Una sconfitta: la sinistra non può vivere di rendita

pierfrancesco maran

Ricevo questa mail di commento alla sconfitta del Partito Democratico in Lombardia da Pierfrancesco Maran e la pubblico, perché sono in totale sintonia.

Una sconfitta: la sinistra non può vivere di rendita

Lo dicono i numeri, ma lo dicono soprattutto le questioni sociali ed economiche che dobbiamo affrontare in questi anni: non ci si può chiudere in dinamiche autoassolutorie sul risultato elettorale del PD o l’esito del voto a Milano e in alcune aree urbane.
Da troppo tempo abbiamo smesso di essere sviluppo e lavoro, ma solo declinazione di diritti che spesso non riusciamo a tramutare in leggi.
Ci chiamiamo Partito Democratico ma poi nominiamo liste bloccate alle elezioni e cancelliamo primarie con un semiunanimismo di tutto il gruppo dirigente, pensando che i cittadini non se ne accorgano. Oltretutto, dopo gli esiti elettorali non si dimette mai nessuno, è una cosa pazzesca ma addirittura Letta ha rivendicato positivamente i risultati.
Abbiamo rinunciato a pianificare le elezioni, come se non avessimo saputo da anni che le regionali si sarebbero svolte nel primo semestre del 2023 e si è detto che non si potevano fare le primarie con la scusa che non c’era tempo o che alcuni alleati non avrebbero gradito.
Se non invertiamo la rotta, recuperando lo spirito degli anni più dinamici del centrosinistra milanese, non solo non offriamo un buon servizio al partito lombardo e nazionale ma, prima o poi, rischiamo di mettere in discussione anche il nostro legame con Milano e i milanesi. Non dobbiamo sottovalutare i 70.000 voti in meno rispetto alle comunali.
Un congresso serve anche a questo, a definire visione, obiettivi e modo per raggiungerli.
Allora ci sono alcuni punti che mi preme sottolineare:
1. Abbiamo bisogno di dirigenti che difendano gli spazi democratici, come non è stato fatto prima. Basta cooptazioni su liste bloccate o inventarsi scuse per non far le primarie in competizioni come le ultime regionali o le future comunali. La partecipazione attiva è uno degli elementi che motivano i cittadini, specie in un momento di affluenza così bassa. Magari far le primarie non avrebbe cambiato il risultato, ma sicuramente avrebbe influenzato l’ineluttabilità di questa campagna elettorale, nonostante lo straordinario impegno di Pierfrancesco Majorino. Le preferenze hanno consentito di emergere a candidati giovani e alla voglia di novità dei cittadini.
2. Non esistono dei privilegiati delle Ztl, esistono persone che anche in città fanno fatica tra costo della vita crescente, salari che invece non crescono e servizi pubblici che stiamo tentando in ogni modo di difendere da una situazione delle finanze pubbliche critica. È nostro compito assumerci queste difficoltà e non farli sentire soli, anzi è la vera sfida della sinistra urbana in questo momento.
3. Milano non è un fortino da difendere, dobbiamo rompere un accerchiamento. Le elezioni di Cinisello Balsamo, di Cologno Monzese e degli altri comuni al voto in primavera sono fondamentali per tornare ad essere popolari.
4. Recuperare il rapporto con i nostri alleati storici in ambito urbano, sia politici (e qui le aperture col Terzo Polo devono essere bidirezionali perché la candidatura della Moratti è stata una evidente forzatura con esiti negativi anche verso i loro elettori), ma soprattutto sociali e associativi, quelli che ci hanno accompagnato nelle vittorie a Milano e che ultimamente vedono distante tutta la politica. Non possiamo permetterci che divisioni ricomponibili, lascino vincere ogni competizione elettorale alla destra.
5. Il congresso serve a scegliere, a chiarirsi, per questo mi piacerebbe molto che Elly Schlein e Stefano Bonaccini si esprimessero chiaramente sul percorso che ci ha portato ai risultati di ieri, che non sono frutto del caso ma di decisioni politiche prese passo dopo passo. Mi piacerebbe che fossero chiari su che idea hanno per il PD dei prossimi anni: se essere un partito identitario che consolida un suo elettorato di riferimento o un Partito che ha l’obiettivo di parlare oltre gli steccati, anche a chi oggi è distante da noi.
La sinistra non può vivere di rendita, deve tornare ad aprirsi alla società. Al lavoro.

Pierfrancesco Maran