L’Ordine dei Camerieri
da Bananas di Marco Travaglio
Quella che fortunatamente si chiude oggi è stata un'altra grande settimana per l'informazione. E non solo per l'immortale scoop della Stampa, che ieri pubblicava in prima pagina una sobria lapide per il Papa ("Giovanni Paolo II, 1978-2005") bruciando sul tempo giornali e tv di tutto il mondo, anche con un leggendario titolo a pagina 2: "Il Papa sereno fino all'ultimo si è spento a poco a poco". Ci sarà tempo per riflettere sui nostri poveri media alle prese con l'agonia del Pontefice. Ma noi vorremmo riepilogare brevemente quanto è accaduto sulle reti della Rai non più "criminosa" nel rush finale della campagna elettorale. Indimenticabile la puntata di "Batti e ribatti", il breve ma ficcante vaudeville condotto ogni sera alle 20.30 da Berti & Riberti al posto del criminoso Enzo Biagi. Milioni di telespettatori hanno potuto vedere l'anziano comico alle prese prima con Gianfranco Fini e poi con Romano Prodi. Le domande a Fini erano tutti assist da insaccare in rete, addirittura imbarazzanti per l'interlocutore: "Presidente, mentre il centrosinistra amoreggia con la Mussolini, An è diventata il più acerrimo nemico dell'estrema destra...", "Presidente, la sinistra sostiene che se perde le elezioni Berlusconi dovrebbe addirittura dimettersi...", "Presidente, la sinistra sostiene che l'Italia ha perduto prestigio a livello internazionale: lei che è ministro degli esteri, ci dica come stanno davvero le cose...". Quel giorno Fini aveva smentito a muso duro Berlusconi sui 95 euro non uno di più per gli statali, ma com'è noto Berti & Riberti proviene dall'ufficio stampa di Bellachioma, e dunque ha preferito formulare la relativa domanda con queste testuali parole: "Presidente, è in corso una complessa trattativa per il rinnovo del contratto del pubblico impiego: si arriverà alla firma prima dalle elezioni?". L'avanspettacolo s'è concluso con una citazione di Cornelio Nepote (che poi è il fratello minore di Berti): "Il carattere è quello che segna il destino di un uomo". Traduzione: questo Fini ha due palle così, l'ho messo alle corde con ogni sorta di domande trabocchetto, ma lui niente, ha risposto colpo su colpo. Che virilità, che uomo. La sera dopo, Berti & Riberti era alle prese con Prodi. E pareva un altro uomo. Anzi, pareva persino un uomo. Aggressivo, determinato, addirittura informato. Aveva letto l'ennesima intervista di Bertinotti, che stavolta non voleva abrogare la proprietà privata, ma annunciava che "il comunismo è vivo e lotta insieme a noi", e ne ha chiesto conto a Prodi, notoriamente iscritto a Rifondazione. Un po' come se avesse chiesto conto a Fini delle esternazioni gutturali di un Calderoli o di un Borghezio. Naturalmente non l'ha fatto: lui non è mica un giornalista criminosamente imparziale come Biagi. Per un Berti che ride (e soprattutto fa ridere), c'è un Vespa che piange. Per l'insetto di Porta a Porta è stata una settimana disastrosa, e lo diciamo con sincero rincrescimento. Anziché del Contratto con gli Italiani, s'è parlato molto del suo contratto con la Rai, coperto dal segreto di Stato come i lavori abusivi di Villa La Certosa. Poi ha subìto una contestazione a Milano. Infine ha dovuto ospitare Berlusconi, che ha totalizzato un imbarazzante 17% di share rovinando per la seconda volta in due settimane la media dei già non eccitanti ascolti vespiani. Per giunta, gli sproloqui di Bellicapelli erano stati registrati nel pomeriggio: la sera l'insetto ha lasciato inopinatamente la postazione per recarsi a Firenze a un convegno. Ma proprio quella sera, senz'alcun riguardo per la sua persona e senza nemmeno avvertire, il Papa s'è improvvisamente aggravato. Che fare? Affannose consultazioni fra Del Noce, Mimun, Cattaneo e altri pensatori, riuniti a cena in casa Mimun per godersi il Vespa a Vespa col padrone. A un certo punto, secondo Dagospia, Cattaneo avrebbe chiamato Carlo Rossella, che dirige il Tg della presunta concorrenza, per conoscere le sue intenzioni. Poi sarebbe stato interpellato pure Vespa, a Firenze. Ora, mettiamoci per quanto possibile nei panni dell'insetto. Da un lato doveva compiacere il Cavalier Crescina, che ci teneva tanto a portare a termine il triste comizio-findus; dall'altro rischiava di perdere il monopolio esclusivo che, per contratto, gli spetta su ogni catastrofe che Dio manda in terra: disgrazie, tsunami, terremoti, alluvioni, frane, sequestri, attentati, bombe e bombette, stragi, morti sfuse, agonie, ernie del disco. Un drammatico, straziante conflitto di affetti fra il Santo Padre e l'Unto Padrone. Alla fine ha prevalso il secondo, anche perché gode ottima salute e gli ricrescono pure i capelli. Così, mentre tutte le tv del mondo azzeravano la programmazione per allestire speciali sull'agonia del Papa, "Porta a Porta" continuava a riversare le barzellette del nuovo Cesare Ragazzi. Tipo questa: "Quando, a Sofia, ho attaccato Biagi, Santoro e Luttazzi, non pensavo che fossero presenti giornalisti. Altrimenti mi sarei attenuto a un linguaggio ufficiale" (tipo quello del kapò nazista, per dire). Ecco: lui quel giorno teneva una conferenza stampa col suo attonito collega bulgaro, ma non pensava che vi prendessero parte dei giornalisti. Dev'essere una stravagante usanza bulgara, retaggio del socialismo reale duro a morire. In Italia, alle sue conferenze stampa, partecipano solo camerieri.