“Milano 2016” non sia il remake di “Milano 2006”

Bruno Ferrante 25 aprile 2006“Le primarie del Partito Democratico, strombazzate da anni come luogo della libertà, del libero consenso, della solenne autodeterminazione degli elettori, vanno sostanzialmente in soffitta. O in cantina, scegliete voi, basso e alto in questo caso coincidono. Non ne verrà celebrato neppure un modesto funerale con i soli, strettissimi, parenti stretti. Niente di niente. Si cambia, e si cambia perchè si perde a rotta di collo soprattutto con i candidati scelti proprio dal partito attraverso quel meccanismo”.

L’articolo di Michele Fusco su Gli Stati Generali riporta indietro di un decennio, a quel 2006 in cui a Milano un candidato calato dal partito (Bruno Ferrante) non solo si rivelò inadeguato a vincere, ma vista la sua storia successiva, è possibile che questo non sia stato un male e che se avesse vinto si sarebbe mostrato inadeguato a governare. Quanto trapela in questi giorni dai think tank occulti del PD fa pensare a un remake di quella storia.

Scrive Fusco: “le primarie si possono far meglio, solo se è il partito a “indirizzare” le candidature, a stimolarle, ad affiancare (in modo intelligente) questo o quel candidato. Il Pd è sufficientemente forte come organizzazione politica per disciplinare questo flusso? Temiamo di no”.

Nel 2006 le primarie ci furono e l’allegra corazzata (che stava ancora quasi a galla) riuscì a “indirizzarle”, con i sondaggi che a giugno 2005 davano un profilo di prestigio di centrosinistra vincente con un vantaggio di 10 punti sulla Moratti. Lo sapeva bene Davide Corritore, sondaggista con un profilo molto vicino a quello richiesto, che impose le primarie candidandosi, poi imitato da Dario Fo e Milly Moratti. L’allegra corazzata dovette rinunciare all’impresentabile Umberto Veronesi, estrasse dal cappello il “questurino” Bruno Ferrante e gli fece vincere le primarie cammellando le truppe a votare. Primarie più che disciplinate dunque.

Bene. Il candidato di bottega, nell’ordine: (1) fu sconfitto dalla Moratti dimostrando di essere inadeguato, (2) disattese la promessa di “lavorare per Milano in caso di sconfitta” dimostrando di fottersene dei milanesi, (3) finì poi a fare quello che sappiamo dimostrando che quasi quasi la Moratti non è stata una gran iattura.

Allora, siamo proprio sicuri che debba essere il PD a decidere, che sia indirizzando o imponendo un candidato dall’alto?

Riportiamo i link a una serie di articoli su OMB 2.xx dell’epoca che potrebbe essere utile rileggere.