Perché (dopo tanti anni) non voterò più PD fino a nuovo ordine

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«Bettini è uno che arriva dopo, è uno che si compiace del ruolo di presunto intellettuale. E il fatto che venga considerato un intellettuale dice molto della crisi del Partito democratico, oltre che della lingua italiana».

Dopo aver letto l’intervista di Natalia Aspesi a Matteo Renzi ho scritto sul mio wall Facebook: “Da oggi sono ufficialmente elettore di Matteo Renzi.” L’ho scritto a ragion veduta, perché penso che – assieme ai suoi burattinai – Goffredo Bettini sia una delle cause principali del disastro del PD e conseguentemente del centrosinistra italiano.

Me ne hanno dette di tutti i colori, dal giudizio tranchant («finalmente hai rinunciato all’ ipocrisia e hai accettato il tuo essere di destra») all’analisi più articolata della mia sensibilità politica («sono diversi anni che hai fatto questa scelta, essenzialmente leaderistica. … [una] deriva dedicata esclusivamente alla ricerca di una persona che avesse una qualsivoglia “autorevolezza”, indipendentemente dai contenuti trasmessi»).

Non manca il sarcasmo («vedo che la tua scelta è fra due autentiche colonne della cultura politica occidentale, dal Rinascimento ai giorni nostri (scuola di pensiero neo-tirrenica, primo cascinale al km 430 dell’Aurelia»), per quel gusto tutto nostro di buttarla in vacca. Ma anche provando a tenere il discorso sul merito («che alternative di voto più sensate (ovvero: in grado di raggiungere un consenso decente) esistono?») ciò che si riceve è altro sarcasmo («le vuoi in ordine alfabetico, o anagrafiche?») e – se si insiste ad argomentare –  nessuna risposta. Certo, buttare lì una frase accazzo è più semplice che discutere da persone civili, ma cerco sempre di pensare di essere in una bolla di persone di buon senso. Una convinzione che da tempo vacilla.

Così ho scritto questa risposta a uno dei tanti critici privi di proposte alternative realistiche:

Premetto che trovo quasi ridicolo dover giustificare una scelta politica, facciamo finta che sia un chiarimento.
Tutta la vita ho votato esclusivamente PCI, PDS, DS, Unione, Ulivo, finalmente PD. Ho fatto il cameriere alle Feste de l’Unità, anche se criticavo lo scempio dei parchi in cui le facevano. Ho versato soldi a l’Unità quando stava fallendo e poi quando è rinata con Furio Colombo.
Quando il mio blog faceva 30K letture al giorno in epoca pre social ho sostenuto tutte le candidature locali del centrosinistra, con tanto di ringraziamenti ufficiali dei maggiorenti.
Ora però, dopo lo scempio della segreteria Letta, l’accordo in Lombardia con M5S, la vicenda Panzeri-D’Alema, il vino di (di nuovo) D’Alema comprato da ZTE ho raggiunto il limite dello schifo: devo ammettere anche con me stesso che il PD è un coacervo di interessi più o meno loschi quanto il resto.
A questo aggiungo una riflessione pragmatica: iin Italia abbiamo un 40% di fascisti o fascistoidi, un 15% di idioti che votano M5S e una percentuale significativa di “moderati” che hanno paura dei “comunisti”. E a peggiorare ci sono l’inutile sinistra radicale e i Verdi, vecchi arnesi per me inutili (sono ciclista, ma anche nuclearista).
Ora: sono troppo vecchio e troppo disilluso per pensare che in Italia possa nascere una sinistra decente, i numeri non ci sono, quindi l’unica opzione è votare chi (1) si impegni a tentare di costruire una maggioranza senza Lega, FdI e M5S o (2) in subordine si impegni a opporsi a Lega e FdI.
Se poi – come dice Andrea Dell’Amico – anche Renzi “odia i poveri”, vuol dire che continuerò a impegnarmi nella solidarietà anche con maggior impegno, come ho sempre fatto, senza sbandierarlo. Perché mi resta una sola certezza dei (bei) tempi andati: “pensa globale, agisci locale”. Sono sempre più convinto che la buona politica si debba fare nella propria sfera di azione.

Da tempo, a ogni nuova elezione, metto in discussione la mia antica e fin qui solidascelta politica: PCI, PDS, DS, Unione, Ulivo, PD. Ho cominciato ad avere dubbi con le candidature Bruno Ferrante a Milano e Umberto Ambrosoli in Regione, poi con la cacciata di Renzi che non ho mai amato particolarmente, ma che aveva portato il PD a un consenso enorme.

Ha pesato anche la segreteria di Enrico Letta (brava persona benché nipote), spacciato per salvatore della patria, si è subito rivelato inadeguato a smontare il granuloma del PD (le correnti) ed è rimasto legato a doppio spago alla Ditta (quella roba che sta fuori dal PD, ma governa il PD più di tanti capibastone dello stesso PD).

Ancora: l’insulto alle politiche 2022 a tanti ottimi protagonisti della scorsa legislatura (un esempio per tutti: Emanuele Fiano, mandato allo sbaraglio in un collegio sicuramente perdente) lasciati fuori per fare posto ad altri personaggi ben più scadenti, ma meglio piazzati nelle gerarchie.

Ci metto anche lo smacco della candidatura di Pierfrancesco Majorino in Lombardia (non è all’altezza di vincere, non ci sono i numeri) a danno di Pierfrancesco Maran e dell’unica ipotesi vincente: l’accordo con il Terzo Polo su Letizia Moratti, rifiutato con disprezzo a costo di apparentarsi con i populisti M5S (che in Lombardia contano meno di un due di picche) e cuccarci altri cinque anni di Fontana e Pillon con contorno di Bertolaso.

E da ultimo la pagliacciata del Comitato Costituente (non è un caso che uno che non ha bisogni di posti al catasto come Maurizio De Giovanni abbia mandato tutti a quel Paese) e delle assurde primarie in cui risalta fuori perfino Gianni Cuperlo, altro esponente di spicco della servitù di Massimo D’Alema.

Ecco. Per queste e tante altre ragioni (tipo avermi fatto votare Panzeri nel 2014, ma anche Mirabelli alle politiche 2022), almeno finché non saranno smontate le correnti (come auspica Lia Quartapelle, che stimo), io questo PD non lo voto più. Quindi devo rivolgermi altrove, a un partito che:

  • abbia a cuore i temi dell’ambiente e dunque sia convintamente nuclearista;
  • garantisca di stare all’opposizione di Fratelli d’Italia e Lega in questa legislatura;
  • garantisca di non fare inciuci con Fratelli d’Italia, Lega e M5S in caso di ribaltoni;
  • alle prossime elezioni sia in grado di raccogliere un consenso elettorale sufficiente ad avere peso nella prossima legislatura.

Al momento l’unica forza politica in grado di rappresentarmi sembra essere il Terzo Polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Durerà? Non lo so. Però non vedo alternative, se altri le vedono me le scrivano, sono aperto alle proposte ragionevoli.

PS: il thread di condivisione di questo post sul mio wall Facebook.

 

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