Faccia a Faccia con l’infamia
di Siegmund Ginzberg
La cosa più agghiacciante non è che un’organizzazione che pretende di rappresentare gli islamici in Italia pubblichi a pagamento sui giornali una pagina in cui si equiparano le stragi israeliane dell’«oggi» a quelle naziste di «ieri» e si conclude con l’equazione «Marzabotto = Gaza = Fosse Ardeatine = Libano». Mi inquieta francamente di più la sorpresa con cui è stata accolta l’enunciazione, sia pure senza mezzi termini, di un’equazione propagandistica diffusissima, nel mondo islamico - c’è chi ha opportunamente notato: soprattutto nel ceto medio colto - e non solo nel mondo islamico.
Da anni, da decenni, trita, ritrita, fino al punto da diventare un assioma. È una parte importante del problema. Mi chiedo: possibile che non ce ne siamo sinora accorti? Ho cercato il testo su internet, nel sito dell'U.C.O.I.I. (Unione della comunità islamiche in Italia), non l'ho trovato. Mi piacerebbe che fosse perché se ne vergognano, come qualcuno gli ha suggerito, o a causa di ravvedimento in seguito alle reazioni che ha suscitato. Temo che non sia così. Quel che vi si trova indica chiaramente la filosofia cui il sito si ispira: «Indicare lo Stato di Israele come la peste del nostro secolo, è intellettualmente e moralmente accettabile».
Credo che la cosa peggiore sarebbe censurarlo, far finta che non sia una posizione profondamente radicata: trarrebbe in inganno sul clima in cui si gioca la tragedia in Medio Oriente, il peso che ha la cristallizzazione di posizioni che riteniamo inconfessabili e che invece sono capillarmente diffuse.
Mi ha fatto venire in mente un altro testo censurato, che riassume una posizione diffusissima nei paesi più civili e avanzati d'Europa poco più di mezzo secolo fa. L'autore era uno degli scrittori più brillanti del Novecento, Celine. Si intitolava Bagattelle per un massacro. Inutile cercarlo nei quattro grossi volumi che la Pleiade ha dedicato allo scrittore. Sono convinto che andasse invece diffuso. È un testo maledetto, ancora oggi proibito in Francia. Il massacro cui si riferiva non era quello che si sarebbe perpetrato poco dopo nei campi di battaglia e di sterminio in Europa, ma quello ordito dagli ebrei ai danni dell'Europa civile. Era falso, ma un falso credibile, anzi in sintonia con le convinzioni di una parte importante dell'opinione pubblica. Tra gli intellettuali - sì, compresi quelli più avveduti, persino quelli di sinistra, anche allora - e tra la gente.
Spiega molte cose, comprese quelle apparentemente più incredibili e assurde, compreso quanto viene raccontato in un libro impressionante di Jan T. Gross che sto leggendo in questi giorni, Fear, su come in Polonia si continuò a massacrare gli ebrei che erano stati da poco liberati da Auschwitz, semplicemente perché era consono al senso comune attribuirgli la responsabilità di tutto quello che era successo, la guerra, l'occupazione nazista, la successiva occupazione dell'armata rossa, persino lo sterminio da loro subito. Gli avevano spiegato per secoli che gli ebrei, nella loro innata malvagità nei loro riti scannavano i bambini. I polacchi agivano di conseguenza. Le nuove autorità comuniste stavano a guardare, per non contraddire pericolosamente l'ira popolare, ed evitare che si rivolgesse contro di loro. Certe credenze sono dure a sradicare. Covano in profondità. Che non sia «fine» enunciarle non impedisce che siano radicate. È bastato qualche bicchiere in più perché Mel Gibson, noto per la sua Passione di Cristo e non come islamico, aggredisse il poliziotto americano con cognome ebraico che lo stava multando rinfacciandogli: «Tutta colpa vostra, siete voi i responsabili di tutte le guerre nel mondo!». In vino veritas, verrebbe da dire. Certe cose non basta condannarle, reagire facendo finta di essere sorpresi e scandalizzati. Bisogna capire che ci sono, e perché attecchiscono.
