Non è l’eutanasia ma è l’unico approdo comune possibile in Parlamento. Ci sono già proposte di legge. Il caso di Eluana Englaro
Decidere prima: questo è il testamento biologico
di Anna Tarquini
Qual è la differenza tra testamento biologico e eutanasia e a cosa soprattutto dà diritto la legge che le Camere si apprestano a discutere? Per capirlo basta prendere ad esempio un caso che in Italia fa discutere da anni: la battaglia di Eluana Englaro, o meglio quella di suo padre che si è rivolto anche alla magistratura per avere l’autorizzazione a staccare la spina e non ha mai avuto successo. Eluana è in coma vegetativo, cioè irreversibile, da oltre 14 anni. Vive attaccata alle macchine, come Piergiorgio Welby. Quando era in grado di intendere e di volere aveva più volte chiesto a suo padre di lasciarla morire se non ci fossero state speranze. Ma Eluana non ha mai scritto le sue volontà e per questa ragione, in ben tre gradi di giudizio, i magistrati hanno risposto «No, non si può staccare la spina. Manca una prova di quella volontà». Ecco, se il testamento biologico fosse già legge, se questa pratica fosse diffusa, oggi il padre di Eluana avrebbe ragione di finire il calvario.
Sei italiani su dieci - dice un recente sondaggio - sono favorevoli alla legalizzazione dell’eutanasia. Il 73 per cento è favorevole al testamento biologico. Lo si è detto più volte in questi giorni, esisto già cinque proposte di legge sul testamento biologico che non sono mai arrivate all’esame del Parlamento. Una di queste è una legge bipartisan firmata dal deputato di Prc Giuliano Pisapia e sottoscritto dai deputati di An Maceratini, e dai forzisti Bertolini, Falanga, Taormina. Ma non è la sola. Pisapia stesso ha presentato più di un disegno di legge e tra questi c’è l’introduzione di un vero testamento sottoscritto e firmato da testimoni e da un fiduciario. La richiesta di una morte dignitosa deve essere sottoposta al vaglio di una commissione composta da tre medici. I medici a cui viene richiesto di praticare la dolce morte hanno il diritto dell’obiezione di coscienza.
L’obiettivo del presidente della Commissione sanità Ignazio Marino è quello di andare all’unificazione dei testi. L’obiettivo è quello di tutelare il paziente contro l’accanimento terapeutico quando questo non è più in grado di esprimere la sua volontà. Già è possibile prevedere che i punti caldi del dibattito saranno almeno tre: la figura del fiduciario; l'eventuale discrepanza tra l'interpretazione del testamento biologico da parte della famiglia (o del fiduciario) e del medico; la decisione di interrompere l'idratazione e la nutrizione per mezzo della sonda. La figura del fiduciario sarebbe prevista nel caso un parente non si senta in grado di prendere una decisione. «Prevederla - ha osservato Marino - non significa sottrarre valore o importanza al nucleo familiare, ma intende invece dare aiuto alla famiglia». Il secondo punto riguarda l'eventuale caso di contrasto sull'interpretazione del testamento biologico. In questo caso il riferimento potrebbe essere il comitato etico dell'ospedale, chiamato a interpretare la soluzione più vicina a quella espressa nel testamento biologico. Il terzo punto è il più delicato e riguarda la nutrizione. Poiché in queste situazioni in genere è anche necessario somministrare farmaci per evitare conseguenze negative dovute all'immobilità (come polmonite, emboli, alterazioni del metabolismo) si deve definire dove si trova il confine tra nutrizione e terapia. La senatrice della Margherita Paola Binetti, ad esempio, ha già chiarito la sua posizione che è poi quella di molti cattolici: «Idratazione e alimentazione del paziente non sono mai accanimento terapeutico». È esattamente questo il confine che farà discutere. Perché i cattolici e anche la Chiesa è pronta a dire sì a un ipotetica dichiarazione di volontà sull’accanimento terapeutico, ma poi bisogna stabilire se dare da mangiare a un malato in coma irreversibile è o no accanimento terapeutico. E la Chiesa dice no.
Se uno vuole morire ha diritto a chiederlo. E la sua volontà deve essere rispettata. La vita è degli individui, non dello stato (almeno quella).
