Pazzi Motivetti Metropolitani
Mi disturba l'idea che l'Unione Europea abbia respinto la proposta di una rete metropolitana municipale ritenendola concorrenza sleale nei confronti delle "telco" commerciali.
E' difficile trovare qualcuno più arrabbiato di me nel sostenere il libero mercato come mezzo per coordinare domanda e offerta, i mercati competitivi sono noti per essere i meccanismi più efficienti possibili nel garantire la trasparenza delle informazioni a migliaia o milioni di partecipanti. Come racconta una storia (apocrifa?), il sindaco comunista di Mosca arriva a Londra, vede la ricchezza di beni di consumo e chiede: "Ma chi è responsabile del rifornimento di pane in questa città?" E' evidente che il russo non capisce il processo di generazione di un ordinamento spontaneo definito da Frederick von Hayek. Per la stessa ragione è ovvio essere sospettosi se qualcuno salta su e chiede "chi è responsabile della fornitura delle reti di bit di questa città?"
In alcuni casi però il libero mercato non funziona bene, come i beni ad alto costo fisso e basso costo marginale. Uno di questi casi (non entro nel merito) è quello dei contenuti digitali (canzoni, film, etc...) dove la legge del copyright, nel bene e nel male, interviene alterando i meccanismi incentivanti, restringendo l'offerta nel breve periodo col rialzo dei prezzi, a beneficio di un supposto incremento dell'innovazione nel lungo periodo. Un altro caso è l'accesso locale alle reti di distribuzione dei servizi. Non esistono reti di distribuzione idrica, elettrica o di gas in competizione tra loro nel raggiungere il consumatore domestico (per i grandi siti industriali il costo di accesso alla rete diventa basso se paragonato al costo del “prodotto” in sé, come il gas o i collegamenti Internet, quindi in questi casi la competizione sull'accesso può funzionare). Il problema nel mettere in competizione infrastrutture è che sul mercato i prezzi convergono verso i costi marginali con l'aggiunta di un profitto minimo, ma sufficiente a spostare i capitali dai conti di risparmio alle azioni.
Sfortunatamente per i proprietari delle reti di distribuzione, questi costi marginali possono diventare prossimi a zero. Così il fornitore A compete col fornitore B, A fallisce, il fornitore X arriva e compra le infrastrutture di A a pochi centesimi del loro valore (per ironia della sorte, il fornitore B è escluso dall'asta perché la “concorrenza” sia garantita). A questo punto il fornitore B non riesce più a fare profitto a causa dei prezzi che X è in grado di offrire e fallisce. Il fornitore Y compra l'infrastruttura di B.
In altre parole si arriva all'effetto del “terzo proprietario”, dove i costi di investimento spariscono in fondo al mare e la competizione si basa unicamente sull'efficienza marginale dei costi operativi e di marketing. Non credo di dover insistere oltre sulla considerazione ovvia che tutto ciò non è un bel processo per gli azionisti e per i clienti. Inoltre richiede tempi lunghi perché si compia mentre gli sforzi vengono concentrati sull'estrazione di valore dall'infrastruttura esistente, invece che sugli investimenti in nuove reti.
Ma non solo: la competizione erode l'efficienza a causa dei costi ridotti di acquisizione di ciascuna rete. Immaginatevi di poter installare un unico programma di chat sul vostro PC. ICQ oggi sarebbe l'unico disponibile sul mercato e potete scommettere che avrebbero trovato il modo di farci pagare per questo banale servizio di rendezvous sulla rete.
Tradizionalmente l'integrazione verticale di reti e servizi ha permesso un duopolio di infrastrutture
per "voce" e "video". Questa distinzione sta scomparendo e l'erosione di capitale per gli azionisti sta per ricominciare. Per esempio in Gran Bretagna, la BSkyB ha appena annunciato che si unirà agli “unbundlers”, per offrire connessioni a larga banda (DSL) gratuita ai suoi abbonati alla televisione a pagamento. Questa è una buona notizia per British Telecom, che rivende il servizio DSL all'ingrosso, ma è una notizia terribile per NTL, che opera con una rete di accesso via cavo concorrente. A meno di un cambiamento drammatico, o a meno che NTL riesca in un colpo strategico contro BT, NTL fallirà nel giro di 3-4 anni. A quel punto sarà il caso di vendere le azioni BT, perché la rete di doppini di rame di BT verrà attaccata economicamente dall'infrastruttura di NTL riciclata.
Ho letto recentemente che negli USA è possibile giocare con la concorrenza tra le società di rete via cavo e le telco, sottoscrivendo l'offerta "gratis" per i primi sei mesi e continuando a cambiare fornitore. Una volta che il capitale è svalutato, qualsiasi flusso di cassa diventa positivo. (Nel caso di FiOs, il servizio basato sulla fibra ottica di Verizon, è possibile che vi sia un effettivo vantaggio in termini di capacità di banda rispetto alle società di rete via cavo. Peccato però che utilizzino un'architettura Passive Optical Network piuttosto obsoleta che non gli permetterà di portarsi a casa questo vantaggio).