Ci mancava solo il polverone propagandistico scatenato dall’iniziativa dell'Ucoii per complicare e accentuare le conseguenze nefaste di una guerra disgraziata che è già riuscita a trasformare in «eroe», non solo agli occhi dei libanesi ma persino degli arabi cittadini israeliani, lo sceicco Nasrallah, il capo spregiudicato di una milizia che fino a ieri rappresentava solo una minoranza di fanatici in mezzo a una minoranza dell'islam.
L'unica cosa evidente è che alla propaganda, per quanto infame, non serve rispondere con la contropropaganda. Denunciare gli islamici in blocco come i «nuovi fascisti», o identificare l'Iran col «terrorismo» non porterà più lontano dell'equiparazione di cui ancora ci risuonano le orecchie di Saddam Hussein con Hitler, o di qualsiasi invito al dialogo e al negoziato con l'appeasement di Monaco. Così come non porta da nessuna parte gridare e dare dell'antisemita a chiunque abbia qualcosa a ridire sulle scelte politiche del governo israeliano.
Ci sono temi su cui la propaganda non è innocente. Di «bagattella» propagandistica in bagattella propagandistica è lastricata la via dei grandi massacri della storia. La partita è troppo complicata, e la posta in gioco è troppo grande perché ci si possa permettere di stare al gioco, contrapporre propaganda a propaganda, «bagattelle» per un massacro ad altre bagattelle per un massacro.
e quegli ammiccamenti duranti i discorsi che si fanno in giro, con l'aria di sottinteso che "tutti sanno, ma dai la realtà è questa"
e il gregarismo dei deboli di spirito, timidi abbastanza da non dire chiaramente "ma che cazzo stai a dì"
e la voglia di non uscire dal coro della tua società di riferimento, la vigliaccheria di non prendere a male parole chi si azzarda a emanare tali fetori ideologici - chiedo scusa alle ideologie-.
devo dire che ringrazio il caso di aver visto cadere la maschera di chi, urlando e spintonando -per non dire di peggio- di vuole imporre l'amore per l'altissimo (troppo alto per me, non lo vedo e non lo vorrei manco vedere)
resta fermo lo schifo per le guerre.
ps
amato ha appena convocato per il 24 agosto la consulta islamica, di cui fa parte anche l'ucoii, per fare chiarezza su questo indegno capitolo. all'incontro è stato invitato anche gattegna, il presidente dell'unione delle comunità ebraiche italiane
La cosa interessante è che nel corso di un singolo articolo, Ginzberg riesce a contraddire se stesso. Finisce dicendo che fare di tutta l'erba un fascio sia sbagliato, però poi inizia il suo articolo facendo di tutta l'erba un fascio, con la solita tesi dell'estremismo come punta dell'iceberg di un sentire comune. Mi chiedo esattamente in base a quali accurati dati statistici Ginzberg basi le sue affermazioni, che agli occhi di un profano come me suonano come luoghi comuni, come dire che tutti gli ebrei siano degli avidi usurai.
Chissà, magari è tutto vero, magari tutti i libanesi ammazzati dagli israeliani sotto sotto ne pensavano male dei loro altrimenti così pacifici e concilianti vicini.
Mi vergogno tantissimo, ma confesso di non avere le idee molto chiare in prorposito.
rotafixa: ai bei tempi dell'Unione sovietica, l'Istituto Serbsky di Mosca era il portabandiera della psichiatria al servizio della repressione del dissenso politico; i suoi psichiatri avevano messo a punto dolorosi metodi farmacologici per far parlare i detenuti e strappare loro testimonianze da usare in indagini sulla sicurezza nazionale. La possibilità per gli psichiatri di incarcerare le persone riposava su un disturbo mentale di loro invenzione, la «vyalotekushchayaâ» («schizofrenia latente»). Secondo la definizione degli psichiatri, la maggior parte del tempo la persona appariva piuttosto normale, ma poteva esplodere dando luogo a un caso grave di «inflessibilità di convinzioni», o di «sfinimento nervoso causato da sete di giustizia», o di una «tendenza al conflitto» o di «deliri di riformismo». Il trattamento comprendeva iniezioni endovenose di sostanze psicotrope.
