La passeggiata di protesta per la strage del Bosco di Gioia è stata tutto sommato. La partecipazione - tra blocco del traffico e weekendone - non è stata massiccia, ma era allegra e colorata. E' stata un'occasione per vedere un po' di candidati sindaco in presa diretta, a confrontarsi (o a tentare di farlo) con le persone del mondo reale. Ed è stata l'occasione per vedere un po' di facce note. Trascriviamo di getto le sensazioni che riportiamo a casa assieme ai piedi intirizziti e alla rabbia per l'idea che - nonostante il dissenso di 18mila cittadini - il signor Formigoni abbia devastato un piccolo pezzo di natura in città. Sia quindi chiaro che disgusto e disprezzo per questo personaggio, per i suoi camerieri, per i cattopoteri che lo manovrano, per la Banda Bassotti a cui è aggregato, sono totali e incondizionati, distanti anni luce dal dissenso - anche forte - per il colorato, a volte cialtrone, spesso inadeguato, quasi sempre inoffensivo mondo della sinistra.
Visto che della
manifestazione c'è poco da dire (ci si è trovati, qualche saluto qua e là, qualche chiacchiera, una lunga passeggiata), raccontiamo delle persone.
Bruno Ferrante
C'era, finalmente, in carne e ossa. Ma una volta di più è stato abilissimo a dribblare qualunque tipo di interazione con chi non facesse parte della sua baracca. Ciò è oggi più comprensibile, visto che una volta di più Ferrante - nel breve intervento diffuso da un sound system allegro e precario - ha dimostrato sia di mancare totalmente di capacità comunicativa, sia di non avere la benché minima proposta vera per Milano. La serie di banalità, luoghi comuni e frasi generiche è stata sinceramente sconfortante. Siamo riusciti a catturarne un
brano significativo dal quale chiunque potrà giudicare liberamente. Molto poco elegante anche la fuga strategica, attuata poco dopo l'avvio del corteo, quando quel po' di visibilità che la situazione poteva offrire era stata raccolta. Confermiamo con tutti i nostri dubbi sulla persona, che si aggiungono a quelli - ben più gravi e inquietanti - sulla rete politico-affaristica che lo sostiene. Voto 2. Meritava 5, ma ha perso un punto per
questo passaggio particolarmente sconfortante del suo intervento, uno per aver detto con la faccia da funerale la frase
«una città nella quale, io dico, sia bello sorridere» e uno per essere stato costantemente appiccicato al Mirabelli.
Dario Fo
E' vecchio. E' stanco. Ma quando apre bocca incanta, raccoglie consenso, diffonde fiducia. E' un gigante e sa di esserlo. Quando è comparso - un po' dopo la partenza del corteo, per lui non è facile spostarsi - occhi, orecchie, telecamere e Nikon sono state tutte per lui. Riuscirebbe a essere un ottimo sindaco per Milano? In assoluto non ne siamo certi, dipende molto dalla squadra a cui affiderebbe le responsabilità specifiche. Ma è altrettanto certo che potrebbe essere un sindaco migliore tra tutti quelli che possono legittimamente sperare almeno di avvicinarsi alla vittoria. In ogni caso, comunque vada, la presenza di Dario Fo sta dando a queste primarie milanesi - primitive, scalcagnate, mediocri, maltollerate - una visibilità che non avrebbero avuto senza la sua faccia. Quindi, onore e rispetto al sommo giullare. Voto 10. Meritava 8, ma guadagna un voto per averci fatto divertire impappinandosi su migliaia-milioni di sterline spese in Gran Bretagna per le piste ciclabili e un altro per essere stato lì a chiacchierare coi ragazzi che se lo coccolavano come un supernonno.
Milly Moratti
E' tanto dolce e simpatica che ti vien da provare tenerezza. E crede in quello che fa. C'è chi gioca a Subbuteo e chi si compra l'Inter come suo marito. C'è chi prova a scrivere poesie e chi si candida a sindaco di Milano, come ha fatto lei, beata, che se lo può permettere. Quel che c'è di positivo è che non fa danno. Quindi, ben venga anche Milly nella baracca della sinistra che evita di spalmarsi sui partiti ammuffiti. Voto 7, meritava 8, ma ha già tanto e il suo voto lo risparmiamo per qualcuno meno fortunato.
