Mobilità a Milano: il problema non è (solo) Salvini

Mobilità a Milano

Due cent sulla triste vicenda legata ala cartello che compare qui. Ne ha parlato Marco Mazzei (il consigliere comunale che ho votato e che mi rappresenta come meglio non si potrebbe in Consiglio) sul suo wall Facebook, dove dice tra l’altro:

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini, ha negato a Milano l’autorizzazione per la posa di cartelli a tutela delle persone in bicicletta. La richiesta era stata effettuata dall’assessorato alla mobilità nell’ambito delle iniziative per la messa in sicurezza del ponte della Ghisolfa, in attesa della pista ciclabile (cartelli, appunto, restringimento della carreggiata, chiusura di intersezioni, autovelox mobili).

Seguono (il post di Marco è qui) alcune considerazioni secondo cui Milano – come tutte le grandi città governate dal centrosinistra – sarebbe sotto attacco da parte della maggioranza di governo.

Mobilità a Milano

Sono sostanzialmente d’accordo con Mazzei: la cosca fascioleghista è sempre pronta a cavalcare temi divisivi, solleticando il ventre molle del Paese per raccattare consenso. Che siano le biciclette, gli allevamenti intensivi, le fonti rinnovabili, la carne coltivata, le auto elettriche o la farina di insetti, i vaccini, l’orso in Trentino o l’euro, il leghista rutta slogan e crea nemici da dare in pasto agli idioti disposti a starlo a sentire e votarlo, indipendentemente da un fatto assodato: il leghista mente sempre, senza alcuna remora.

Ma in questo caso a monte dei rutti leghisti c’è il problema della mobilità a Milano, che va oltre il cartello in questione.

Premessa: nonostante la mia lunga frequentazione del mondo delle auto (ne ho avute tante, belle e ho lavorato per le più diffuse testate specializzate), da oltre un quarto di secolo sono coerente con l’idea che usare l’auto privata a Milano sia un gesto insensato se non incivile (salvo pochissime eccezioni). Vivo dunque sulla mia pelle problemi e difficoltà di sceglie di spostarsi a piedi, in bicicletta, con i mezzi pubblici e come quasi tutti ho rischiato di essere stirato e mai per mia responsabilità (sono un rispettoso maniacale delle regole).

Sulla base di questa esperienza penso che le amministrazioni di centrosinistra a Milano in questi anni (Pisapia, Sala 1 e mezzo Sala 2) avrebbero dovuto e potuto fare molto di più del poco o nulla che ha fatto per tutelare i non-automobilisti urbani e disincentivare l’uso dell’auto privata. Due temi su tutti: le forze dell’ordine totalmente assenti dalle strade e l’impunità pressoché garantita a chi delinque al volante, principalmente per mancato rispetto dei limiti di velocità e degli attraversamenti pedonali.

Ovvero: un cartello come questo fa piacere a chi è consapevole dei problemi della mobilità, ma il cafone in SUV Audi anabolizzato se ne fotte del cartello esattamente come se ne fotte dei limiti di velocità, delle strisce pedonali e delle altre regole in nome della sua immagine malata di “democrazia”, intesa come il diritto di fare sempre quel che cazzo vuole lui fottendosene degli altri.

Tocca quindi ammettere che – almeno in questo caso – prendersela con Salvini (che resta un losco miserabile, sia chiaro) non serve a risolvere il problema. Anzi, a guardare con un po’ di cinismo è la foglia di fico di un’amministrazione che ha in gran parte disatteso le promesse fatte ai suoi elettori e le loro aspettative.