«L’equivoco non è solo di Putin: è anche della massa dei media occidentali che strillano sulla “assenza dell’Europa” dalla trattativa… Ma l’Europa è – volente, nolente o inconsapevolmente – la nuova “leadership collegiale” dell’Occidente, cioè una parte in causa: la parte in causa a cui la proposta russa deve essere sottoposta insieme all’Ucraina.» Una riflessione del colonnello Orio Giorgio Stirpe sulle “trattative di pace” che merita di essere salvata dalla palude dei social.
LA GUERRA NON STA FINENDO
Non avevo nessuna intenzione di scrivere un articolo oggi.
Sono troppo occupato a sistemare casa, ritrovare gli amici, godermi il bel tempo inaspettato e acclimatare Whiskey (il mio cane) al suo nuovo territorio dove gli tocca imparare a dire “Bau” invece di “Whoof” quando abbaia, sennò i cani locali non lo capiscono.
Inoltre, mi piace commentare i fatti e non le fantasie… E di fatti al momento ce ne sono piuttosto pochi (anche Pokrovsk è sempre lì), a meno di voler considerare tali i viaggi turistici degli inviati di Trump (definire i quali “diplomatici” rappresenta una distorsione della realtà).
Però mi trovo ad osservare sconsolato come la disperata ricerca di notizie da prima pagina da parte dei giornali, il bisogno di visibilità da parte dei Governi a tendenza autoritaria e la totale impreparazione dell’opinione pubblica stia drogando sempre più l’informazione sui media nazionali. E quindi mi sento obbligato a ribadire alcuni punti fondamentali da tenere sempre presenti quando si osservano non-eventi come quelli degli ultimi giorni sullo scenario diplomatico.
Cominciamo però con un’affermazione inequivocabile che vi prego di segnarvi ed eventualmente di rinfacciarmi in futuro se si dovesse mai rivelare errata; ma quando si rivelerà corretta spero che ve la ricorderete bene: NO, LA GUERRA NON STA FINENDO; LA TRATTATIVA DI TRUMP NON STA RISOLVENDO LA SITUAZIONE E NON STA PORTANDO A NIENTE. SIAMO SOLO DI FRONTE ALL’ENNESIMO EFFETTO SPECIALE PRODOTTO SULLA DIMENSIONE INFORMATIVA DEL CONFLITTO, E CHE NON HA EFFETTI REALI SU QUELLA MILITARE.
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Precisato il punto fondamentale, veniamo ai chiarimenti necessari a sgombrare il campo dalla disinformazione.
Per cominciare, mi tocca per l’ennesima volta a rilanciare quanto scritto da Nane Cantatore che mi ha preceduto anche oggi:
“Eppure è semplice. In una guerra, si arriva alla pace quando si verifica (almeno) una di queste condizioni:
– le due parti raggiungono un compromesso accettabile per entrambe, oppure
– una delle due è in una posizione di tale svantaggio che preferisce dichiararsi sconfitta pur di chiuderla lì e accetta condizioni punitive (per dirla alla Clausewitz: quando dal proseguimento della guerra non può aspettarsi un miglioramento del proprio stato rispetto alle condizioni poste).
Ora, il punto è che tra Russia e Ucraina non sono possibili compromessi e che nessuna delle due parti si ritiene in condizioni di tale svantaggio da accettare una pace che vada bene all’altro.
Perciò è inutile cercare accordi e mediazioni, al di là di quanto possa pensare il *Puzzone*.”
Si tratta di un altro modo di definire una Guerra Totale, dove non c’è spazio per il compromesso e si combatte fino alla vittoria di una parte. Compito della diplomazia sarà solo fissare e definire le condizioni finali che sanciranno la vittoria di uno dei contendenti.
Occorre anche precisare come quello che conta qui, più della situazione reale sul campo, è quella percepita dai contendenti stessi. Inutile quindi che i tifosi strepitino come la parte che sostengono sia “chiaramente” in vantaggio: anche se avessero ragione, la cosa sarebbe irrilevante, perché conta ciò che pensano Putin e il Parlamento ucraino (no, non Zelensky: lui non ha il potere di andare “contro” la Rada). Il fatto poi che le percezioni di Putin e del Parlamento ucraino siano molto probabilmente più prossime alla realtà di quelle del giornalista italiano o del tifoso di Mirafiori o di Afragola è un’ovvietà inutile da precisare. Quello che conta è che se i contendenti non si sentono sconfitti, in una Guerra Totale continueranno a combattere, che a Trump e ai famosi tifosi piaccia oppure no.
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La seconda precisazione la faccio io.
Trump si è scelto la parte da mediatore. Per ricoprire tale parte, ha dovuto rinunciare a quella di “parte in causa” che era ricoperta da Biden, il quale si era posto come leader naturale dello schieramento occidentale che di fatto includeva l’Ucraina e si opponeva a Putin. Questo ha creato uno “scisma” in Occidente, lasciando quest’ultimo privo di una leadership riconosciuta. Proprio oggi la Zacharova risulta aver osservato come l’Occidente starebbe sabotando l’iniziativa di Trump: di fatto Mosca riconosce come l’Occidente esista ancora, ma l’America di Trump non ne faccia più parte in maniera organica. L’Occidente in pratica corrisponde infatti al famoso NOI, e Trump è “altro”.
