Un progetto ingiusto per il Giardino dei Giusti

Rendering progetto Giardino dei Giusti

Il Monte Stella, forse il più bel parco milanese, viene realizzato nell’immediato dopoguerra per ricollocare le macerie dei bombardamenti. Il progetto è di Piero Bottoni, che lo dedica alla moglie Elsa Stella, ospite dei campi nazisti. Dal 2003 il parco diventa anche sede del Giardino dei Giusti di Milano, a ricordo dei non-ebrei che rischiarono la propria vita per salvare quella anche di un solo ebreo dal genocidio nazista tristemente noto come Shoah. Fin qui un’ottima cosa, anche perché il Giardino dei Giusti è un bel luogo, sereno e perfettamente inserito nel contesto del Monte Stella.

Nel 2008 cominciano i guai. Comune di Milano, Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide) e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane danno vita all’Associazione Giardino dei Giusti di Milano, a cui il Comune dà in concessione – gratuita per dieci anni, rinnovabile – la gestione dell’area a partire dal gennaio 2015.

Rendering Giardino dei Giusti al Monte StellaIn men che non si dica l’Associazione presenta un colossale progetto di (si fa per dire) “riqualificazione dell’area”, firmato da tale architetto Stefano Valabrega (ndr: il link al sito www.stefanovalabrega.com non va, la ricerca su Google non fornisce dati significativi, chi lo conosce parla di un’ottima persona, ma priva di competenza paesaggistica).

Enrico Fedrighini – consigliere verde di zona 8, da sempre impegnato in battaglie a difesa dell’ambiente – descrive così il progetto: “Si prevede una muraglia in acciaio Cor-Ten alta tre metri a delimitare l’area, con muri e lapidi di 2,5 metri piazzati in mezzo al verde, un anfiteatro di 350 posti e varie altre strutture imponenti. Insomma, un progetto volutamente di forte impatto, che stravolge totalmente il paesaggio esistente. L’approvazione è stata data con una procedura di Conferenza di Servizi nella quale ogni geometra ha dato l’assenso per la parte di sua competenza, ma in è mancata totalmente la riflessione principale, quella sull’impatto paesaggistico del progetto in sé”.

La Sovrintendenza Belle Arti e Paesaggio, sollecitata da Fedrighini con un atto “non ordinario” (per questo molto significativo) ha già inviato una lettera agli assessori  De Cesaris e Bisconti, in cui tra l’altro si dice: “visto il contesto ambientale, si ritiene che le opere progettate determinino una eccessiva trasformazione dell’attuale assetto a verde” [snip] quindi “si invita l’amministrazione ad individuare una localizzazione meno delicata dal punto di vista paesaggistico”. [snip] ” Il Monte Stella è impostato sull’accumulo dei materiali provenienti dalle distruzioni provocate dai bombardamenti, poi completato con materiale di scavo e finito con la creazione di percorsi pedonali, la realizzazione del manto erboso e delle alberature, ha assunto la fisionomia di vero e proprio parco cittadino la cui maggiore attrattiva è data dalle prospettive e dal panorama sulla città”.

Ovviamente l’Associazione non ne vuole sapere di spostare il Giardino dei Giusti (e ha anche ragione), a complicare ulteriormente il tema. Una cosa è però chiara:  il parco del Monte Stella non appartiene ai comitati, a Gariwo, alla Comunità ebraica, al sindaco, all’assessore Tizio o Caio. Il parco del Monte Stella è un bene pubblico che va tutelato da interventi di trasformazione del paesaggio che ne snaturino la struttura e la vocazione originale.

A margine: proponiamo la richiesta di vincolo paesaggistico fatto dalla stessa Ada Lucia De Cesaris (vicesindaco con delega all’urbanistica) a proposito del QT8 nel novembre del 2013, che pare non lasci grandi spazi di manovra a un progetto così invasivo:

“Il quartiere in zona San Siro, accanto al parco della “Montagnetta” (Monte Stella) e con all’interno l’omonima fermata metro della Linea 1, risulta essere l’esito di tre successivi piani urbanistici e si configura fin dalle origini come un progetto pilota di carattere pionieristico ed esemplare, espressione di un inedito approccio multidisciplinare urbano. L’attenzione alla ricerca architettonica e alla sperimentazione si riflette anche sui principali edifici pubblici, necessari alla vita collettiva del quartiere: la Chiesa di S. Maria Nascente (V. Magistretti e M. Tedeschi, 1954-55), il Padiglione per mostre e riunioni (P. Bottoni, 1951), l’Ostello della gioventù (M. Righini, 1960-61), la Casa della madre e del fanciullo (F. Mello e A. Mazzocchi, 1956-57).
Oltre al ruolo fondamentale interpretato dal parco del Monte Stella, una delle peculiarità del quartiere è data dallo stretto rapporto tra verde privato e verde pubblico, connotati da una forte permeabilità dal punto di vista visivo. La proposta di vincolo è stata richiesta per tutelare l’armonia compositiva complessiva, per valorizzare la qualità architettonica, vista la propensione alla sperimentazione e all’innovazione e per considerare con maggiore attenzione gli spazi aperti, tenuto conto del riuscito rapporto tra edificato e sistema del verde. Inoltre, il vincolo vuole valorizzare la presenza degli edifici edificati da alcuni fra i più celebri protagonisti della scena architettonica e urbanistica del dopoguerra a Milano: Piero Bottoni, Ezio Cerutti, Vittorio Gandolfi, Mario Morini, Gino Pollini, Mario Pucci, Aldo Putelli”