Eugen Coșeriu e Fabio Rampelli

Fabio Rampelli

«Basta “elemosinare” termini stranieri, basta copiare modi di dire e parole ai popoli inferiori. Basta con gli usi e costumi dell’Italia umbertina, con le ridicole scimmiottature delle usanze straniere. Dobbiamo ritornare alla nostra tradizione, dobbiamo rinnegare, respingere le varie mode di Parigi o di Londra o d’America. Se mai, dovranno essere gli altri popoli a guardare a noi, come guardarono a Roma o all’Italia del Rinascimento… Basta con gli abiti da società, coi tubi di stufa, le code, i pantaloni cascanti, i colletti duri, le parole ostrogote».

Così riportava Il costume de Il Popolo d’Italia nel 1923: tre anni dopo il Trattato di Rapallo che ridisegnò i confini dell’Italia nord-orientale annettendo Gorizia, Trieste, Pola e Zara, il regime fascista aveva intrapreso una politica di italianizzazione forzata nei confronti della comunità slovena. Politica che fu poi estesa a tutto il Paese.

E allora ecco che l’overture diventava overtura, Churchill era Ciorcil, la garçonnière giovanottiera, Buenos Aires Buonaria. Si beveva bevanda arlecchina (cocktail), arzete (cognac) e perfino sciampagna (champagne), meglio se indossando la giacchetta da sera (smoking). Gli sciatori si cimentavano nella prova obbligata (slalom) e gli appassionati di musica ascoltavano Luigi Braccioforte (Louis Armstrong).

Ecco. Un fascista è un fascista non perché tiene il busto del Duce sulla scrivania (oddio, parecchi lo fanno, inclusi personaggi di spicco della politica), ma perché fa cose da fascista. Fabio Rampelli, parlamentare di Fratelli d’Italia forse non ha busti del Duce in ufficio, ma certamente è un fascista. Lo dimostrano il suo “abbiamo tanti amici gay e sono brave persone”, la sua idea di telefonare ai migranti (“hanno tutti il telefono!”) per avvisarli di non partire, oggi il suo progetto di una legge per l’autarchia linguistica, partito dalla polemicuzza sul dispenser e arrivato all’idea di sanzionare “chi continuerà a macchiarsi di forestierismo linguistico”.

Fabio Rampelli

Un fascista in genere è ignorante e codardo, primo tra tutti Mussolini, beccato tremante mentre scappava travestito da soldato tedesco, abbandonando i suoi scherani e il Paese al loro destino. Questo Rampelli non fa eccezione su entrambe le qualità. La sua pazziata dimostra che non ha mai sentito nominare Eugen Coșeriu e la pezza che ha provato a mettere dopo il diluvio di meme che ha accolto la sua pensata è peggio del buco.

Un governo di cialtroni arroganti, prepotenti e incolti allo sbaraglio.