Israele è uno stato nato grazie ad azioni terroristiche, nel 1946 ben 91 persone morirono uccise da una bomba piazzata da terroristi sionisti israeliani all'hotel King David (sede dei rappresentanti britannici) per "convincere" gli Inglesi a lasciare il mandato sulla Palestina.
Nel 1948, dopo la proclamazione dello Stato di Israele 700.000 (700.000!!!) profughi palestinesi finirono in campi profughi dei paesi vicini.
Perchè nessuno lo dice?
riprendo una riflessione di Daniele Luttazzi:
"Il mio cagnolino ha le zecche.
Ieri una zecca mi ha punto, così io ho bombardato il mio cagnolino.
Ho il diritto di difendermi."
Cari italiani e care italiane,
IERI STRAGI NAZISTE, OGGI STRAGI ISRAELIANE
Dedicate 5 minuti a questa lettura, e pensate che, mentre state leggendo, ci sono innocenti che muoiono.
L’estate del 2006 potrebbe essere ricordata tra le pagine di cronaca nera dell’umanità. Il condizionale è d’obbligo perché persiste una vergognosa e sistematica censura che stravolge le verità storiche e filtra la diffusione delle informazioni.
Ecco perché, noi dell’Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia (U.C.O.I.I. – Onlus), abbiamo deciso di comprare questa pagina: adempiamo al dovere di informare e testimoniare.
La sesta guerra sferrata da Israele contro il Libano si sta consumando ormai da un mese, con un bilancio agghiacciante di morti, feriti e sfollati. Oltre 1000 persone hanno trovato la morte in sole 4 settimane: più un quinto della popolazione si trova senza un tetto; decine di migliaia sono i feriti.
Fonti ospedaliere, confermate anche dalla Croce Rossa Libanese hanno parlato dei “feriti mai visti prima”, denunciando l’uso, da parte dell’esercito israeliano, anche di armi al fosforo proibite. Ormai si è perso il conto delle bombe che Caccia di Tel Aviv hanno sganciato sul Libano.
A questa pioggia di morte ha fatto eco ogni giorno la cronaca che giunge dalla Palestina. Il dramma di intere popolazioni vittime della barbaria espansionista, unisce nella sua tragicità, Libano e Palestina. La spiaggia di Jabalya come il massacro di Qana: la cronaca delle violenze israeliane contro i civili inermi, si sta consumando sotto lo sguardo indifferente dell’umanità.
La morte dei bambini, donne e innocenti, sembra essere diventata un fatto ordinario, scontato, che non merita di essere citato, commentato, né tanto meno condannato dai media e dalle sedi della politica internazionale: là dove quest’ultima ha tentato di muoversi è arrivata implacabile la condanna del veto. I morti sono così diventati un effetto prevedibile e non collaterale di quello che si è dimostrato un progetto politico consolidato. Nel triste elenco delle vittime della violenza omicida dell’esercito israeliano ci sono anche giornalisti, caschi blu dell’ONU, pacifisti di ogni zona del mondo, anche americani.
Abbiamo sentito parlare di nuovo Medio Oriente, un’espressione che cela quella più antica del “Grande Israele”.
Gli scopi del nuovo attacco contro il Libano sono sembrati chiari fin dai primi giorni del conflitto: Tel Aviv ha subito chiarito le sue intenzioni di espandersi nel territorio libanese su un’area di oltre 30 chilometri. Questo nuovo territorio andrebbe ad annettersi a quelli precedentemente occupati, come accadde per le alture del Golan siriano e i territorio della Cisgiordania palestinesi.
Ricordiamo alcuni fatti storici della guerra israeliana contro il Libano e la Palestina.
