Milano 2016: il mio voto è in vendita – 3

cambialeNon dobbiamo mai dimenticare che il nostro è un Paese in cui grazie a una politica degenerata esistono personaggi come Stefano Menichini, per anni direttore di un quotidiano definibile semiclandestino sulla base delle vendite (Europa), targato “Margherita” prima, “corrente democrista del PD” poi. Europa non so che fine abbia fatto, ma leggo che Menichini è passato a un imprecisato incarico governativo da 120mila euro al mese. Sempre sulla scia di una Milano che sia laboratorio di evoluzione per l’Italia aggiungo un altra condizione necessaria e non sufficiente per comprare il mio voto: basta coi Menichini nella mia città.

Una delle grandi delusioni della giunta Pisapia è stata l’immediata infornata di portaborse, un costo stimato in  3milioni all’anno per assegnare consulenze e poltrone ad amici, sodali e a chi aveva lavorato alla campagna elettorale. E’ un modello noto e neppure scandaloso, se non fosse che il contribuente milanese ha visto arrivare schiere di personaggi sulla cui necessità e competenza sono quantomeno leciti i dubbi:

  • Maurizio Baruffi, già consigliere comunale come ruolo di massimo rilievo, non ha all’attivo un giorno di lavoro fuori Palazzo in vita sua. Ciononostante è stato promosso “capo del gabinetto” al costo di poco meno di un milione di euro (€ 1.000.000,00 scritto in numeri) per la legislatura, a cui si aggiunge lo stipendio del suo amico Giovanni Nani immediatamente chiamato a dirigere il faraonico ufficio stampa, altri 650mila euro circa più la schiera di altri beneficati.
  • Gianni Confalonieri, vecchio navigatore della politica ampiamente beneficato in passato dal sistema, non un giorno di lavoro fuori Palazzo in vita sua, ma pare amico di famiglia, nominato “dirigente di gabinetto” (parrebbe per occuparsi di “relazioni istituzionali”) al costo di circa 800mila euro per la legislatura.
  • Ci sarebbero poi schiere di altri portaborse da ricordare, tipo il libraio senza fortuna (ché la Tikkun ha chiuso in due anni) Ermanno Tritto, (uno che a leggere il curriculum pare abbia cominciato a lavorare a 39 anni, ma in compenso ha “inglese e francese: sufficiente”), messo a occuparsi di area metropolitana. Come lui innumerevoli altri, tutti a costi compresi tra i 300 e i 400mila euro a legislatura. Altre informazioni interessanti su Precaria.

Ma queste sono cose passate, da mettersi in saccoccia per inventare il futuro. Giova ricordarle solo per far sapere a chi vuole comprare il mio voto che dovrà impegnarsi su due semplici regole per la distribuzione degli incarichi a pagamento pubblico:

  1. ricerca attenta delle competenze desiderate all’interno del personale in forze al Comune (c’è gente in gambissima);
  2. in mancanza di questo, bandi “light” pubblici, con dettaglio specifico delle competenze richieste e successiva selezione trasparente, basata su cultura specifica ed esperienza professionale nel settore.

Non è difficile e – soprattutto – Milano ne trarrebbe un gran giovamento, perché a sapere che Ermanno Tritto si occupa di municipalità risulta veramente difficile essere ottimisti.