Israele e il ditino di Michele Serra

Michele Serra su IsraelePer l’ennesima volta Michele Serra alza il ditino per stigmatizzare mondi che non gli appartengono, di cui non conosce le dinamiche, sui quali comunque la sua storia politica e professionale non gli dà diritto di pronunciarsi. In un post su Facebook plaudente a questo contenutino ho commentato che il direttore di Repubblica dovrebbe assegnare lo spazio di Michele Serra a un giovane non raccomandato (che sennò poi ci troviamo Sofri Jr.) con la cultura e le idee necessarie a dire cose diverse in modo compatibile col mondo di oggi, anziché con temi e toni atterrati direttamente dagli anni 70.

Nel merito:

1 – Israele è l’unica democrazia occidentale in un Medio Oriente per il resto teocratico, ad altissima percentuale di fondamentalismo terrorista, omofobico, oppressore, misogino, discriminatorio, violento. Una democrazia per molti versi più avanti della nostra (basti pensare ai diritti degli omosessuali).
2 – le relazioni tra politica e religione risalenti alla sua fondazione sono un tema che riguarda solo ed esclusivamente il popolo israeliano, il quale dispone di tutti gli strumenti (e IMHO anche della cultura civica) per gestire la faccenda in modo democratico.
3 – quanto a intromissioni della religione nella cosa pubblica, l’Italia può dare lezioni a chiunque, visto che non passa giorno senza che un qualunque Ruini (peraltro vestito in modo ben più ridicolo di un rabbino polacco col cappello di pelliccia e i pinocchietti neri) dia “suggerimenti” (scritto tra virgolette per sottolinearne il modello mafioso) alla politica, puntualmente recepiti. Il fatto che oggi ci sia un papa che ha cambiato marketing riposizionando il prodotto Chiesa Cattolica nei supermarket non cambia l’indecenza della rete di potere dei preti, che (a differenza di quanto accade in Israele) permea qualunque parte politica.
4 – se veramente Serra dal suo (IMHO immeritato) pulpito vuole contribuire alla liberazione della società occidentale dalle intromissioni della religione (che è cosa buona e giusta) ha dunque di che sfogarsi sulle cose di casa sua. Oltretutto la sua storia professionale, culturale e politica sono incompatibili col vizio di alzare il ditino nei confronti di Israele, su questo e su qualunque tema.