Serata speciale al Ciack, per rivedere il
Milanoir Milanuit già gustato lo scorso anno al Teatro Blu. C'è poco da aggiungere a quanto già detto su un lavoro piacevolissimo. Questo inaspettato (e gradito) ritorno, forse anche in omaggio a una
location più prestigiosa, ha visto qualche modifica. A sensazione sono stati un po' ridotti i testi, parte a favore delle musiche, parte per dare il meritato spazio a
Luciano Lutring - uomo straordinario, bandito, galeotto, pittore, scrittore e padre affettuoso - che non avevamo avuto il piacere di vedere l'anno scorso.
L'altra chicca in più della serata è stata Didi Martinaz, una straordinaria interprete dei sogni di una Milano che purtroppo non esiste più. La sua voce elegante - resa un po' roca da decenni di palcoscenici - si mescola con il dolcissimo dialetto meneghino che ormai (e probabilmente per poco) si può sentire solo a teatro, perché dalle strade è scappato tanti anni fa. Notizie su di lei
nel sito di Dania e Mario, gli altri due musicisti in scena. Didi ha cantato alcune canzoni, splendide e dolorose, di vecchia
ligera. Una bella scoperta, che speriamo di avere occasione di riascoltare presto.
Sopra le righe - come sempre - il nostro personalissimo candidato a sostituire l'indegno Zecchi sullo scranno di assessore alla cultura di Milano: Davide "Atomo" Tinelli, rifondarolo senza erre moscia, pittore e graffitaro, adesso anche attore "folk". Che da queste parti si abbia un debole per la sua faccia pulita e il suo convinto e creativo antifascismo è cosa nota. Quindi passiamo a incensare El Pelè, col suo vocione, l'arguto Piero Colaprico, il bravo Alessandro Castellucci.
C'è bisogno di ricordare anche Milano com'era. Può essere un'antidoto a Milano com'è e come speriamo smetta presto di essere.