Zelensky su Vogue: crucifige e bias di conferma

Zelensky su Vogue

Michail Sergeevič Gorbačëv passa in auto davanti al muro di Berlino con accanto una borsa di Louis Vuitton. La foto di Annie Leibovitz è apparsa su Vogue nel 2007 e non ha suscitato alcuno scandalo. Invece la foto scattata sempre per Vogue dalla Leibovitz a Olena Volodymyrivna Zelens’ka e Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj ha aperto un torrente di indignazione e crucifige.

Zelensky su Vogue

Ecco alcuni esempi dal mio wall Facebook (mancano quelli più violenti che ho cancellato dopo aver bloccato l’autore, perché va bene tolleranti, ma a tutto c’è un limite).

Fashion, Beauty, Celebrity… La guerra diventa di moda. La guerra ha bisogno di propaganda, la propaganda alla guerra è un mercato redditizio.

zelenskyy è il leader di un paese invischiato in una guerra cruenta, che le sue decisioni stanno mettendo a rischio — e costando — migliaia di vite dei suoi concittadini oltre alla progressiva distruzione del suo paese

Questo non ha mai smesso di recitare…

Zelensky e’ un capo si Stato in guerra, non dovrebbe avere il tempo per posare per Vogue (perlomeno non rilassato con la moglie a fianco in un bunker minimo).

ho qualche dubbio sulla gratuita’ di questa posa…

A me fa vomitare. Quando penso alla signora ucraina che viene da me per pulire casa e piangeva per il nipote 18enne che deve essere chiamato alle armi . Ripeto sta foto è pornografia sulla pelle dei sui concittadini

Potevano risparmiarsela in questo momento

una civiltà che ha come eroi attori comici di serie B pagati per recitare una parte e usati come specchietto per allodole

trovo questa foto anacronistica e l’ennesima prova della pochezza culturale di questi personaggi

Alcune considerazioni:

  1. Commentare senza conoscere: nell’articolo a cui le foto sono collegate si spiegano gli obiettivi di un’iniziativa permeato di speranza e fiducia nelle possibilità dell’Ucraina di respingere l’aggressione di Putin e rialzarsi.
  2. Donne ucraine: Nel servizio si vede la Zelens’ka circondata da soldatesse. È un messaggio forte, che assegna alle donne un ruolo attivo nella difesa del proprio Paese, cancellando la narrazione tradizionale che le dipinge come madri passive da difendere.
  3. I volti: Leibovitz ha colto l’immensa sofferenza esistenziale di due persone fortunate proiettate nell’orrore. Ma due persone che non hanno ceduto, non sono scappate come è stato loro proposto e si sono reinventate con dolore per aiutare il loro Paese.
  4. La provocazione: in Occidente abbiamo scelto di considerare Putin un interlocutore per decenni, nonostante chiarissimi segnali di allarme. Quei due visi, quegli sguardi intensi ci inchiodano al nostro egoismo e alla nostra colpevole ingenuità di comodo.
  5. Bias di conferma: la quasi totalità dei commenti è insensata o non è circostanziata. “Fanno vomitare” e “dovrebbero pensare ad altro” sono le accuse più frequenti, come se il presidente dell’Ucraina non si stesse spremendo anima e corpo per il suo Paese. Come se la first lady non fosse impegnata giorno e notte per portare aiuti e parole di conforto.
  6. Last but not least: Vogue è stato il primo giornale a pubblicare le foto di Lee Miller a Dachau e Buchenwald, cioè non stiamo parlando di Donna Moderna.

Ma allora? Semplice idiozia? Sarebbe la spiegazione più comoda, ma in realtà, fatta salva la percentuale altissima di account falsi (soprattutto su Twitter), la faccenda è più complessa. I commenti critici alle foto della signora Zelensky su Vogue assieme al marito hanno un denominatore comune, ben chiarito da Han Skelsen in un suo commento su Twitter: un sillogismo semplice che tutela genera una lettura semplificata della realtà. Un chiaro bias di conferma a tutela delle proprie convinzioni, prezioso per chi sceglie di negare le complessità, silenziando paure, complessi di colpa e dubbi che potrebbero scardinare la rassicurante comfort zone di serenità apparente in cui vegeta.

Thread dal mio wall Facebook:

Per finire suggerisco la lettura di questa ottima riflessione di Antonio Menna pubblicata sul wall Facebook di Franco Matrone. I commenti sono un esempio lampante del mix di disinformazione, ipocrisia e protervia delle armate telematiche filo-russe. A margine: post è stato segnalato da Orio Giorgio Stirpe, che ogni giorno condivide le sue preziose riflessioni sulla guerra in Ucraina.