Ci è stato suggerito di provare questo ristorante per sostituire il vecchio, caro Nabucco di Milano, ci cui siamo rimasti orfani dopo la pandemia (la nuova gestione ha totalmente riposizionato lo storico locale). Siamo arrivati da Stendhal in quattro di età assortite alle 19.30, da bravi early diners. Accoglienza cortese e sorridente, ambiente molto gradevole.
Abbiamo subito notato sul menu prezzi superiori alla media di ristoranti analoghi, ma ci siamo detti “siamo a Brera, ci sta, certamente la qualità sarà all’altezza”. Purtroppo l’esperienza non è stata positiva.
I quattro antipasti non erano certamente all’altezza: i “mondeghili” da 18 euro sono cinque minuscole polpettine, anche piuttosto insipide, accompagnate da due foglie di verza. L’insalata da 15 euro era una manciatina di carciofi (mal puliti, c’erano varie punte dure) con un accenno di formaggio. Inaccettabili le puntarelle da 12 euro, che chiunque si aspetta abbondanti, ben arricciate e con salsetta alle acciughe, ma che Stendhal serve tagliate grossolanamente a tocchetti e condite con un’acciuga intera (ma come la usi per condire?). No, davvero no. Piuttosto che farle così non fatele, santo cielo!
Secondi: dignitoso il filetto da 32 euro, meno la cotoletta (anche lei 32 euro), di buona carne, ma davvero troppo secca (ormai a Milano la cotoletta è tornata in grande stile e a 32 euro se ne mangiano di strepitose). Il riso al salto con fonduta sarebbe valido se costasse il 30% in meno, ma a 20 euro è veramente scarso.
Dolci: inaccettabili le pesche sciroppate da 8 euro, chiaramente di barattolo e con panna montata dolciastra, da flacone spray (ma che ci vuole a montare la panna?) e dignitosa la mousse.
Buono il dolcetto Marchesi di Barolo, ma prezzato al triplo del costo al dettaglio, una vessazione che per fortuna molti ristoranti stanno eliminando. Davvero troppi anche 11 e 9 euro per un bicchierino di vin santo e uno di recioto.
Fanno 272 euro in quattro, davvero troppo in relazione a quello che abbiamo mangiato. Peccato.