Quindi non è possibile semplicemente togliersi di mezzo, se ho capito vogliono concedere giusto il diritto di sospendere le cure e/o morire di fame. Ma il problema non riguarda solo i cosiddetti "vegetali", ci sono tanti malati che soffrono (e non solo in senso fisico) e non ne possono più. Ma a loro non interessa e il buon Marini che parla in nome dello "schieramento trasversale dei cattolici" non vuole neanche sentire nominare l'eutanasia. A questo punto mi riesce davvero difficile capire come in questo paese siano potuti passare i refendum degli anni settanta o qualsiasi altro genere di progresso sociale.
E' facile: negli anni '70 l'Italia non era ancora interamente composta da menefreghisti ipocriti che non possedendo alcun senso dell'etica e della morale, si "riparano" sotto all'arcaica ala protettrice del cattolicesimo. È lo scaricabarile della coscienza: perché ci si deve preoccupare delle questioni troppo difficili, quando c'è un ente che lo può fare per noi?
Quello che inquieta è il veto che molti oppongono al dibattito, e sono coloro che ritengono di avere tutte le verità in tasca, naturalmente opposte alle verità per le quali si battevano qualche anno fa.
Vedi Rutelli, per dire...
ciao
gianfalco
*perché ci si deve preoccupare delle questioni troppo difficili, quando c'è un ente che lo può fare per noi?*
E' quasi esattamente quello che ho sentito dire ad amici cattolici praticanti. Ho ancora i brividi freddi...
quello che inquieta è questa vomitevole dittatura dei sani sui malati
Charlie: i brividi ora vengono anche a me.
Che poi non si può guarire (niente ricerca sulle staminali) abortire, controllare le nascite (e muoiono di fame) e nenache morire..quella che inquieta è la dittatura di un'etica fondata su una fede (vale a dire una credenza indimostrata e sentimentale) sulla volontà dell'individuo ed il progresso scientifico.
io non penso che la questione eutanasia e testamento biologico possano ridursi al fatto che se uno vuol morire deve essere libero di farlo .
ci sono molti aspetti in questa cosa che non possono essre racchiusi in uno slogan .
il libero arbitrio è certamente essenziale e non negherei a nessuno la possibilità di esercitarlo , ma le implicazioni sono tante e non solo di natura religiosa (o perlomeno dal mio punto di vista la natura religiosa non conta o quasi).
pur comprendendo e dispiacendomi del caso di welby , mi chiedo quante malattie sono assimilabili alla sua , che gli permette di desiderare di poter decidere di cio' che gli rimane della sua vita ?
e in più cosa si intende veramente per accanimento terapeutico? il nutrire una persona che non è in grado di farlo è accanimento ? il curare una persona (magari in coma )per le infezioni che sicuramente prende per l'ospedalizzazione è accanimento terapeutico ?
*...ma le implicazioni sono tante...*
Beh, cominciamo a sviscerarle.
Antonella, credo che le malattie che non lasciano speranza siano centinaia e che quella di non voler più vivere sia una scelta sempre sofferta e difficile che deve essere rispettata. E' proprio di libertà individuale che si tratta, non stiamo parlando di gente che chiede l'eutanasia perchè ha il raffreddore.
se attilio parla di raffreddore c'è poco da sviscerare .
E brava Antonella, vedo che hai valutato e compreso a pieno il mio punto di vista.
appunto parla da solo
così non c'è pericolo che ti fraintendi
Comunque sia ho sbagliato e ho risposto un po' male al tuo primo messaggio, scusami non volevo.
Il mio programma di oggi è questo: ora mi rimetto a lavorare o almeno ci provo visto che è appena lunedì, della fecondazione assistita non ho bisogno tanto ho già 2 figlie, per le staminali e l'eutanasia la risolvo all'italiana e mi dò una bella toccata dove serve, mentre stasera niente tg, non vorrei incappare in una nauseante dichiarazione di buttiglione o rutelli. E sulla speranza di avere prima o poi un governo progressista ci ho messo una pietra sopra.
Già, così andremo molto avanti... :(
quello che intendevo dire è che bisogna distinguere per prima cosa cos asi intende per accanimento terapeutico perchè essendo non solo un fattore etico ma anche medico bisogna stimare dove finisce la medicina per cominciare con l'etica che non è una prerogativa della religione e non è quindi una cosa solo trasversale cattolica ma anche e sopratutto laica .
sono considerazioni le mie che non nascono da certezze bensì solo dalla voglia di un confronto , sono pensieri che esprimo per parlarne ,non ho certezze .
penso però al diritto dei figli , penso a che valore può avere un testamento del genere se quando è fatto uno sta bene e magari nella malattia cambia idea , penso al diritto della persona di essere curata comunque , perchè il suo contributo è sempre grande nonostante le invalidità che magari pensa che possano pesare a chi gli è vicino .
