Caro Giuliani è l’ora della politica
di Luciano Violante
Caro Giuliani,
rispondo, per la parte che mi compete, al tuo articolo pubblicato ieri su L’Unità. Il progetto di legge sulla istituzione della Commissione d’Inchiesta sui fatti di Genova e l’omicidio di Carlo Giuliani è all’ordine del giorno della Commissione Affari Costituzionali della Camera per il mese di settembre. Prevedo che in poche settimane la Commissione esaurirà il proprio lavoro e quindi il provvedimento andrà in Aula, dove prevedibilmente sarà approvato perché si tratta di un punto del programma della maggioranza.
Nella mia non breve esperienza politica e istituzionale ho sempre distinto tra le mie opinioni e le mie responsabilità. E quando c’è stato un conflitto è sempre prevalso il senso di responsabilità. Sarà così anche questa volta. Posso assicurarti quindi che la mia opinione, contraria all’istituzione della commissione d’inchiesta, non interferirà in alcun modo con i lavori della Commissione che presiedo, né con le decisioni della maggioranza che ha inserito nel proprio programma l’istituzione di quella Commissione.
Detto questo, permettimi di chiarire a te, che su questa tragedia personale oltre che politica, hai sempre avuto un comportamento di esemplare lucidità, le ragioni sulle quali si fonda la mia opinione.
Gli atti dei processi che si stanno tenendo a Genova, e che oggi sono in gran parte noti, le numerose inchieste giornalistiche, ultima è quella assolutamente completa de II Diario di questi giorni, insieme agli atti della indagine conoscitiva svolta dal Parlamento nell’estate 2001 e alle le relazioni di minoranza firmate dall’Ulivo e da Rifondazione, mi fanno ritenere che i fatti siano ormai tutti accertati nella loro oggettività.
Su questi fatti ciascuno oggi può costruire e maturare le proprie valutazioni. Se ci sono responsabilità politiche da far valere esistono i modi previsti dalla Costituzione e dai regolamenti parlamentari per attivarle.
Se ci sono modifiche da proporre all’impiego delle forze di polizia in servizio di ordine pubblico, per evitare altre tragedie ed altri abusi, per scongiurare provocazioni e per meglio difendere la sicurezza dei cittadini, lo strumento non è certo quello della Commissione d’inchiesta ma l’iniziativa parlamentare diretta.
È assolutamente vero che l’Italia ha visto operare a Genova, accanto a una polizia leale, una polizia violenta, immeritevole del sostegno dei cittadini e delle istituzioni. Ed è altrettanto vero che una parte della generazione più giovane ha tratto da quegli avvenimenti un sentimento di sfiducia nei confronti dello Stato.
Noi abbiamo la responsabilità di dichiarare il vero su Genova, ma di dire allo stesso tempo che le intere forze di polizia non sono confondibili con quei gruppi che hanno commesso inaccettabili provocazioni e violenze a Genova e, poco prima, a Napoli. Così come con il movimento per la pace non possono essere confusi quelli che scrivono 10, 100, 1000 Nassirya.
Alla polizia appartiene anche chi si fa uccidere su una linea ferroviaria secondaria tra Arezzo e Firenze per arrestare un gruppo di terroristi assassini e chi si fa uccidere per difendere la vita di magistrato o la sicurezza di tutti noi.
In conclusione, io credo che l’inchiesta parlamentare, oggi, non possa aggiungere alcun elemento nuovo, e che non possa pronunciarsi neanche su eventuali responsabilità politiche, perché queste pronunce non spettano alle commissioni ma alle Camere nella loro interezza. Per contro, temo che si ridia fiato agli opposti radicalismi, quelli che «la polizia ha sempre ragione» e gli eredi della «PS/SS».
Lo scontro, in questo caso, paralizzerebbe quell’opera di paziente pedagogia politica che distingue sulla base della verità, non degli schemi precostituiti, che è l’unico modo per riattivare la fiducia delle giovani generazioni nei confronti delle forze di polizia e che tu per primo in questi anni hai portato avanti con paziente e continua determinazione.
Con amicizia.
una piccola testimonianza personale: il 20 luglio 2002 ricorreva l'anniversario dell'assassinio di Carlo. Ero a Genova come altre decine di migliaia di persone (c'ero anche l'anno prima, ma chissenefrega...) e per caso mi sono venuto a trovare in piazza Alimonda poco prima del palesarsi dell'orrido figuro noto come Violante. Capimmo che qualcosa di strano stava per succedere perché c'era pieno di dirigenti dei ds (ricordo Folena) che si aggiravano pensierosi. Evidentemente sapevano in anticipo quale ributtante scena si sarebbe svolta di lì a pochi minuti. Ebbene, il signor (?) Violante arrivò all'improvviso, con due auto blu con lampegginate (in realtà erano alfa grigie), scese e, svelto come un fulmine, prese sotto braccio Giuliano Giuliani per usarlo come scudo umano e si diresse verso la cancellata della chiesa per deporre la più infame delle corone. Era una scena surreale, e tutti eravamo come paralizzati dalla rapidità dell'evento e dal senso di disgusto. Poi un ragazzo, sia benedetto, disse: "oh, ma che c... fa quel pezzo di m...?". È stato come gridare che il re era nudo: in pochi istanti eravamo in decine a dire a quel signore (?) tutto quello che pensavamo di lui, ragazzi di Salò compresi (glielo ricordai io...). Il figuro, pallido come un cencio, scappò protetto dalle sue guardie e si infilò sull'autoblu-grigia e se la diede a gambe. Questo è il signor (?) Violante, uno dei peggiori in assoluto.
marco: testimonianza preziosa, una boccata di ossigeno. Grazie.
non sono contro di lui a priori, però 'sto individuo ne ha combinata almeno una grossissima quanto a compromessi con il neofascismo:
è stato disponibile a se non addirittura promotore di una legge per dare le pensioni di guerra ai repubblichini, che è come dire attribuire i "fringe benefit" ad aguzzini. motivo per cui già Tabucchi chiese: "Violante, participio presente?". e ora con Genova, Violante conferma proprio purtroppo quell'animo inciucista - collaborazionista.
Carolina
Gentile Luciano Violante La risposta a Giuliano Giuliano contiene una affermazione drastica:
" Gli atti dei ..........tutti accertati nella loro oggettività".
e due " se " che scritti da Lei non si giustificano:
b) " Se ci sono responsabilità politiche .........la Costituzione e dai regolamenti parlamentari per attivarle".
c) " Se ci sono modifiche ........... non è certo quello della Commissione d’inchiesta ma l’iniziativa parlamentare diretta "
1) Lei deve rispondere se negli atti emersi ci sono le condizioni necessiare e sufficienti per riaprire il processo archiviato. Di questo ha bisogno non solo Giuliano Giuliani, ma l'Italia intera: e individuare e promuovere gli atti per riaprire il processo frettolosamente archiviato.
b)Lei deve dire
con chiarezza: "Dagli atti emergono queste responsabilità politiche da far valere; questi sono i modi previsti dalla Costituzione e dai regolamenti parlamentari per attivarle, e, prodigarsi o promuovere gli atti concreti per attivarli. Solo in questo caso la Commissione sarebbe superata.
Leggendo l'articolo di Furio Colombo di risposta a Pier Luigi Battista che si domanda:" Ma davvero c'è qualcosa di essenziale ancora da scoprire?" sembra una bella sbera più a Lei che a battista, forse riuscirà a farLa ritornare con i piedi per terra. Un abbraccio