Ovviamente c'è qualche problema con un approccio “totalmente pubblico”. Qualunque tipo di governo è una coalizione di diverse opinioni e fazioni raccolte sotto l'ombrello di uno o più partiti politici. Li eleggiamo per gestire le forze di polizia, le scuole, le strade, etc. Perciò hanno un mandato debole per compiere azioni radicali, quali entrare nel mercato della vendita della banda larga all'ingrosso. Come mezzo per esprimere la domanda dei consumatori è debole. Questo non significa che il governo locale non sia un partecipante del processo. Ne è un catalizzatore, ma non il carburante. La necessità di connettività per uso interno del servizio pubblico insieme ai bisogni sociali degli utenti più deboli, sono istanze legittime del pubblico, così come lo è lo sviluppo economico. Ad esempio è necessario coordinare un insieme di servizi pubblici prima di costruire un grosso centro industriale o tecnologico. Se la popolazione arriva ma non ci sono strade o le riserve locali non riescono a servire la domanda, si determina un problema che potrebbe non avere una soluzione basata sui normali meccanismi di prezzo.
Ciò che gli operatori privati di reti forniscono è un insieme di funzioni che può essere diviso. Fanno ricerche di mercato per verificare se una massa critica di residenti si abbonerà al servizio, poi coordinano la catena di forniture di camion, di costose apparecchiature elettro-ottiche, di rotoli di cavi e squadre di uomini per completare la messa in opera della rete. Nel frattempo, qualcuno in direzione sta sviluppando i “servizi” di telefonia, televisione, etc che aiuteranno a fare profitto. La direzione sta anche costruendo alleanze con altre forme di connettività da vendere nello stesso pacchetto.
L'alto grado di incertezza sulle tariffe di presa in carico fa sì che soltanto gli utenti e i territori che forniscono profitti massimi abbiano senso economicamente. Questo limita la possibilità di fare economie di scala, creando un circolo vizioso. Regole di franchising che cercano di superare questo problema vietando le discriminazioni nei confronti degli utenti o delle zone meno sicuri o convenienti, a fronte della garanzia di un monopolio locale, sono patti con il diavolo. Avevano un senso quando la tecnologia richiedeva l'integrazione verticale nell'industria delle reti televisive via cavo, ma sono pura follia in un modello economico orizzontale di reti separate dai servizi.
Oggi, il pubblico sta pagando troppo per questo costo di coordinamento.
Immaginate per un momento di avere un problema di sporcizia in città. Il sindaco sfida i cittadini: facciamo pulizia domenica, andiamo tutti insieme con una sacco nero e un paio di guanti a ripulire la città. I cittadini animati di spirito civico rispondono alla chiamata e la città viene ripulita. E' sleale nei confronti delle società private di pulizia? No, perché non c'e' alcun obbligo per i cittadini di acquistare servizi sul mercato, se possono (individualmente o in collaborazione tra di loro) svolgerli da soli. Nessuno viene pagato per allacciarmi le scarpe la mattina. In questo caso, il sindaco ha offerto una funzione di coordinamento mentre il pubblico ha fornito il servizio. Ci appare meno estremo se il sindaco offre una funzione di coordinamento per comprare beni pubblici, mentre aziende private ne sono i fornitori. Questo è il modo di operare abituale; in effetti le strade vengono spazzate perché se non ci fosse un'istituzione che coordinasse e appaltasse la fornitura, dovremmo inventarla. L'ingrediente segreto è la progettazione di questa istituzione.
Dobbiamo avere la consapevolezza che le reti di distribuzione nelle aree urbane sono uno dei rari casi di monopolio naturale. Bisogna solo scegliere se il surplus generato dall'affitto rimane al proprietario della rete o viene ridistribuito agli altri fornitori di servizi o agli utenti finali. E questo lascia ancora aperta una grande possibilità di scelta sulle dimensioni dell'entità municipale, dai singoli isolati cittadini, ai quartieri, alle città intere. C'è anche variabilità nella scelta della costituzione della proprietà: i cittadini in generale, il governo, il governo per via indiretta (ad esempio i fondi immobiliari), fondi azionari, banche, venditori, operatori, proprietari di contenuti, negozianti al dettaglio. Noi vediamo anche diverse possibilità di scelta nelle infrastrutture di base e nella durata dei contratti.
In altre parole c'è un ampia possibilità di scelta per rinnovare le modalità con cui le reti vengono create. Non si tratta di tecnologia, e “modello di business” è un concetto troppo restrittivo, perché stiamo parlando di più di un semplice investimento per fare profitto.