PALESTINA Morti LIBANO Morti
1937: Massacro di Gerusalemme 2 1948: Massacro di Salha 105
1938: Massacro ad Haifa 21 1949: Massacro di Hula 90
1938: Massacro di Gerusalemme 10 1975: Massacro di Ayturun 9
1938: Massacro di Haifa 39 1975: Massacro di Kawnin 16
1938: Massacro di Giaffa 24 1976: Massacro di Hanin 20
1946: Massacro di Gerusalemme 91 1976: Massacro di Bint Jibayl 23
1947: Massacro di Tel Aviv 20 1978: Massacro di Khiam 100
1947: Massacro di Gerusalemme 80 1978: Massacro di Ausay 26
1947: Massacro di Haifa 6 1978: Massacro di Abbasyyah 80
1947: Massacro di Haifa 60 1978: Massacro di Adlun 17
1947: Massacro di Hawassa 16 1981: Massacro di Sidone 20
1948: Massacro a Giaffa 26 1981: Massacro di Fakhany 150
1948: Massacro a Gerusalemme 26 1981: Massacro di Beirut 150
1948: Massacro di Haifa 30 1982: Massacro di Sabra e Chatila 3500
1948: Massacro di Tantura 200 1984: Massacro di Jibshit 7
1948: Massacro di Deir Yassin 254 1984: I Massacro di Suhmur 13
1951: Massacro di Sharafat 12 1985: Massacro di Syr Al Garbyah 7
1953: Massacro di Gerusalemme 6 1985: Massacro di Marakah 15
1953: Massacro di Qibya 60 1985: Massacro di Zararyah 22
1956: Massacro di Gaza 58 1985: Massacro di Humin Al Tahta 20
1956: Massacro di Kefar Qasim 49 1985: Massacro di Juba 5
1956: Massacro di Gaza 500 1985: Massacro di Yuhmur 10
1956: Massacro di Qalqilia 70 1986: Massacro di Tiro 4
1956: Massacri di Khan Yunis 592 1986: Massacro di Bahr El Barad 20
1956: Massacro a Rafa 100 1987: Massacro Ain Al Hilwa 64
1966: Massacro di Sammou 18 1990: Massacro di Siddiqin 3
1967: Massacro di Gerusalemme 300 1990: Massacro di Beqa 8
1967: Massacro di Rafah 23 1991: I Massacro di Kafarman 4
1983: Massacro di Hebron 3 1992:II Massacro di Kafarman 5
1989: Massacro di Nahalin 3 1994: Massacro di Dayr Al Zhrany 8
1990: Massacro di Al Aqsa 21 1996: II Massacro di Suhmur 8
1990: Massacro di Ouin Kara 7 1996: Massacro di Nabatiyyah 9
1994: Massacro di Hebron 50 1996: I Massacro di Qana 106
2002: Massacro di Jenin 500 1998: Massacro di Janta 7
2006: Massacro di Gaza 100 2006: II Massacro di Qana 60
MARZABOTTO = GAZA = FOSSE ARDEATINE = LIBANO
Quello che avete letto non è un elenco di numeri e date che si possono dimenticare: è il racconto di una tragedia che si sta consumando non molto distante da noi.
Ora nessuno potrà dire: “IO NON LO SAPEVO”
www.islam-ucoii.it
mm: senti queste dichiarazioni: «Non è solo una tragedia, ma un crimine che, se non punito, rischia di ripetersi». Il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, secondo te a cosa si riferiva?
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200608articoli/9302girata.asp
inoltre quell'intelligentone di capezzone, ha detto:
"Mi pare positivo che il Ministro degli Interni Amato abbia con prontezza convocato la Consulta islamica dopo le manifestazioni di antisemitismo a cui abbiamo assistito. Detto questo, pero', la strada maestra e' quella, a mio avviso, di evitare derive 'concordatarie' e 'concertative'"
secondo me come ho citato poco sopra ci conviene fare i bravi guaglioni altrimenti ci manderanno uno psichiatra in cui ci diagnosticherà schizofrenia latente con forte tendenza a deliri di riformismo.
Israele agita molto lo spauracchio del terrorismo e dell'antisemitismo, ma ciò non toglie che come ben sappiamo.
1) I terroristi sono una minoranza spesso malvista da molti locali
2) I libanesi non hanno molte forme di difesa
3) Se è terrorismo farsi esplodere non è terrorismo bombardare?
Credo che lo stato di Israele sia molto alla frutta quanto ad argomentazioni e se è contro la barbarie dia l'esempio. Israele non è accerchiata, ma tende ad invadere, cosa ben diversa.