Antonella, potresti spiegarmi quali sono le argomentazioni laiche che darebbero a chiunque il diritto di negare una morte dignitosa a chi la richiede? Non sto parlando di vaghe asserzioni, sii pratica.
*..penso a che valore può avere un testamento del genere se quando è fatto uno sta bene e magari nella malattia cambia idea..*
Può cambiarlo finché è in grado di intendere e di volere.
Il signor Marini deve solo pregare il suo Dio che non gli capiti nulla di simile a quello che è capitato a Piergiorgio Welby che sta chiedendo di staccare la spina.
Non si tratta del caso di Eluana Englaro che non ha lasciato nulla di scritto (anche se non credo che il padre menta), ma di un un povero uomo, capacissimo di intendere e volere, che CHIEDE che gli venga staccata la spina.
Marini e quelli come lui sono personaggi schifosi che con protervia si mettono al posto degli altri e pretendono di condizionarne la vita (o la non vita). Credo che ben poco abbiano capito di quanto ha insegnato Gesù. Credo che ognuno dovrà rispondere personalmente davanti a Dio dei propri atti, anche dell'eventuale suicidio.Occorre, a mio avviso, essere assolutamente certi della volontà e dello stato mentale di chi esprime chi richiede il "distacco della spina" E NULLA DI PIU'
larry
rispecifico che le mie sono solo considerazioni nate da pensieri e non mie idee precise circa il caso trattato :
da un punto di vista cattolico l'eutanasia è vista come un suicidio e come tali vietato come crimine contro dio .
da un punto di vista non religioso ma prettamente laico riterrei in contrasto l'applicazione dell'eutanasia col diritto alle cure del malato ,e con il diritto del medico a tener fede al giuramento di ippocrate.
Antonella, sulla validità del testamento ti ho scritto più sopra.
Per quanto attiene ai diritti, intanto parlerei di diritto della persona e non del malato; poi, in che modo si può parlare di violazione del diritto della persona a ricevere le cure quando è l'individuo stesso a chiederne la cessazione?
non so charlie ma mi fa paura pensare che una persona malata possa non voler gravare sui familiari e che questo possa influire sulla sua decisione .
ma fa paura per assurdo che un giorno si arrivi a pensare che l'eutanasia possa non solo porre fine a delle sofferenze ma anche ad un costo sociale .
Il sig. Marini dall'alto del suo cattolicesimo "spinto" si vada a vedere le vite dei seguenti SANTI Cattolici:
Sainta Perpétua
San Benoît-Joseph Labre...
San Théodulo.
Santa Pélagia
San Ignace d'Antioche
Santa Clotilde
Santa Rita da Cascia.
Veda inoltre che cosa dice il grande Sant'Agostino:
NELLE COSE CERTE LA VERITA' E NELLE COSE DUBBIOSE LA LIBERTA'
A disposizione per ulteriori chiarimenti
Antonella, si parla appunto di "diritto alla cura del malato", non "dovere alla cura del malato": se io non voglio esercitare un mio diritto sono libero di farlo. Le mie ragioni (ivi incluso il desiderio di non gravare più sui miei cari) non dovrebbero essere affare di nessuno.
Per quanto riguarda il giuramento di Ippocrate:
http://www.riflessioni.it/enciclopedia/giuramento_ippocrate.htm
Tralasciamo il giuramento arcaico, che vieta anche l'aborto e la cura della malattia della pietra. Il giuramento moderno vieta di compiere atti che provochino deliberatamente la morte di un paziente, ma la frase "provocare deliberatamente la morte" è aperta a interpretazioni: l'inazione e/o la cessazione dell'accanimento terapeutico fanno parte di questi atti? Ugualmente interpretabile è la frase "perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza". Se per "difesa della vita" si intendesse la sua preservazione ad ogni costo, come potrei "difendere la vita" e contemporaneamente dare sollievo alla sofferenza in tutti quei casi in cui l'unico sollievo possibile è la morte?
larry scusa ma il diritto è del paziente e il dovere è del medico .
a parte questo , è proprio per quello che hai detto che credo che sia una priorità stabilire i termini dall'accanimento terapeutico .
se tu togli il nutrimento ad una persona non autosufficiente ne provochi deliberatamente la morte , perchè la morte sarà causata dal denutrimento e non dalla malattia che l'ha resa non autosufficiente .
io penso a quelle persone che si sono risvegliate dal coma , e le mie idee si complicano .