Nella sua posizione di mediatore, Trump cerca di mediare, e lo fa a suo proprio vantaggio (in senso letterale, visti i numerosi evidenti casi di “insider trading” collegati ai negoziati). Però la sua mediazione è tecnicamente reale: lui comunica con le due parti cercando di avvicinare le rispettive posizioni; esercizio futile come detto sopra, ma tecnicamente corretto. In un negoziato infatti si fissano le rispettive posizioni di partenza e poi si cerca di avvicinarle con un accorto dosaggio di incentivi, concessioni reciproche e dichiarazioni cosmetiche.
Il problema in una Guerra Totale è che i contendenti hanno posizioni di partenza pressocché irremovibili, quindi le concessioni reciproche sono minime, e tocca contare soprattutto sugli incentivi (che l’America è l’unico attore mondiale a poter usare in modo credibile) e sulle dichiarazioni cosmetiche (che però hanno effetti minimi).
Un problema aggiuntivo è però la posizione ideologica di Putin: una posizione incancrenita di convinzione di supoeriorità che nel 2022 lo ha portato ad attaccare nella convinzione che l’Ucraina non avrebbe combattuto, e che ancora oggi lo porta a credere di star giocando una partita a scacchi contro il suo unico vero avversario riconosciuto: il Presidente degli Stati Uniti. La famosa partita a scacchi in cui loro due sono gli unici giocatori e tutti gli altri sono pezzi sulla scacchiera o addirittura semplici caselle…
In base a questa mentalità – peraltro condivisa entusiasticamente dai minions e dai vari fagiani anti-occidentali – quando parla con gli inviati di Trump, Putin ritiene di star trattando con l’avversario vero e rispettato, e che quindi quanto concordato sia una bozza più o meno definitiva. Insomma, si scorda di essere di fronte a un mediatore, e che la vera controparte è ancora quell’Occidente ormai acefalo ma ancora ben vivo, e che ha ormai incorporato completamente l’Ucraina che di quello stesso Occidente grazie alla sua aggressione è adesso parte integrante e vitale. Quindi quanto concordato con gli inviati di Trump non è “l’accordo di Pace”, ma “la proposta russa” che viene presentata alla controparte.
L’equivoco non è solo di Putin: è anche della massa dei media occidentali che strillano sulla “assenza dell’Europa” dalla trattativa… Ma l’Europa è – volente, nolente o inconsapevolmente – la nuova “leadership collegiale” dell’Occidente, cioè una parte in causa: la parte in causa a cui la proposta russa deve essere sottoposta insieme all’Ucraina. Quindi è normale che l’Europa (nella sua confusa configurazione negoziale rappresentata di volta in volta da un numero variabile di Capi di stato e/o di Governo, presenti o in remoto, o dai loro rappresentanti diplomatici e/o militari) e l’Ucraina prendano visione della proposta russa, la valutino, la modifichino e la risottopongano al mediatore Trump. No, non è un “sabotaggio” come dice la Zacharova: è una controporoposta, come è normale che sia in un negoziato. Solo che per Putin (e per i suoi minions nostrani) l’Europa non dovrebbe contare niente e l’Ucraina dovrebbe essere una pedina americana e dovrebbe obbedire a Trump, e quindi accettare senza discutere la proposta russa…
Reality Check: l’Europa esiste, e l’Ucraina non è affatto una “pedina americana”. Siccome la proposta russa è irricevibile, viene respinta e l’Occidente acefalo (ma la testa sta lentamente rispuntando) rilancia con la sua controproposta. Controporoposta che – ovviamente – risulterà irricevibile per Putin.
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L’inevitabile conclusione di tutto quanto sopra è solo una: la trattativa è un teatrino inutile, e in Occidente lo sanno tutti, sia gli europei che l’Ucraina; è difficile dire se lo capisca anche Putin, ma secondo me per lui è un semplice ulteriore strumento di guerra ibrida (ed effettivamente contribuisce di molto a confondere le idee dell’opinione pubblica occidentale). Per Trump invece è importante in quanto tale: gli offre una visibilità che nutre il suo narcisismo, lo aiuta ad adempiere alle promesse elettorali di “pensarci lui”, e in più gli dà modo di fare affari in borsa giocando sulle fluttuazioni dei mercati ad ogni suo annuncio.
La Guerra Totale si combatte su diverse dimensioni oltre a quella militare, che è la principale: si combatte sul piano politico, economico, sociale, industriale e informativo. La sceneggiata delle trattative a cui stiamo assistendo è un insieme di effetti speciali giocati sulla dimensione informativa, con possibili riflessi su quelle politica e sociale; ma non ha effetti su quella militare.
Purtroppo, la guerra continua.
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