Tacciare di antisemitismo chi rifiuta la politica di invasione che Israele fà è un atteggiamento molto infantile, specie se fatto da persone che sbandierano l'ONU e poi ne violano quasi 70 risoluzioni internazionali.
la sottigliezza retorica del comunicato dell'UCOI e` di fare riferimento alle /stragi/, nel senso di atti di guerra crudeli e sproporzionati, che infieriscono sui civili e violano qualsiasi regola di correttezza militare, e non all'olocausto. infatti gli esempi che fanno sono marzabotto e fosse ardeatine, non i campi di concentramento.
questi paragoni, se visti "in piccolo" (atti di guerra con atti di guerra), sono parzialmente fondati, mentre un parallelo storico di piu` ampio respiro tra germania nazista ed israele degli ultimi anni non lo sarebbe.
su questa ambiguita` stanno facendo ballare l'opinione pubblica italiana, presenti inclusi.
stanno fomentando l'antisemitismo latente? forse. con la differenza che questa volta qualche fatto da addebitare ad israele c'è`. allo stato di isralele, quindi responsabilita` di chi lo dirige e quindi di chi lo ha votato e lo sostiene, non "agli ebrei", qualunque cosa questo voglia dire.
c'erano modi piu` eleganti per stigmatizzare l'invasione del libano? certamente, ma nel panorama mediatico italiota sicuramente meno efficaci. e questo la dice lunga sul panorama mediatico italiota.
e` tutta colpa di israele? certo che no, c'e` violenza da entrambe le parti, e dietro lo scontro ci sono interessi e potenze ben piu` grossi. l'egemonia su un'area che produce petrolio, nel momento in cui ci avviciniamo al "picco", per esempio.
HCE
ma 'sto posto sta diventando la sagra dell'antisemita felice e realizzato?
"qualche fatto da addebitare ad israele c'è`. allo stato di isralele, quindi responsabilita` di chi lo dirige e quindi di chi lo ha votato e lo sostiene, non "agli ebrei", qualunque cosa questo voglia dire."
Sono d'accordo, anzi aggiungerei un rafforzativo nel senso che la responsabilità è solo di chi lo dirige.
"e` tutta colpa di israele? certo che no, c'e` violenza da entrambe le parti,"
su questo punto, non vorrei far incazzare ancora di più berja, ma come sopra la colpa è solo di chi lo dirige.
"'egemonia su un'area che produce petrolio, nel momento in cui ci avviciniamo al "picco", per esempio."
forse il famiggerato picco è stato già raggiunto e suoperato, in questo modo si spiega l'avidità con cui hanno voluto distruggere l'iraq e con cui vogliono impossessarsi dell'iran, un altro punto a favore del superamento del picco è l'ormai costante livello del prezzo al di sopra dei 70$ con tendenza al forte aumento entro la fine del corrente anno.
di chi lo dirige E di chi lo vota.
ricordo un discorso, se non sbaglio nel film Farenheit 9/11, sulle responsabilita` dei cittadini di uno stato democratico che e` si impegna in una guerra. In quel caso di parlava degli USA: paradossalmente, una democrazia che va in guerra rende anche la minoranza contraria alla guerra responsabile delle sofferenze inflitte, e quindi esposta alle possibili ritorsioni. sicuramente sono individualmente responsabili i cittadini che votano un governo guerrafondaio. questi non si possono lamentare se poi sono vittime delle conseguenze della guerra, terrorismo incluso.
poi in termini complessivi c'e` qualcuno che per mestiere crea la paranoia che favorisce le posizioni piu` estremiste, e quindi le guerre. questi sono molto responsabili anche piu` di chi dichiara le guerre e di chi le fa credendoci.
HCE
"sicuramente sono individualmente responsabili i cittadini che votano un governo guerrafondaio."
questa definizione è molto generale, purtroppo oggi al momento del voto, se ci riferiamo all'america non si sa qual'è stata l'ultima elezione corretta altro che 3° mondo, i poteri forti, e con questo non voglio scrivere di complottismo ecc. ecc., specie in questi anni hanno la meglio a dispetto di chiunque, di conseguenza i cittadini di un governo guerrafondaio non necessariamente sono responsabili o a loro volta guerrefondaii.
Sono semplicemente vittime anche loro.
