Venezia al voto per evitare la truffa centrista
di Paolo Cacciari
Ballottaggio tra il candidato delle sinistre Felice Casson (37%) e quello di Margherita e Udeur, Massimo Cacciari (23%), che non ha voluto rifiutare l'inquinamento dei consensi da destra. Ma un sindaco dello schieramento del centrosinistra può essere scelto dalla Casa delle libertà?
Se la "rivoluzione gentile" di Nichi Vendola in Puglia ha infranto molti tabù, anche Felice Casson a Venezia è a un passo dal cambiare molti consolidati schemi della politica. L'essenza di tutte e due le esperienze è che le preclusioni a sinistra non solo non hanno ragione d'essere poste, ma non pagano nemmeno in termini di consenso elettorale. Quindici punti di distacco tra Casson e Cacciari, (tra il 37% dei voti raccolti dal candidato delle sinistre e il 23% del candidato centrista del centro sinistra) segnalano che non è con il mimetismo moderato e con l'ammiccamento alle destre che si allargano i consensi ad un programma di cambiamento e di "fuoriuscita" dal berlusconismo.
Ma la partita tra le due anime del centrosinistra non è finita qui, come dovrebbe, con un regolare e democratico regolamento dei conti tra i partiti della coalizione dell'Unione. Il rischio di un rovesciamento delle chiare indicazioni fornite dall'elettorato del centro sinistra non è affatto fugato. Contrariamente a ciò che avviene con le "primarie" (mai così impropriamente evocate) nel turno di ballottaggio potrà andare a votare anche quel 40% di elettorato che al primo turno ha votato per i candidati perdenti della destra. Il paradosso truffaldino della situazione veneziana è che il peso dell'elettorato berlusconiano e leghista possa essere gettato sul piatto della bilancia del candidato della Margherita e colmare la differenza di voti che lo separa dal candidato del centro sinistra.
A nulla sono valsi i consigli affinché Massimo Cacciari dichiarasse di rifiutare l'inquinamento dei voti delle destre. Personaggi come Gianni De Michelis, Arrigo Cipriani (il padrone dell'Harris Bar approdato alla Lega), Maurizio Crovato (un giornalista Rai candidato sindaco per una lista civica) e altri esponenti delle forti categorie economiche della città turistica hanno già dichiarato che voteranno per lui. Per tutta risposta il filosofo ha sofisticato tra voti dati alla destra «in quanto tale» e voti di destra espressi da cittadini che scelgono «il male minore», cioè lui. Può un sindaco dello schieramento del centrosinistra essere scelto dalla destra? E' questo l'esito del tanto evocato bipolarismo? A noi sembra una truffa bella e buona a cui i dirigenti nazionali dell'Unione dovrebbero opporsi, in nome della credibilità futura dell'alleanza.
La posta in gioco
Capiamo che agli occhi di un osservatore distante la vicenda veneziana appare «incomprensibile», «un pasticcio», «un colpo di testa»… (citazioni testuali da varie cronache giornalistiche), o al massimo una sorda lotta di potere tra alcune componenti della Margherita e dei Ds. Le analisi psicologiche prevalgono su quelle politiche: ripicche personali, peccati di presunzioni, baruffe… In realtà la situazione che si è venuta a creare a Venezia è molto più semplice e chiara di quanto si voglia far credere. Basta prendere sul serio le parole dello stesso Massimo Cacciari: il ballottaggio tra una settimana è considerato «cosa salutare, perché fa chiarezza all'interno del centrosinistra e fa distinguere tra due diverse culture». Verissimo. La sfida è tra due idee di politica, quindi di programma e di alleanze. Casson pensa ad una coalizione di partiti di centro sinistra animata da uno spirito collegiale. Massimo Cacciari impersonifica uno schema governatoristico a guida leaderistica, libera da condizionamenti di partito. I rapporti con la società civile cambiano radicalmente: nel primo caso è necessaria la condivisione di alcuni principi e l'esplicitazione di una idea di società, nel secondo prevale la amministrazione degli interessi autorappresentati dalle categorie economiche e dai gruppi di pressione più forti e meglio insediati nella città. Le scelte amministrative, quindi, non sarebbero "né di destra, né di sinistra", ma solo astrattamente funzionali.
