri il deputato dell’Ulivo Beppe Giulietti, portavoce dell’associazione Articolo 21.
Nell'articolo dell'unità (solo accennata)
Vabbè, speravo che qualcuno avesse una dichiarazione.
Girando un pò ho trovato questo:
http://www.tgfin.mediaset.it/tgfin/articoli/articolo317206.shtml
Una dichiarazione da parte di chi ?
Se di Beppe Giulietti, non è riportato il suo intervento di ieri al parlamento, a nome di Mediacoop, nemmeno sul suo sito.
C'è solo l'appello con tantissime firme su art.21.
Niente anche nei lavori della Camera.
Grazie Salvatore, riporto la frase pronunciata da Giulietti:
"Ecco dunque l'allarme di Giulietti. "L'associazione Mediacoop, una delle più autorevoli e rappresentative organizzazioni del settore" avverte "ha denunciato il rischio che nella prossima manovra correttiva il governo apporti un ulteriore taglio di 80 milioni di euro ai fondi per l'editoria. Se così fosse tale scelta potrebbe portare alla chiusura di non pochi giornali. Ci auguriamo che tale notizia possa risultare infondata e in ogni caso solleveremo la questione già nelle prossime ore nelle aule parlamentari"."
Non mi sembra un dissottare "l'ascia di guerra", ma è da non sottovalutare.
A lei Alberto.