Il 29 aprile 1945 a piazzale Loreto

Ogni anno, al 29 aprile si apre il fronte “piazzale Loreto”. Stendo un velo pietoso sui nostalgici del Campo 10 del Cimitero Maggiore (perché i morti non sono tutti uguali, ci sono quelli che stavano dalla parte giusta e quelli che invece stavano con Mussolini e Hitler) e sui buontemponi che che «ma allora le foibe», costoro sono effetti collaterali della democrazia, amplificati dai social network che assegnano diritto di sproloquio a chiunque.

Trovo invece particolarmente fastidiosi quelli che «sono antifascista, ma…» cui seguono descrizioni di Piazzale Loreto il 29 aprile 1945 a colpi di «macelleria messicana»,  «scempio dei cadaveri», «violenza inaudita», «spettacolo ripugnante», «orrore», eccetera. Qualcuno arriva ad aggiungerci il magico boost «senza se e senza ma» o una citazione decontestualizzata di Parri o Pertini, sempre aggiungendo «che certo non erano dei fascisti».

Invece no. Gli eventi della storia possono essere analizzati solo tenendo conto degli eventi precedenti e del contesto emotivo del momento. Ogni rivolta popolare (e l’insurrezione antifascista del 1945, pur nelle sue contraddizioni, lo è stata) nasce dall’esasperazione popolare, che ha necessità di sfogarsi in un evento di catarsi. In sintesi: la purificazione nel sangue di una vittima sacrificale non l’hanno inventata i Partigiani italiani, è una necessità radicata nella natura umana. E non esiste rivoluzione che non si completi in un evento di sangue.

Proprio per questo la morte violenta di Mussolini (con contorno di Petacci e gerarchi) nel teatro macabro di piazzale Loreto è l’unica cosa buona compiuta nella vita da quel losco figuro. Per dichiararsi libero e ricominciare a governare il proprio destino il popolo italiano aveva bisogno di un atto di purificazione, una κἁθαρσις in senso freudiano, per liberarsi dalle ansie prodotte da quel ventennio di asservimento. Per questo Piazzale Loreto deve essere sì letto come evento violento e feroce, ma anche e soprattutto come imprescindibile momento di svolta nel cammino verso la libertà. Che poi qualcuno non abbia capito e imparato la lezione è un altro (triste) discorso.

Comunque buon 29 aprile.

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