La mia speranza è che il governo EU e gli USA permettano che si facciano degli errori. La “concorrenza sleale” deve essere permessa, e le conseguenze a lungo termine rese trasparenti. C'è una differenza tra concorrenza sleale e aiuto statale. Se il processo di appalto è aperto e i fornitori sono incentivati a chiedere meno risorse possibili, non ci sono trasferimenti di denaro da pubblico a privato. Se il pubblico decide di assumere qualcuno per farsi allacciare le scarpe, che lo faccia. Ma come allacciascarpe poi non lamentarti se qualcuno semplicemente si piega e se le allaccia da solo.
l'articolo è interessante, ma discutibile, se finanzi con denaro pubblico le infrastrutture non è, eticamente, come dire hey, facciamo allegramente le infrastrutture. Si usa la tassazione e quindi la coercizione per reperire i fondi. Dal punto di vista funzionalistico invece è di difficile valutazione.
L'introduzione all'articolo invece è piuttosto sballata e ha idee che mi sembrano obsolete.
"Anche un liberista seguace di Frederick Von Hayek...sono uno dei rari (per un liberista) casi di monopolio naturale."
che io sappia essendo Hayeck un "Austriaco" non accetta le teorie dei monopoli di matrice neoclassica, e anche tra i liberisti di tipo neoclassico come david friedman non dicono che i monopoli naturali siano pochi, anzi, sono parecchi, anzi, praticamente qualsiasi impresa opera in condizioni di monopolio parziale (concorrenza mnopolistica) ma sono destinati a dissolversi in breve tempo per via della competizione schumpeteriana.
Astrolabio: sì, vabbè, però non si capisce cosa pensi. In soldoni, secondo te la concorrenza sulle infrastrutture è possibile o no? E' corretto interpretare la MAN come monopolio naturale o no?
Per quello che ne capisco io, un liberista seguace di Hayek dovrebbe dirmi piuttosto: la concorrenza tra infrastrutture è il vero motore dell'innovazione. Ed anche: la concorrenza tra infrastrutture non significa necessariamente replicare quella esistente, giacché potrebbe essere uno spreco (dipende dai famigerati costi fissi - che per inciso vanno verificati in concreto, non puoi darli per scontati).
Concorrenza tra infrastrutture sarà principalmente una concorrenza per creare una infrastruttura più efficiente che ambirà a rimpiazzare quella esistente.
Esempio: una rete wireless è nel medio termine una infrastruttura concorrente con una rete a banda larga. Tra le reti broad band, ADSL può essere ritenuta una concorrente del cavo anche se sono due infrastrutture diverse (anche se su questo punto la Commissione Europea finora ha mostrato di dissentire). La rete satellitare può essere una ulteriore infrastruttura per la fornitura di accesso veloca a internet. E siamo già a quattro infrastrutture concorrenti.
In teoria.
In pratica, non so come funziona a Milano. Potrebbe non esserci alternativa, oppure le preferenze dei consumatori potrebbero essere tali che altre infrastrutture non possono essere considerate concorrenti. Per cui, in concreto non mi sentirei di prendere posizione.
Però, ripeto, che strana affermazione per un liberista che la concorrenza tra infrastrutture non è possibile/desiderabile.
filox,
ma hai letto quello che dice Geddes? L'articolo spiega proprio perchè la concorrenza tra infrastrutture di rete a livello metropolitano invece di generare efficienza causa deprezzamento degli investimenti e ritardi nell'innovazione a fronte di quasi nessun vantaggio reale per il consumatore. Questo anche nel caso di infrastrutture concorrenti basate su tecnologie completamente diverse, come ad esempio una telco, la cui infrastruttura di accesso è basata su doppini di rame e una MANco, come MetroWeb, la cui infrastruttura di accesso è basata su fibra ottica.
E proprio perchè Geddes è un liberista convinto che l'articolo è interessante. Con un pragmatismo che ,ahime', a noi italiani risulta spesso impraticabile dimostra che in questo caso il modello di mercato fallisce.
Non riesco a seguire bene il sofisma. Se un'azienda pubblica fornisce un servizio a prezzi concorrenziali poiché quel servizio è pagato, in tutto o in parte, con le tasse (è quello che succede, se non erro, col nucleare in Francia, che ai francesi SEMBRA costare solo perché, in realtà, i costi occulti li hanno già pagati a parte con le tasse, che vengono "girate" alle centrali quale contributo statale all'energia atomica), per quale ragione devo preoccuparmi di non sfavorire un privato che vuole fornirmi precisamente lo stesso servizio? Se domani il privato introducesse innovazione reale (metti, una rete wireless nei bar) potrei anche essere interessato, magari, a mollare il servizio pubblico su cavo, chi lo sa. Che le tasse, poi, siano una coercizione, è vero, ma al momento sembrano il solo modo di garantire l'alfabetizzazione informatica a tutti, cioè uguali condizioni di partenza (e di tutela).
Ho scritto: "che ai francesi SEMBRA costare solo perché...", ma naturalmente intendevo: "che ai francesi SEMBRA costare poco solo perché...". Sorry :-)