All’indomani della pubblicazione su alcuni quotidiani italiani di una intera pagina acquistata come inserzione pubblicitaria dall’Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia (UCOII), Magdi Allam, assieme all’intero emiciclo parlamentare, non ha retto l’elenco di verità, numeri, dati di fatto ed evidenti paralleli storico-politici elencati nella pagina.
Così, sbracciandosi per farsi spazio tra il rumoroso sdegno bipartisan, il solito Magdi Allam si è posto alla testa della caccia alle streghe, e dalla solita paginetta del Corriere della Sera, sempre più emarginato seppur “napoleonico”, ha lanciato l’ennesimo attacco all’organizzazione maggiormente rappresentativa dei musulmani in Italia.
Avendo già altre persone detto tutto quello che c’era da dire su Magdi Allam mi limito a postare tre documenti, e ad invitarvi a solidarizzare attivamente con l’UCOII – raccogliendo l’invito della sezione di Terni del movimento costitutivo del Pcl:
Invitiamo i compagni e le compagne e tutt* coloro che, nonostante la viltà della dis/informazione ufficiale, sono ancora capaci di capire la differenza tra *aggressori* e *aggrediti*, comprendendo gli obiettivi non dichiarati dei primi, ad inviare un messaggio di solidarietà all'UCOII (l'Unione delle comunità islamiche in Italia, e-mail: ucoii@uno.it ) di fronte agli attacchi della classe politica (fino al PdCI!) e della comunità ebraica italiana, dopo la pubblicazione del documento sulle stragi israeliane di civili innocenti e sull'uso di armi non convenzionali proibite dal diritto internazionale.
20/08/06
Movimento Costitutivo del Pcl - sezione di Terni
Il giornalista del Corriere della Sera Magdi Allam è considerato di fatto l’unica voce rappresentativa dell’Islam buono in Italia. Con tutto il rispetto, Madgi Allam più che altro dimostra di essere un addetto stampa del potere (Malcolm X lo avrebbe crudamente definito il tipico «negro da cortile»).
In un suo recente editoriale Allam attacca aspramente un’associazione musulmana chiamata Ucoi, Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia: «Oggi in Italia predicare e aizzare le masse a distruggere Israele è assolutamente lecito» si lamenta. «Se un gruppo di estrema destra o estrema sinistra avesse chiesto una pagina di un giornale per lanciare un messaggio farneticante che recita “Ieri stragi naziste, oggi stragi israeliane”, certamente si sarebbe scontrato con un netto rifiuto. Agli estremisti islamici dell'Ucoii è andata diversamente. Perché gli estremisti islamici dell'Ucoii sono pienamente legittimati dalle istituzioni e dallo Stato».
Per dimostrare quanto a loro volta nazisti (lui non lo dice, ma due più due fa quattro anche in via Solferino) siano questi musulmani, indica anche il sito del Male, islam-online.it: «Per verificare la realtà dell'ideologia dell'odio, della violenza e della morte che anima l'Ucoii, al pari di Hamas e dei Fratelli Musulmani».
Si tratta di un sito pieno di contenuti e vi si trova un po’ di tutto. Ma navigandolo un po’ si possono trovare anche molti articoli di un certo Abu Yasin Merighi, che in uno dei suoi pezzi a proposito dell’eterna questione di due Stati separati per israeliani e palestinesi scrive: «Per quanto ne posso capire, personalmente ritengo che l’unica soluzione praticabile sia quella di addivenire alla creazione di un unico Stato federale, gestito e amministrato da una classe dirigente che inizialmente non si allontanerà molto dall’espressione di un ceto politico prevalentemente ebraico, salvo favorire un graduale e progressivo riequilibrio sulla base di una reale e democratica rappresentanza parlamentare. La capitale non potrà essere che Gerusalemme, magari con lo status di città internazionale e sotto l’egida di qualche organismo internazionale (non cito le Nazioni Unite per ovvio pudore). Per quanto vagamente utopica (ma sono convinto che lo sia meno di quanto sembri) tale soluzione potrebbe garantire una serie di risultati di eccezionale importanza: innanzitutto l’apertura di un enorme mercato regionale, mortificato finora da una serie di zavorre geopolitiche impressionanti, da cui avrebbe non pochi benefici anche il sistema produttivo europeo. In secondo luogo il rilancio del turismo globale, non solo di quello culturale e religioso che ovviamente farebbe la parte del leone, con l’afflusso di capitali forti e la riqualificazione delle strutture ricettive locali, penalizzate da annosi conflitti interni e da motivi di sicurezza più o meno reali. La creazione delle condizioni di stabilità per una proficua politica internazionale (del tutto superfluo illustrare la posizione di preminenza che l’Italia potrebbe rivestire in ambito mediterraneo), nonché la rottura dell’assedio egemonico e globalizzante di una monocultura nei confronti della ricchezza e delle specificità africane, mediorientali e asiatiche in generale [...]. Per poter anche solamente pensare di realizzare qualcosa di simile, occorre iniziare a riconvertire la produzione industriale di alcuni paesi (Stati Uniti in primis), riducendo l’incidenza spaventosa che l’elemento bellico riveste in tale ambito, con tutte le inevitabili e terrificanti implicazioni che tale sproporzione comporta.