Meglio di ogni discorso tutto si chiarifica con la simulazione della composizione dei due Consigli comunali nei due rispettivi risultati finali. Con la vittoria di Casson il ruolo dei partiti (non solo della sinistra) sarebbe valorizzato e il Consiglio assumerebbe un aspetto proporzionato e pluralista. Con la vittoria di Cacciari, viceversa, si verrebbe a configurare uno spaventoso monocolore centrista: 29 su 47 consiglieri ad appannaggio di Margherita ed Udeur, che pure hanno realizzato solo il 14,7% dei voti. Il trascinamento del leader permette un uso ancora più perverso del già distorto sistema elettorale maggioritario. Proprio a fronte di questo scenario Rifondazione Comunista e Verdi hanno formalmente e pubblicamente già dichiarato che non accetteranno mai di far parte di giunte imprigionate da Consigli egemonizzati dai centristi.
Anche i programmi cambiano
Al di là dei testi dei programmi (reperibili in rete), assolutamente simili essendo il frutto di lunghe trattative naufragate solo poche ore prima della presentazione delle candidature, i due candidati a sindaco, nel corso dei numerosissimi incontri e conferenze organizzati durante la campagna elettorale, hanno avuto modo di differenziarsi notevolmente proprio sui temi cruciali del futuro della città. Ad esempio Casson insiste sull'urgenza di mettere in sicurezza le produzioni chimiche di insediate a Porto Marghera, ai bordi della laguna e chiede misure di salvaguardia per i lavoratori a prescindere dai tempi e dalle effettive disponibilità delle multinazionali a riconvertire le produzioni. Cacciari ripropone i tavoli concertativi, già dimostratisi illusori e fallimentari. Sulle faraoniche dighe del Mose, i cui lavori sono stati avviati da Berlusconi, Casson ha scritto di volere chiedere una immediata "moratoria" per approfondire impatti, costi e funzionalità, scegliendo finalmente la strada da sempre indicata dal polo Rossoverde. Cacciari si accoda, ma si dimentica di fare i conti proprio con la sua Margherita che è stata ed è il partito più ostinatamente deciso a sostegno delle grandi opere. Più in generale i toni e le attenzioni riservate ai problemi dai due candidati si differenziano sui temi della residenza, della sanità, dei beni comuni e dei servizi alle persone.
La cosa più bella è che l'articolo è scritto da suo fratello..........
Davvero... c'è da chiedersi chi dei due covi la serpe in seno ;-)
Eh sì, Paolo Cacciari è di Rifondazione ed assessore uscente se non sbaglio. Io, comunque, spero che perda Don Verzè.......
Cacciari è stato la rovina della sinistra. Se insieme a lui cominciamo ad allontanare i vari De Mita, Pomicino... magari (dico magari) vinciamo le prossime politiche. I filosofi in politica fanno solo danni, si chiamino Pera, Vattimo o Cacciari...e chi poi,ragazzi! Oddio, è vero, c'è anche lui...il divino Buttiglione ahahah...
Veramente il filosofo che si vanta di parlare bene il tedesco mi risulta laureato in giurisprudenza...o sono poco aggiornato in materia?
I danni li fanno i filosofi come gli edicolanti o i panettieri. Quanto a Massimo sono per la versione "psicologica": ha voluto dimostrare di essere il 'Doge' così come ha voluto dimostrarsi su "Chi" insieme alla trentenne. Lasciamolo al San Raffaele con i suoi putti 'estremi'
Signor Sindaco La Gente Di Venezia Se NE va perche sta diventando invivibile per noi veneziani troppi turisti troppi prezzi alti (minimo 20% in più della terra ferma)non ce una politica di sostegno per i residenti tipo um bonus annuale per soperire alla diferenza di prezzo (anche allimentare)trasporti,gratis per i residenti a Venezia con rediti bassi e non solo ai 75 cinquenni. ecc. ecc. ecc... cosi forse restera qualche VENEZIANO..........