I due partiti milanesi e la scheggia impazzita

Renzi e PisapiaLa sensazione realistica è che i destini delle grandi città siano già decisi (Milano al PD e Roma alle destre) e che in presenza di due candidatura solide come Balzani e Sala (quasi un confronto “sinistra” e “destra”) le primarie di Milano potrebbero essere più importanti delle elezioni stesse. Ma bisogna tener conto della scheggia impazzita.

Antefatto: a Milano si comincia a parlare di amministrative l’estate scorsa, quando Emanuele Fiano e Pierfrancesco Majorino si candidano. Diversi e solo in parte sovrapponibili: il primo è di stretta osservanza renziana, appetibile anche dalla borghesia moderata con sconfinamenti nella destra decente che non si riconosce nel trio Berlusconi-Meloni-Salvini. Il secondo è vicino alla sinistra PD e capace di dialogare con SeL, sinistra che fu, movimentismo e solidarietà assortiti.

Entrambe le candidature non hanno la benedizione dei leader delle due correnti milanesi di centrosinistra, Pisapia e Renzi, ancora impegnati nella costruzione delle rispettive alleanze e di un candidato vincente.

Le aspettative negative su Expo trasformano un “non-totale-insuccesso” in vittoria epocale e il PD renziano punta tutto su Giuseppe Sala il quale (1) porta in dote un credito di visibilità che deriva dalle ingenti elargizioni economiche di Expo ai media e (2) ha ottime relazioni trasversali agli schieramenti politici, quindi può fare sintesi tra i comitati di affari laici (le Coop vicine a Bersani-Penati, i giri di Bassetti e Ligresti, la famiglia De Cesaris) e quelli cattolici, cui Sala è legato a filo doppio, orfani di Formigoni e don Verzé.

Il 17 dicembre il partito di Pisapia estrae dal cilindro il nome di Francesca Balzani, vicesindaca silenziosa ed efficiente, che unisce un bagaglio significativo di esperienze professionali, ruoli politici e competenze amministrative a buone capacità dialettica e di sintesi. La sua breve esperienza di vicesindaco le dà conoscenza della macchina comunale, ma non notorietà, un gap facilmente superato grazie a un esplicito endorsement del sindaco Pisapia.

Se dunque i destini delle grandi città sono già decisi e le primarie possono segnare il destino della prossima amministrazione milanese più delle elezioni stesse, bisogna tener conto della scheggia impazzita, quel Pierfrancesco Majorino che può trasformare le “primarie più belle d’Italia” nelle “primarie più inutili”. Perché Francesca e Pier possono continuare a negarlo – per convenienza l’uno, per apprezzabile fairplay l’altra – ma è chiaro che i due sono alternativi in un’area in parte sovrapponibile, quindi si spartiscono una parte di voti.

La candidatura di Majorino, per come si sono evolute le cose, è quindi utile a lui stesso (che raccoglierà una buona rendita da spendersi per la sua carriera a Milano e/o Roma) come a Giuseppe Sala (e non è un caso che i suoi sostenitori siano tra i più accesi critici della richiesta a Pierfrancesco di fare quel “passo indietro”, perché toglierebbe un importante atout al loro candidato).

Ma (1) se davvero Pierfrancesco è convinto che Milano meriti di più e di meglio  rispetto alla proposta del partito renziano e (2) visto che Francesca Balzani – portatrice di una parte delle sue istanze – ha oggettivamente più possibilità di lui di superare Sala, dovrebbe avere la generosità di trovare un accordo con lei, facendo sintesi di proposte e consenso, a vantaggio della città. Per Milano.

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