In quest’ottica, una via praticabile potrebbe essere quella di non pensare più alla società in termine di schieramenti contrapposti, rivendicando appartenenze o pedigree particolarmente blasonati: sarà invece importantissimo mettere in campo una serie di virtù convergenti, indipendentemente dalla propria appartenenza religiosa o culturale, nella consapevolezza che la giustizia e la sicurezza sociale sono un patrimonio collettivo irrinunciabile e imprescindibile per chiunque».
Abbiamo voluto riportare una sezione tanto lunga di un articolo scritto da qualcuno che versomilmente dev’essere uno dei principali collaboratori di questo sito, per inquadrare una volta per tutte un "collega" che per le sue eccezionali capacità di zelante servilismo è stato eletto dai sostenitori del governo di Israele in Italia la voce Buona dell’Islam in Italia.
A quelle che sono proposte pragmatiche, di ampio respiro e globali, articolate e concrete, di costruzione di una realtà in cui israeliani e palestinesi possano finalmente vivere senza ammazzarsi a vicenda, nella misura in cui tutti capiscano che la prima cosa da fare è liberarsi dalla schivitù dei facili schemi ideologici preconfezionati in cui si sia irreggimentati (appunto), Allam risponde: «A noi non resta che prendere atto che oggi in Italia predicare e aizzare le masse a distruggere Israele è assolutamente lecito, che la stampa nazionale gratuitamente o a pagamento diffonde dei messaggi inequivocabilmente ostili al diritto all'esistenza di Israele. E che tutto ciò viene considerato libertà di espressione. Nonostante si tratti in realtà del fulcro dell'ideologia del terrore di cui tutti noi siamo testimoni e vittime».
Ad Allam non importa che il governo di Israele da decenni ignori sistematicamente tutte le risoluzioni dell’Onu (quelle che non vengono bloccate prima dal veto del rappresentante dell’amministrazione statunitense di turno); non importa che intellettuali di ogni colore e nazionalità come, fra i molti, Noam Chomsky, Eduardo Galeano, Howard Zinn, Ken Loach, John Berger, Arundhati Roy si siano scagliati contro l’aggressione al Libano che lo stesso Haaretz -uno dei principali quitidiani israeliani- ha definito «folle»; non importa che mentre le bombe e i cannoni dell’indifendibile Olmert massacravano oltre mille civili libanesi -a ventiquattro anni dai massacri di svariate migliaia di palestinesi e libanesi di Sabra e Chatila- a Gaza l’esercito israeliano impiegasse armi non convenzionali (bombe al fosforo?) contro i civili palestinesi, uccidendo altre decine, centiaia, di altri uomini, donne e bambini colpevoli solo di essere nati in Palestina. E, checché ne dica, paradossalmente non gli importa nemmeno che civili e militari israeliani continuino a morire causa della folle e prepotente politica di scontro a tutti i costi della loro classe dirigente. L’unica cosa che sa concepire è l’essere totalmente d’accordo con i più forti: governo israeliano e governo Usa.
Non occorrerà proseguire nella, putroppo, lunghissima lista di crimini e atrocità perpetrate dai governi israeliani (o addentrarsi nella immancabilmente «antisemitica» analisi delle complicità -neoconservatrici e non- statunitensi) per prendersi dei “nazisti” -o un equivalente- dal signor Allam: la comprensione della realtà è evidentemente fuori dal suo raggio d’azione.
