Il governo Draghi non sarà il dream team, ma fattelo andare bene così

Governo Draghi e Luigi Di Maio

Primo e unico mio commento sul governo Draghi. Leggo parecchi mugugni sui nomi appena letti dal Presidente del Consiglio. Invece c’è quasi da essere contenti.

I dossier essenziali, quelli che contano, sono in buone mani. La giustizia passa nelle mani degne di Marta Cartabia, già presidente della Consulta, mani ancora più apprezzabili se si considera come stavamo messi prima (NB: chi la mena perché Cartabia sarebbe una cattolica “vicino a CL”, oltretutto “omofoba e bigotta” sappia che il suo spessore umano e culturale le consentirà di lasciare al proprio privato le convinzioni personali e fare un buon lavoro).

Certo, il governo Draghi non è il dream team che auspicavano tutti, ma va detto che se avessimo voluto un dream team ce lo saremmo dovuto votare. Invece noi italiani siamo stati talmente scaltri da dare il 33% dei consensi a una banda di balordi, di conseguenza ci capita che il prezzo da pagare sia Luigi Di Maio confermato alla Farnesina anziché restituito al suo luogo di lavoro naturale, le gradinate del San Paolo.

Dai retta a me, ci va di lusso. Nonostante otto donne su ventitré ministri, nonostante Giorgetti e Gelmini, nonostante Brunetta e Carfagna. Ci va di lusso perché nei posti chiave ci sono persone competenti e ci va di lusso pensando all’unica alternativa possibile, cioè le elezioni anticipate in cui gli stessi italiani scaltri metterebbero gioiosamente il Paese nelle mani di un nightmare team neofascista e razzista che al confronto Donald Trump sembra  Antonio Gramsci.

Dai retta a me, ci va di lusso, quindi ridiamoci su, dai.

PS: Vale anche la pena di leggere Francesco Verderami.