Cara Antonella, così facendo metti in evidenza: 1) una eventuale distorsione patologica secondaria;
2) un uso distorto di uno strumento (vendere coltelli da cucina? e se poi uno va in giro ad ammazzare?).
Il problema è: un soggetto in grado di intendere e di volere ha il diritto di morire se è in condizioni fisiche tali da non poter sopportare più di vivere?
charlie : beh lo detto subito che per prima cosa il libero arbitrio , quindi si .
ma non nego che determinate situazioni mi creino dei dubbi , non sugli altri che decidono per se stessi , ma su me stessa , su cosa vorrei per me stessa .
*quindi si*
Bene pare che, invece per l'orda dilagante di chierichetti questo sia un argomento tabù, di cui non si piò parlare ("la sacralità della vita umana" ed altre amenità del genere).
lo so e mi fanno abbastanza pena .
era questo che intendevo prima quando dicevo che per porsi domande etiche al riguardo non bisogna per forza essere cattolici .
loro parlano di sacralità della vita perchè in tal modo limitano il libero arbitrio essendo la vita dell'uomo di proprietà di dio.
per me la vita è di proprietà della persona e ne fa quel che vuole grazie la libero arbitrio.
il problema e' che in italia su queste questioni (oltre che il sesso, che e' l'idea piu' importante su cui meditano tutti i sant'uomini cattolici e cristiani) vogliono avere il diritto di decidere solo le istituzioni cattoliche.
imporre la loro morale a tutti per mezzo delle leggi, e non con il convincimento e la libera accettazione dei loro dogmi da parte dell'individuo.
utilizzano il potere dello stato per irregimentare le coscienze, bandire la liberta' della diversita', imporre con decreti e sentenze la loro distorta visione della vita e del sesso.
le istituzioni sono deboli e ricattabili per via di un popolo di pecoroni che, ignaro di ogni aspetto teologico della fede che non sia la sagra del cotechino di santa cunegonda, segue ciecamente le indicazioni di voto dettate dal pulpito (in cambio di soldi, permessi di edificazione, vantaggi fiscali etc etc)
e' evidente che la strada per la liberta' passa o per una presa di coscienza dei cattolici che devono rispettare la laicita' (=la liberta' di valutare le cose in modo diverso dai dettati ecclesiastici), o per una loro esclusione dalla vita politica del paese.
i sistemi sperimentati nel passato sono ottimi: riduzione allo stato laicale del clero, soppressione degli ordini religiosi cattolici, esporprio dei beni, abolizione dello stato della chiesa...
marò tonii
e chi li sente adesso ...
come mai negli anni 70 i referendum sono passati?semplice, xke' la gente ke è andata a votare si e' sbagliata!xke' se votavi no sul divorzio c'era, e se votavi si' non c'era..eh eh eh..
Non riusciremo mai ad escluderli, in Spagna Zapatero ci è riuscito e gli ha fatto ingoiare un bel po' di rospi, ma da noi la vedo dura. Forse la differenza è che mentre il potere della chiesa in spagna è grande, da noi è semplicemente IMMENSO. Eppure secondo il Corriere quasi metà dei cattolici è favorevole all'eutanasia e credo che lo stesso discorso valga per molte altre questioni morali. Evidentemente la chiesa se ne sbatte dei propri fedeli, come del resto il parlamento se ne sbatte da sempre degli elettori.
La colpa non è della chiesa, che fa il suo (piaccia o no; a me non piace), ma di chi delega acriticamente ad essa il compito di stabilire ciò che è eticamente accettabile.
Colpa anche di chi ne avalla le "uscite" per meri fini speculativi.
