Assembramento sui Navigli: pipponi social e piagnistei dei gestori

assembramento sul Naviglio

Stamattina il quotidiano messaggio del sindaco Beppe Sala era (giustamente) incazzato per l’assembramento sui Navigli mostrato da Repubblica in un servizio di apertura. Sala ha ragione, ma come sempre il popolo di Facebook – sempre pronto a farsi giudice degli altri – si è scatenato in un putiferio di “crucifige!” troppo fastidiosi per non approfondire la questione. E la questione è molto diversa da come è stata posta. Vediamo.

1 – La foto che apre l’articolo di Repubblica è fuorviante. Lo dimostra perfettamente questa elaborazione della stessa proposta da Danijl Markovic da cui si capisce che la “folla” di persone in realtà si diluisce su oltre 160 metri di strada, dal Brelin al ponte. Anche nei video numero e densità di persone non è da Guinness. Il fu-glorioso quotidiano fondato da Scalfari si riduce a fare clickbaiting come un Dagospia qualunque, che tristezza (a margine: ecco una bella dimostrazione di come fare disinformazione con le foto ed ecco la classica vignetta sul popolo di giudici-guardoni di Facebook che commenta fatti come questo).

assembramento sui navigli

2 – Altri documenti dimostrano che il presunto “assembramento sui Navigli” non era poi ‘sta gran cosa. Ecco per esempio altre foto di ieri pomeriggio e sera e poi oggi scattate da Albina Perri. Ma anche questo post di AP mostra una situazione abbastanza tranquilla. A prendersi il tempo per contare è difficile pensare che le persone fuori controllo e fuori sicurezza siano più di poche decine.

3 – Che a Milano un sacco di gente abbia interpretato maldestramente la “fase 2” come fine dell’emergenza ci sta. Oggi ho dovuto girare parecchio (mi sposto in bici, come ho sempre fatto e come faccio oggi che è ancora più sensato di prima)  e – oltre a dover  scansare lo starnuto di un altro ciclista senza mascherina – ho visto decine di persone accomunate dall’uso creativo della mascherina: sotto il mento, appesa all’orecchio, naso fuori, in mano, sopra la visiera del cappellino tipo occhialoni di Snoopy. Ma sono ovunque, non solo sui Navigli.

4 – Ciò detto, anche l’incazzatura di Beppe Sala ci sta e lui resta il miglior sindaco della Milano repubblicana. Limiti: (1) il messaggio non andava mandato alle tutto sommato poche persone che bevevano birra sul Naviglio senza mascherina né distanza (non certo un “1% dei milanesi”, al massimo alcune decine, come si verifica facilmente dalle foto), ma a tutti quelli che ovunque a Milano (tantissimi, troppi) non hanno capito che non indossare correttamente la mascherina mette a rischio gli altri, soprattutto le persone più fragili, inclusi i propri cari. (2) La contrapposizione lavoro-divertimento è troppo paternalistica e campata in aria per essere digerita.

5 – Una parola anche sull’immediata levata di scudi dei gestori di locali sui Navigli per il carrettino di PicoBrew, additato dai ristoratori dell’Alzaia come l’untore causa di tutti i mali: «Noi siamo qui a sopravvivere e un ambulante vende birre in mezzo alla strada. Dà fastidio quando dicono che dovrebbero chiudere i Navigli, quando si tratta solo di un caso isolato». Allora parliamoci chiaro: i locali sui Navigli sono macchine da soldi, hanno il pieno 365 giorni l’anno, perché mai loro avrebbero il diritto di “sopravvivere”, ma non il carrettino di PicoBrew, il quale anche lui paga le tasse e crea lavoro, offrendo ai consumatori un servizio alternativo e diverso rispetto ai locali? E se quattro scemi gli si sono accrocchiati intorno che dovevano fare i ragazzi di PicoBrew, menarli? No dai, il piagnisteo dei gestori è oggettivamente insopportabile, proprio quanto scadente ed esoso è il servizio che molti di loro offrono.

Da ultimo: ecco cosa dicono i ragazzi di PicoBrew, tra i più sensati di tutta questa pantomima.

[Aggiornamento del 9 maggio]: una foto di Michele Lavazza poi elaborata e condivisa da Simone Lunghi.

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