Pierfrancesco Majorino
Tra tutti i politici locali è forse l'unico a cui - in un dissenso spesso totale - riconosciamo una dose di onestà intellettuale e di sincerità. Non è poco, in una gabbia di lacché preoccupati solo di conservarsi il posto a tavola. Pier partecipa spesso a questi eventi, cammina fino in fondo, non cerca troppa visibilità, insomma, fa la sua parte come può e come sa senza strafare. Oggi abbiamo anche scambiato due parole sulle vicende Consorte-Unipol e dobbiamo ammettere di aver ammirato la convinzone con cui ha affermato che
«i DS ne usciranno puliti, perché non hanno mai rubato nulla e ogni finanziamento è sempre avvenuto alla luce del sole». Beato lui che ci crede (se ci crede davvero): noi santommasi, tormentati dall'incubo di conti correnti offshore che saltano fuori la settimana prima delle elezioni, dobbiamo ammettere un po' di invidia. Voto 9, meritava 8 ma ha guadagnato un punto per non essersi mai fatto sorprendere a telefonare con faccia impegnata.
Carlo Monguzzi
Tanto per esser chiari: ha detto cose che gridano vendetta. In una città come Milano, con i problemi di inquinamento, invivibilità, inciviltà automobilistica, il più moderato dei verdi tedeschi o francesi si batterebbe all'ultimo sangue per soluzioni drastiche sulla circolazione privata. Di tutto parlerebbe, tranne che di stupidi filtri da applicare ai tubi di scarico delle auto, come se il problema stesse in un po' di particolato in meno. Anche la sua soddisfazione per la giornata chiusa al traffico (chiusa si fa per dire, la città era trasformata in un autodromo in cui alcunii privilegiati-furbi viaggiavano a velocità demenziali) grida vendetta. Non basta un'inezia di polvere in meno per dire una sola parola positiva su un provvedimento stupido, demagogico e contraddittorio con tutto il resto della (non)politica ambientale degli sciagurati governi di destra. Voto 1, meritava 3, perde un punto per l'eccesso di ironia su Formigoni (diciamo e facciamo cose serie perdiana, il tempo delle battute è finito), un altro per non aver lasciato fermare il gruppo in Melchiorre Gioia a rendere omaggio al Bosco.
Gian Andrea Zagato
Cronista locale de Il Giornale della famiglia Berlusconi, sta sempre appiccicato a un maggiorente qualsiasi per carpire una frase da decontestualizzare e trasformare in una delle polemicuzze in cui è specializzato il suo quotidiano. Però fa il suo lavoro con allegria e senza livore, il ché lo differenzia dai tanti cialtroni che stanno dalla sua parte della barricata. Voto 10. Meritava 5, ma guadagna un punto per aver dichiarato di leggere OneMoreBlog come prima cosa quando arriva in redazione, uno per averci cavato da sotto il naso il suo sigaro pestifero, uno per la promessa di citare sempre questa fonte quando la utilizza, uno per aver abbozzato alla nostra dichiarazione che
«quelli di destra non pensano, al massimo fanno demagogia», limitandosi a replicare che è una strategia che paga e un ultimo per aver
scritto «Alberto Biraghi dell'ufficio stampa dei gruppi d'opposizione a Palazzo Marino», una frase che avrà fatto venire un colpo a chi piuttosto di avere Biraghi come addetto stampa accetterebbe una ciste anale. Divertentissimo.
Michele Sacerdoti
Unico, inimitabile, incorruttibile, sorprendente. E' la dimostrazione vivente del perché il Popolo di Israele ha potuto superare ogni avversità, sopravvivendo alla Shoah e a millenni di persecuzioni e razzismi assortiti. Michele porta con sé una calma, una determinazione, un candore che lo collocano al di sopra di qualunque bassezza commessa dagli avversari a cui si oppone, quelli che tagliano le piante e sporcano il mondo. Con il suo cappellino di lana, la sua vecchia Rossignoli, la sua fiducia e la sua intelligenza emotiva fa parte del drappello di persone che possono salvare il mondo.
Purtroppo, nonostante tutto questo, il Bosco non c'è più e probabilmente Formigoni farà il suo monumento a se stesso e al suo delirio di potere inquinato. Ma noi, con le nostre biciclette, le nostre piantine, la nostra fiducia in un mondo diverso, cercheremo sempre e comunque di fermarlo. Riuscirci è molto imortante, ma non è fondamentale. L'importante è avere fiducia, come Michele Sacerdoti,
Barone Rampante di Milano, che resiste allo scempio ambientale e culturale, per un mondo migliore.