Elezioni in Umbria 2019: Meloni e Salvini sono solo un sintomo

Nei giorni scorsi sono stato in Umbria, per la prima volta dopo tantissimo tempo, ritrovando una regione di persone magnifiche. Proprio per questo mi è venuta voglia di accantonare il pensiero che troppi commentano e troppo pochi fanno. Quindi anch’io dico la mia sui fatti dello scorso weekend, che ha visto il tracollo dei partiti di governo (primo tra tutti M5S finito mi pare sotto l’8 per cento) e la cavalcata trionfale della destra peggiore. Quello che riporto qui sotto è un mio commento (un po’ editato perché abbia senso fuori dal contesto) a un tread sul wall Facebook della mia amica Gisella Ruccia.

Gisella nel suo thread sulle Elezioni in Umbria scrive tra l’altro: «Finché non si capirà che il venticello fetido di destra, o la bersaniana mucca nel corridoio, scalpita da quasi un decennio per tutte le misure antisociali e lo schifo seminato da crapuloni allignanti nel centrosinistra, Ramba e il socio, due figure politiche nuove quanto le fulloniche degli scavi di Pompei, continueranno ad ammorbare la scena politica, i teatrini televisivi e i socialini».

Ho risposto più o meno così (mi scuso in anticipo per la negatività, ma non sono belle giornate):

Penso che Meloni e Salvini siano una conseguenza. Il tema vero, cioè il male vero, non è la masnada bipartisan di guitti della politica (dico “guitti” perché nonostante gli sforzi fatico a trovare della qualità in chicchessia), che sono solo la conseguenza di una condizione socioculturale al di sotto di ogni livello di guardia. Il male sono gli italiani, siamo noi.
Cultura sotto i tacchi, analfabetismo funzionale che dilaga, ansia da rate dell’auto, frustrazione di vedere i pochi ricchi che impazzano mentre si suda per comprare il nuovo Huawei, eccetera. Ecco cosa è accaduto alle elezioni in Umbria. Esattamente ciò che accadde in Italia e a Weimar subito prima della salita al potere di Mussolini e Hitler.
Meloni e Salvini dicono le cose giuste per fare fessi gli animi semplici. Sono cinici, privi di scrupoli e ben strutturati sul piano comunicativo. Per questo non c’è modo di contrastarli: non puoi imitarli perché a fare i fascisti sono meglio loro, non puoi contrastarli con discorsi sensati (ammesso che il centrosinistra sia in grado di farli) perché i discorsi sensati non vengono compresi.
Per questo mi incazzo quando sento dire “alla fine ci tocca rimpiangere Silvio”. Non c’è davvero nulla da rimpiangere, perché in realtà la causa dell’imbarbarimento sociale, culturale e civile è proprio lui, l’ometto che ha fatto passare il concetto più falso della storia: “se è diventato ricco mi fido, arricchirà anche me”. E allora giù ad ammirarlo, anche quando rubava, quando diceva di essere “più uguale degli altri” o quando dichiarava giusta l’evasione fiscale.
Gisella gira la Rete alla ricerca di cose bizzarre e li vede bene gli elettori della destra che hanno sancito il capitombolo del centrosinistra alle elezioni in Umbria 2019. I profili trasudano frustrazione, sfogata nella voglia di una moto più potente, unica cosa percepita come valore, tanto desiderata da giustificare ulteriori rate a fine mese. Un popolo di schiavi tanto ignoranti da incatenarsi da soli.
Il PD è un’entità obsoleta, totalmente sganciata dal presente, l’M5S ha esaurito la spinta (non a caso Casaleggio fa comunella col maestro di tutti i perdenti, tale D’Alema, quello che tutto ciò che tocca diventa…). Calenda e Renzi sembrano bambini che giocano a Monopoli.
Senza scherzi alla fine di questo governo spero di essere in condizioni di poter emigrare, basta vedere come gli italiani guidano l’auto per capire che non c’è speranza di risurrezione.