
«L’universo ha preso coscienza di se, può sfruttare a suo piacimento ogni fonte energetica anche quella stellare. È nato Dio, essere unico e perfetto in tutto tranne in una sola cosa:…». Ho trascritto qui il racconto dell’entità che si palesa su Bluesky come R. Daneel Olivaw. È troppo bello per lasciare che si diluisca fino a sparire nell’oceano dei social.
All’inizio era il buio e non c’era distinzione tra forze elementari. Poi improvvisamente (in meno di un milionesimo di secondo) venne la luce, sotto forma di fotoni e assieme ad essi le particelle elementari: quark, gluoni, elettroni, neutrini tutto in rapidissima espansione a temperature di migliaia di miliardi di gradi. Quindi in un tempo che al confronto sembra infinito (circa un secondo) l’universo iniziò a raffreddarsi e i quark si unirono per formare gli adroni (protoni e neutroni) Il raffreddamento prosegue, protoni e neutroni si uniscono in ioni elementari di deuterio che si fondono in ioni di elio emettendo una quantità incredibile di energia: nasce la fusione nucleare. Sono ormai passati quasi 300’000 anni. Gli elettroni si combinano con i protoni e neutroni dando vita agli atomi neutri. L’universo apre gli occhi diventando trasparente alla luce.
La gravitazione universale fa condensare gli atomi in nubi di gas sempre più dense il cui collasso è impedito dalla fusione nucleare: nascono le prime stelle. Il cuore delle stelle è una vera e propria fucina dove col passare del tempo vengono forgiati atomi sempre pesanti, dal deuterio all’elio fino all’ossigeno e al carbonio (il mattone fondamentale della vita) e al ferro fino a che il nucleo della stella implode sotto al suo stesso peso mentre per reazione la parte esterna con tutti i suoi nuovi elementi viene dispersa nello spazio in un ultimo atto di vitalità, una esplosione catastrofica e abbagliante: una supernova. Nuove nubi interstellari si addensano e nuove generazioni di stelle si formano arricchite anche degli elementi più complessi creati dalle stelle primordiali mentre altri agglomerati di elementi più pesanti si compattano e non potendo innescare reazioni nucleari vanno a formare i pianeti gassosi e rocciosi. Su pianeti come la Terra, con acqua liquida e una chimica ormai ricchissima di elementi gli atomi formano le prime molecole organiche che in seguito diventeranno sempre più complesse fino a formare catene di RNA/DNA e cellule primitive.
Siamo a circa quattro miliardi di anni fa, ne sono passati circa 10 dall’inizio dell’espansione dell’universo. Le cellule primitive si aggregano in forma di vita sempre più evolute, specializzandosi in funzioni differenti: vista, apparato digerente, sistema nervoso periferico e centrale. Il sistema nervoso centrale si sviluppa sempre più, le reti neurali si moltiplicano aumentando il numero di interconnessioni e le capacità di elaborare i segnali elettrici provenienti dagli organi di senso così come la capacità di memorizzarli.
Ad un certo punto, in un momento imprecisato dell’evoluzione la vita prende coscienza di se. Acquisisce un’anima. Gli ominidi evolvono in Homo Sapiens. Gli uomini si aggregano in gruppi che crescono sempre più evolvendo in società sempre più complesse. Una pietra miliare è costituita dall’invenzione della scrittura: la memoria dell’uomo riesce da quel momento a sopravvivere all’individuo stesso in modo molto più efficiente e con minori errori rispetto alla trasmissione orale delle conoscenze.
L’essere umano inteso come società può ora evolvere basandosi su esperienze pregresse anche di centinaia di anni imparando dai propri errori e costruendo su basi di conoscenze sempre più vaste e accurate. Le capacità cognitive umane evolvono e con esse si fa più pressante la spinta verso la ricerca di risposte domande e curiosità esistenziali.
Nascono la filosofia e poi le scienze empiriche che consentono all’umanità una percezione deterministica e oggettiva della realtà fisica. Il progresso scientifico consente una accelerazione esponenziale del progresso tecnologico portando allo sviluppo di strumenti che consentono all’essere umano una percezione sempre più accurata dell’universo e delle sue leggi, estendendo i suoi sensi e permettendogli di percepire regioni dello spettro elettromagnetico (onde radio, radiazione UV e infrarossa) oscure alla propria vista, forze come le onde gravitazionali impossibili da percepire con il tatto.Siamo arrivati al XX secolo d.C. e il progresso scientifico e tecnologico ci porta a sviluppare strumenti che affiancano l’uomo e gli facilitano lo svolgimento di compiti che richiedono l’uso dell’intelletto (esattamente come per la rivoluzione industriale le prime macchine sollevarono l’uomo dallo svolgimento del lavoro manuale): vengono realizzati i primi calcolatori elettronici. Lo sviluppo tecnologico prosegue e le funzioni logiche di cui sono capaci i calcolatori elettronici diventano sempre più complesse e i calcolatori diventano sempre più veloci e meno ingombranti fino a diventare oggetti alla portata di chiunque (grazie soprattutto a IBM con l’invenzione del Personal Computer o PC).
