Due cent tardivi su Sanremo in guêpière

Sanremo in guêpière

“Zitti e buoni” è una canzone come ce n’è a milioni e i Måneskin sono ragazzotti di medio talento, stupiti e increduli per una botta di culo che non potevano in alcun modo aspettarsi. Ci hanno provato con impegno in questo Sanremo in guêpière e gli è andata bene oltre ogni previsione. Buon per loro.

Il vero bug di sistema non sono i Måneskin, Achille Lauro, Fedez o Ermal Meta, ma il Golem perverso della televisione, che ha trasformato il “festival della canzone italiana” in una sfilata di moda stravagante e atteggiamenti trasgressivi a tutti i costi e si autoalimenta parlandone allo sfinimento.

La puntata speciale di DomenicaIn, che ha proditoriamente sostituito l’Eredità il 7 marzo, lo prova senza possibilità di dubbio, con un esercito di nani e ballerine che sfoggiano un’insopportabile familiarità con chi conta, si fanno complimenti a vicenda e tessono elogi (e autoelogi, «io lo dicevo da mesi») su performer che non fino a una settimana prima non avevano neppure sentito nominare.

Poi le canzoni in media non sono meglio o peggio di Una lacrima sul viso, Paff Bum, Non ho l’età e Finché la barca va. Il problema è che se a quelle canzoni ci metti intorno l’assurdo carrozzone di un Sanremo in guêpière e strass ecco che diventano automaticamente scadenti.

A questo va aggiunto che mancano totalmente anche professionalità e scuola. I cantanti cantano tutti con la gola (ma il pubblico non lo capisce), le uniche lezioni che hanno fatto sono sul portamento e il look (quello che il pubblico capisce). Lo so, neanche Gianni Morandi e Luci Dalla avevano studiato quando hanno cominciato, ma si sono rifatti nel tempo.

Oggi il contesto in cui viviamo dichiara l’inutilità di studiare. Achille Lauro è diventato una star solo tirandosela come può (peraltro quando parla, nella sua mediocrità un po’ paesanotta, fa comunque miglior figura dei nani e ballerine a DomenicaIn di cui sopra), scimmiottando Bowie, ma senza valere un’unghia di Bowie. Viste le condizioni del Paese direi che (ahinoi) è un dettaglio tanto marginale quanto comprensibile.

PPS da leggere il commento di Pietro Paolo falco su Accordo.