Angela Merkel e il deus ex machina

angela-merkel comforts asylum seekerDeus ex machina (da Wikipedia): “La frase trae origine dalla tragedia greca: in tale ambito, quando era necessario far intervenire una o più divinità sulla scena, l’attore che interpretava il dio era posizionato su una rudimentale gru in legno, mossa da un sistema di funi e argani, chiamata appunto mechanè. L’attore veniva calato sulla scena dall’alto, simulando dunque l’intervento di una divinità che scende dal cielo. L’intervento ex machina degli dei veniva usato, soprattutto dal tragediografo Euripide, per risolvere felicemente una situazione intricata e apparentemente senza possibile via di uscita.”

https://youtu.be/hErLoQD_Was

Chi non ha mai sognato l’intervento risolutore dal cielo? Una guarigione impossibile, una vincita alla lotteria, un incontro fortunato che cambi la vita.

Per questo  ieri si (quasi) tutti si sono indignati con Angela Merkel, che – pur commossa (e si vede chiaramente) dalla vicenda della ragazzina palestinese la cui famiglia rischia l’espulsione – la conforta, ma non le promette di aiutarla. Merkel dice le cose come stanno “In Libano ci sono migliaia e migliaia di persone e se noi diciamo ‘ok, potete venire tutti’ e poi non siamo in grado di gestirlo, alcuni dovranno tornare indietro”.

Il putiferio che si è scatenato contro Merkel e la Germania mi ha ricordato l’impegno sulle regole di Gherardo Colombo e la sua frustrazione per l’incapacità degli italiani a capire quanto queste siano importanti. Le regole sono cardine della democrazia, forse il più solido. Le regole garantiscono la convivenza civile, ostacolano ingiustizie e favoritismi. Le regole ingiuste si cambiano con gli strumenti democratici, ma violarle o scantonarle non è la soluzione, perché violare le regole – anche se per una causa giusta – è il primo passo di un cammino che attraverso soggettività, disuguaglianza, discriminazione, porta all’illegalità e finalmente alla dittatura.

Se Angela Merkel avesse favorito la ragazzina palestinese, oltretutto davanti a milioni di telespettatori (Berlusconi l’avrebbe fatto al volo, è anche giovanissima e carina, come piace a lui), ne avrebbe tratto un vantaggio di immagine per sé e per la Germania. Invece non lo ha fatto: ha agito da statista che rispetta le regole, ha detto la verità, non ha ceduto all’impulso di fare del bene a una persona facendo del male a tanti altri nelle stesse condizioni.

Angela Merkel ha dato una lezione di democrazia, ma pochi in Italia l’hanno capito (e solo alcuni tra i pochi che l’hanno capita hanno l’onestà intellettuale per ammetterlo). E poi, via, è sempre troppo facile e gratificante avere una scusa in più per prendersela con la “culona” su Facebook per le prossime 24 ore, salvo  passare subito dopo a un altro caso umano a cui “esprimere solidarietà” da salotto, salvo poi sfrecciare a 85 all’ora sulle strisce, evadere lo scontrino fiscale e gabbare la coda dal panettiere.

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