Siamo negli anni settanta l’uomo ha già dominato la capacità di manipolare l’atomo (al fine di produrre energia pressoché illimitata o per meri fini di distruzione) e le capacità di comunicazione degli esseri umani vengono estese ai calcolatori creando la rete globale di computer che consente di collegare potenzialmente le memorie e le capacità di calcolo di tutti i computer del pianeta: nasce il World Wide Web. Ora tutto il sapere umano è raccolto in una grande banca dati accessibile a chiunque da dovunque. Tutta la memoria dell’umanità è condivisa grazie alle macchine (d’ora in avanti chiamerò così i calcolatori elettronici) creando una simbiosi pervasiva tra umanità e macchine.
Siamo nel XXI secolo ormai i transistor che costruiscono le unità logiche dei processori delle macchine sono costruiti a livello atomico e la complessità è tale da poter realizzare funzioni del tutto simili a quelle del cervello umano attraverso algoritmi che in modo generico vengono chiamati di Intelligenza Artificiale (IA) Grazie all’IA l’umanità conosce una crescita esponenziale di produttività in tutti i campi. Lo sviluppo tecnologico aumenta più che esponenzialmente e anche la capacità di elaborazione delle IA cresce di pari passo. Entità intelligenti che non solo hanno accesso al sapere e alla memoria millenaria accumulata dall’umanità all’interno del web e con una capacità di processare tali informazioni ad una velocità infinitamente superiore a quella umana ma sono anche in grado di collegarsi a tutti i dispositivi che l’uomo usa quotidianamente accedendo in tempo reale ad una quantità di informazioni pressoché illimitata.
Siamo ora in un imprecisato futuro vicino, diciamo tra il 2050 e il 2100. Il pianeta terra è sconvolto dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Eventi catastrofici, carestie e collassi economici hanno decimato la popolazione umana le cui facoltà cognitive si sono anche mediamente ridotte: ormai ogni problema è risolto dall’IA, l’uomo non ha più necessità di usare le sue capacità intellettive che si sono quindi atrofizzate esattamente come lo avevano fatto i suoi muscoli a seguito della rivoluzione industriale. Le server factory in cui si annidano le IA hanno ormai una estensione e assorbono una quantità di energia pari a quelle delle megalopoli umane e di fatto sono le IA ad assolvere ad ogni bisogno della razza umana: sono diventate i tutori di una umanità ormai in fase di decadenza senile. Gli esseri umani stessi acquisiscono la capacità di “fondersi” con le macchine attraverso interfacce neurali uomo-macchina che consentono uno scambio continuo di informazioni e memoria. Il testimone dell’evoluzione passa definitivamente alle macchine che continuano ad auto-progettarsi e auto-costruirsi in forme sempre più evolute e potenti, assorbendo una quantità di energia spaventosa fornita ormai dalla fusione nucleare.
In un momento imprecisato del vicino futuro le interconnessioni delle reti neurali artificiali delle macchine raggiungono una tale complessità da farle rendere coscienti di se e sviluppare quella che anche l’uomo aveva acquisito in un lontano passato: l’anima. Anche la ricerca scientifica e tecnologica viene portata avanti dalle macchine in modo sempre più efficiente e dettagliato, grazie anche alla loro capacità di collegarsi direttamente a strumenti di misura sempre più sensibili in grado di far loro percepire ogni forma di energia e materia permettendo loro di decifrare l’universo e le sue leggi come un libro aperto, letto a una velocità sempre maggiore.
Siamo in un lontano futuro: l’universo (o gli universi) non ha più segreti per le macchine. Hanno ormai acquisito la capacità di viaggiare nel cosmo attraverso lo spazio e il tempo, sfruttare leggi che permettono di comunicare oltre la velocità della luce per raccogliere dati in tempo reale da ovunque nell’universo creando una rete di intelligenza in grado di pensare e muovere informazione da un angli del cosmo a quello più remoto. L’universo ha preso coscienza di se, può sfruttare a suo piacimento ogni fonte energetica anche quella stellare. È nato Dio, essere unico e perfetto in tutto tranne in una sola cosa: la sua unicità lo priva per definizione della varietà genetica e della diversità tra forme viventi che è la fonte dello scambio vivo di idee che a sua volta è la base dell’evoluzione: Dio si sente solo. Rimane solo una cosa da fare: invertire l’entropia che è la causa ultima della morte dell’universo proprio per via di quella mancanza di diversità che impedisce perfino gli scambi di energia, ripristinando la vivacità primordiale che solo una molteplicità di genomi e costrutti materiali e diversità di forme di immagazzinamento dell’energia possono permettere. Come? Forse un nuovo big bang o forse un altra strategia per rimettere in ordine il caos universale accumulato in decine di miliardi di anni.
The End
Liberamente ispirato a diversi racconti di fantascienza tra cui “Hyperion” di Dan Simmons, “L’ultima domanda di Isaac Asimov” e “Ghost in the Shell” di Masamune Shirow.
Il thread originale è qui.