Partito Democratico: come reagire alla sconfitta di marzo 2018

Anche il 20% dato dagli ultimi sondaggi pre-elettorali al Partito Democratico è stato sfondato verso il basso negli ultimi giorni e le elezioni 2018 sono state un chock annunciato su cui ci sarebbe tanto da dire. Gli allenatori della nazionale trasformati pro tempore in politologi sono però così tanti che ci manca solo che mi ci metta anche io. Dunque come unico commento condivido un post dal wall Facebook di Graziano Camanzi con cui non potrei essere più d’accordo.

Se fossi il Partito Democratico, farei un comunicato così, in estrema sintesi. “Il Pd prende atto dei risultati delle elezioni e avvia un profondo ripensamento della sua politica. Non suggerisce nessuna strada al presidente Mattarella. Si rende disponibile a supportare la nascita di un nuovo governo, sia a guida M5S, sia a guida cdx, sulla base di queste coordinate:

  • governo a termine con obiettivo principale quello di preparare la nuova legge elettorale che garantisca la governabilità per cinque anni di chi vince (modello Francia, per capirci)
  • tre/quattro grandi idee progettuali (con la creazione di posti di lavoro al centro del programma), da discutere e concordare insieme, in trasparenza, per tenere il paese dentro l’Europa e per gestire la crescita (modello Germania, per intenderci)
  • nessun parlamentare del Pd nel governo.

Poi, entro un anno, come da obiettivo principale, andare a nuove elezioni, con programma annunciato prima delle stesse, e con nuova legge elettorale. In ipotesi diverse da questa, proposta per il bene del paese, saremo l’opposizione, costruttiva, di chi ce la farà a costruire un governo.”

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