"La colpa non è della chiesa"
dissento.
la colpa E' della chiesa: non c'e' nessuna giustificazione teologica per imporre la morale cattolica attraverso l'imposizione di leggi dello stato rivolte a chicchessia.
questa e' una scelta politica del vaticano. come tale va contestata e come tale va combattuta.
la si mena tanto colla storia delle conversioni all'islam fatte con la violenza: e l'obbligo di uniformarsi alle leggi vaticane, pena l'andar contro le leggi dello stato: cos'e', se non teocrazia?
Allora mi sono espresso male. Per me il vaticano potrebbe potrebbe sgolarsi inutilmente per secoli.
Me la prendo con chi per debolezza o interesse gli concede gli spazi. In ciò mi pare sia implicito il mio rifiuto di una morale aprioristicamente elaborata dal vaticano.
Cioé mi incazzo più con il mio collega che dice "quello delle cellule staminali è un argomento troppo difficile perché si possa esprimere il popolo", delegando la scelta al vaticano e impedendo alla società civile di esprimere liberamente e democraticamente la propria volontà.
marino non è marini, questo forse è un mio errore. Marino della commissione sanità vorrebbe l'eutanasia. Poi però guardiamoci in faccia: il 70 per cento dei diessini dice no, la margherita sapete, per paradosso c'è qualcuno di destra che è a favore. La scappatoia è lasciare tutto ai medici... come è sempre stato.
gentile Anna Tarquini,
mi incuriosisce la frase: "il 70 per cento dei diessini dice no" .
immagino si debba intendere il 70% dei deputati e senatori diessini... a questo punto mi chiedo: e che percentuale degli elettori?
c'e' uno scarto? (credo sia grande, a naso)
e se si': e' un problema?
si certo, il 70 per cento dei deputati diessini, sì, a naso anche io credo sia un problema. grazie
Sentito alla radio uno che delirava sulla "non disponibilità del bene vita" anche x i legittimi proprietari. Una sorta di comunismo dell'anima. O di ipoteca messa da divinità la cui esistenza -tuttavia- pare tutta da dimostare.
In realtà, da liberali classici, è giusto sostenere che la vita è "proprietà privata" di chi se la porta a spasso; che dunque ne può disporre come e quanto vuole (della propria, ovviamente; non come pare facesse hemingway in certi safari emersi dalla sua corrispondenza).
Spogliato anche della titolarità della propria vita, cosa è un individuo? Una marionetta? Un fantoccio manovrato da giove?
la si mena tanto colla storia delle conversioni all'islam fatte con la violenza: e l'obbligo di uniformarsi alle leggi vaticane, pena l'andar contro le leggi dello stato: cos'e', se non teocrazia?
stessa pappa, vero.
Credo che la sofferenza fisica atroce possa portare ciascuno di noi a chiedere l’eutanasia… Ma mi spaventa ancora di più che con tutta la nostra ‘tecnologia’ non si possa eliminare o almeno rendere sopportabile il dolore fisico.
La sofferenza è e rimarrà una esperienza della vita che non potrà mai essere eliminata e che l’uomo deve saper affrontare ma : NON DA SOLO!
Se il ‘sì’ all’eutanasia vale per i malati fisici gravi ( e qui sarebbe da capire quale ‘regola’ sarà applicata) perché non dovrebbe valere anche per i depressi cronici? Qualcuno forse saprà, per esperienza personale o intorno a lui, quanta sofferenza devastante porta la depressione e la malattia psichica… Facciamo fuori anche loro? Se ce lo chiedono in un momento di lucidità (?) o se qualcuno se ne prende la responsabilità? La libertà (di chi?) è sacra no? Oppure loro hanno meno diritto di esercitarla? …. Ma cos’è ‘sta liberta?!
Credo che la sofferenza, in qualunque modo si presenti, più che portarci a riflettere sulla morte (o dare o meno la morte legittimamente) ci debba portare a riflettere, noi ‘sani’ aiutati dai ‘malati’, su quanto ci adoperiamo per LA VITA di quelli che soffrono e per quanto ‘investiamo’ (parlo in particolare dello Stato) per la sofferenza, anzi CONTRO LA SOFFERENZA x una vita più dignitosa possibile.
Certo, è difficile… Perché qualcuno dovrà diminuire il proprio stipendio per la ‘causa’, qualcuno dovrà dare un po’ più del proprio tempo ‘libero’ e così via…
Credo che l’eutanasia vada data al CANCRO del nostro egoismo prima di tutto… Fatto questo, se ne può parlare.