Nessuno è perfetto, sia ben chiaro, ma è innegabile che questo “arabo da cortile” abbia una personalissima concezione della libertà di stampa e di parola. Tanto che non manca nemmeno di spiegare al ministro dell’Interno Giuliano Amato (che forse ritiene colpevole di non aver ancora chiesto a Donald Rumsfeld di poter mandare a Guantanamo tutti i musulmani residenti in Italia che non la pensano come lui) cosa debbano essere democrazia e libertà: «A noi non resta che prendere atto che oggi in Italia predicare e aizzare le masse a distruggere Israele è assolutamente lecito, che la stampa nazionale gratuitamente o a pagamento diffonde dei messaggi inequivocabilmente ostili al diritto all'esistenza di Israele. E che tutto ciò viene considerato libertà di espressione. Nonostante si tratti in realtà del fulcro dell'ideologia del terrore di cui tutti noi siamo testimoni e vittime».
Raramente su questa Testata si è sprecato tempo e spazio per commentare gli accessi di “intellettuali” come Magdi Allam. Ma a volte non si può fare a meno di puntualizzare l’evidenza: a parte che Israele possa esistere e prosperare nessuno lo mette in discussione, il problema, signor Allam, è che nessuno -lei incluso- discute del fatto che in qualche modo debba (co)esistere e prosperare anche la Palestina.
Se non si trattasse di cose serissime, il fatto che una proposta in questo senso, interessante e diversa, la si possa trovare proprio in un sito che il "democratico e tollerante" Allam se potesse chiuderebbe domani, sarebbe quasi divertente. In fin dei conti, forse anche la presenza di uno come lui può rivelarsi utile. Qualche volta. (red.is)
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complimenti MM, ma il tuo "j'accuse" difficilmente troverà altri consensi, anche perchè in questo momento il dietro-front dell'esercito di holmert, sta falsamente facendo intravedere una apertura nella crisi in corso, e con la copertura dell'invio delle truppe dell'onu, nelle quali ancora non ho capito quante nazioni parteciperanno, attualmente solo il nostro prodi, servilmente, non declina l'invito. Siccome l'obiettivo finale è, evidente, il coinvolgere altre nazioni, non mi meraviglio se ad invio effettuato delle truppe, succedesse un fatto tragico, in modo che si spianasse la strada per il vero obiettivo finale, costi quel che costi, con in più la partecipazione attiva di altre nazioni che avranno subito, nel frattempo, qualche danno.
infne un cosa non capisco perchè si è attenti al presunto invio di armi in libano da parte della siria e si fa finta di niente quando ad holmert l'amministrazione bush sta inviando bombe al fosforo e altre armi, come se dovessero servire al più presto?
Non mi sembra una gran furbata adeguarsi al livello medio di suscettibilità e rissa circolante. Chi svolge una funzione politica ha un dovere di chiarezza in più: offrire a decine di persone esattamente quello che si aspettavano di sentire per ricominciare a parlarsi addosso non ottiene l'effetto di scuotere le coscienze che si intendeva avere, ma l'esatto contrario.
All'UCOII dovrebbero sapere che gli orrori della seconda guerra mondiale non sono solo il 'tetto' su cui viene tarato il nostro senso etico, ma anche che spesso diventano un buco nero capace di annullare e squalificare la nostra capacità di giudizio: non è abusandone a propria volta che si combatte questa distorsione.
Le radici del disastro mediorientale non sono tutte riconducibili all'olocausto, ma sono sia più antiche, che più recenti, ci sono tante altre cose su cui vale la pena di riflettere e attirare l'attenzione (il nazionalismo, il mediterraneo come prospettiva comune, le responsabilità europee).
Ho scritto un commento abbastanza noioso, ma è pressapoco quello che intendevo dire.
Noin capisco bene e credoi che bisognerebbe andare al fondo della vicenda israele palestina libano.Molte risoluzioni ONU specie quella che traccia i confini e il ritiro dai territori occupati sono state ignorate da Israedle. Ma come dovrebbe difendersi un popolo aggredito con gli editti di un ONU sempre più lontano?