La rete di una diffusa illegalità
Marco Travaglio
Tutta una vita in un grappolo di bonifici, tutta una carriera in un paio di conti svizzeri. Più che una requisitoria, quella di Ilda Boccassini al processo Sme-Ariosto contro l’ultimo imputato sfuggito finora alla giustizia, Silvio Berlusconi, è una biografia in pillole. Anzi, in contanti. Una somma delle illegalità diffuse, sistematiche che hanno permesso a Berlusconi di scalare il mondo della finanza, dell’editoria e infine della politica. Così l’ultimo atto di una stagione giudiziaria iniziata esattamente dieci anni fa, il 21 novembre ‘94 con il celebre invito a comparire per le mazzette alla Guardia di Finanza, si trasforma in un riassunto di tutti i fatti e misfatti accertati a carico del presidente del Consiglio. Fatti e misfatti scritti nelle carte, impressi nei documenti bancari, tra fondi neri, spalloni, riciclatori, camion di banconote (38 miliardi in tutto) fra l’Italia e la Svizzera, bilanci truccati, mazzette ai giudici, sentenze comprate e pilotate, menzogne e testimoni bugiardi a profusioni. Fatti e misfatti ormai assodati a prescindere dalla sentenza che il sonnacchioso, quasi infastidito presidente del Tribunale Francesco Castellano emetterà fra qualche settimana.
Fatti e misfatti che avrebbero stroncato la carriera a qualsiasi politico in qualunque altro paese democratico, e che invece hanno consentito, favorito, anzi costruito quella di Berlusconi. Un premier che aveva giurato di presenziare a tutte le udienze, quando servivano alibi per farle saltare in attesa del Lodo. Da allora non si è più fatto vedere, e l’altro giorno passava in rassegna alla Guardia di Finanza glorificando l’evasione fiscale e facendo lo spiritoso: «Mi raccomando, non venitemi a trovare a casa». Come se non avesse subìto (e lamentato) 350 perquisizioni. Come le sue aziende non fossero use corrompere o assumere i finanzieri che passavano di lì a dare (si fa per dire) un’occhiata. Mentre Ilda Boccassini parla, insolitamente fredda, snocciolando cifre e collegando conti, personaggi, dati e date, danzano le ombre di un passato che non passa, legate fra loro da un filo rosso che affratella da Craxi a Previti, da Squillante ai prestanomi più variopinti, giù giù fino a personaggi non citati come Yasser Arafat ed Enrico Mentana, anch’essi coinvolti nella gigantesca montatura messa in piedi per smascherare una verità allora incofessabile: i 21 miliardi passati estero su estero da Berlusconi a Craxi (non al Psi) nel 1990-’91.
Il Pool di Milano aveva appena scoperto che la All Iberian, la misteriosa società off shore con sede nelle isole del Canale, era del gruppo Fininvest, sebbene il Cavaliere negasse persino di conoscerla. Ieri, ricomponendo il mosaico indecente della finanza estera berlusconiana solo alla luce delle carte bancarie, senza un salto logico, senza l’ombra di un teorema, la Boccassini ha ricostruito il resto della storia illuminando l’impronta digitale di Silvio Berlusconi nei pagamenti a Previti e da Previti ai giudici. Non è che «Berlusconi non poteva non sapere». È che Berlusconi quei versamenti ai giudici li «ordinava» in prima persona, fornendone le provviste a Previti dal suo «patrimonio personale». Chi lo dice? Non l’Ariosto, non il pm, non la logica. Non solo, almeno. Lo dice la storia del conto Polifemo, «aperto e chiuso in pochi mesi nel ‘91 e utilizzando soltanto per ricevere 12,7 miliardi e girarli poco dopo a Craxi (10) e a Previti (2,7)». Craxi se li tenne stretti. Previti «ne girò 500 milioni a Squillante e altrettanti all’avvocato Pacifico che li usò per aprire il conto svizzero del giudice Verde (comunque assolto, ndr)». Per i versamenti a Craxi c’è già una sentenza definitiva: condanna in primo grado, prescrizione in Appello e in Cassazione. La quale ha accertato che «Berlusconi incaricava i suoi di finanziarie illecitamente» il segretario socialista. Per il versamento parallelo a Previti e poi a Squillante (434mila dollari, il 6 marzo ‘91) - dice la Boccassini ai giudici - traete voi le conseguenze: stessi fondi personali di Berlusconi, stesso conto Polifemo, stesso periodo, dunque stesso mandante. O si vuole smentire la Cassazione? E poi lo dice la stessa difesa di Berlusconi, con un autogol clamoroso, quando appellando la condanna All Iberian sostiene che «i fondi All Iberian a Craxi non erano denaro dell’azienda Fininvest ma provenivano dal patrimonio personale di Berlusconi». Dunque lo erano anche quelli finiti contemporaneamente a Previti e da questi ai giudici. E chi decideva la destinazone dei fondi personali di Berlusconi a Previti, e poi a un giudice amico? La risposta, oltre che nella logica, è nelle carte. E nella sentenza della Cassazione.
E nell’autodifesa suicida del Cavaliere. Il quale ha sempre mentito su All Iberian («Non la conosco, non chiamerei mai così una mia società»), mentre Enrico Mentana intervistava per il Tg5 da Parigi il finanziere arabo Tarak Ben Ammar per raccontare la favola dei pagamenti di diritti cinematografici finiti «per errore» nelle tasche di Craxi (poi altri falsi testimoni raccontarono che i soldi erano finiti nientemeno che a Arafat per la causa palestinese). Ma il premier ha pure mentito spudoratamente lo scorso anno, nelle dichiarazioni spontanee del 17 giugno 2003, quando disse che Polifemo serviva a «pagare le parcelle ai professionisti del gruppo Fininvest impegnati all’estero». Con i suoi fondi personali? E poi, quali professionisti, se gli unici due destinatari del conto sono Previsti e Craxi? Previti - ricorda il pm - «ha millantato un’attività estera inesistente». Quanto a Craxi, a che titolo ricevette 10 miliardi da quel conto? «Non si spiega, a meno che anche Craxi non fosse un professionista del gruppo Fininvest». Oppure, a meno che Silvio Berlusconi non sia un bugiardo.
Voglio esprimere tutta la mia stima, forse è più giusto parlare di ammirazione per Ilda Boccassini e Gherardo colombo che con tenacia e coraggio sono arrivati alla fine di questo processo. Spero che possano ora tornare a vite più normali, che possano ritrovare la serenità che questo processo gli ha ortato via sottoponendoli , per anni ad insulti di ogni genere. Grazie e buon futuro!
non lasciate che la speranza muoia .bocassini colombo nel nostro cuore
Continuerò a insegnare ai miei figli e ai miei studenti che corrompere è contro la legge e contro la morale. Nonostante.
Quello che sta dimezzo a Berlusconi e il controllo assoluto sull nostro paese siete voi...dobbiamo resistere resistere resistere